☆3☆ Nico

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Nico di Angelo odiava la violenza. Odiava tutto ciò che ne aveva a che fare. Odiava anche Jason Grace, suo cugino, quando diventava violento. Però non lo odiava sempre, anzi teneva a lui. Gli aveva dato un tetto quando era stato abbandonato dal padre dopo la morte della sorella maggiore Bianca.
"Saresti dovuto morire tu, non lei. Lei era preziosa, tu sei inutile!" Aveva detto. Poi Ade Di Angelo se ne era andato con la sorellastra di Nico, Hazel, per permettere almeno a lei un futuro, lasciando il figlio a sè stesso. E Nico si sentiva responsabile della morte della sorella. Lei si era gettata sulla strada spingendo via Nico e finendo lei sotto quel camion. Solo dopo che fu restato solo venne accolto da suo cugino orfano Jason Grace, che viveva da solo e non era esattamente un bravo ragazzo.
Jason aveva una combriccola di ragazzacci e spesso Nico era costretto ad andare con loro per far contento il cugino.
Quella sera sembrava una serata tranquilla, per così dire. Nico si trovava seduto sui gradini di una vecchia casa disabitata in quel quartiere della città in mano a suo cugino e la sua combriccola, stretto nel suo giubotto da aviatore per il freddo, a fumare mentre loro parlavano di traffico di droga.
Jason era seduto accanto a Nico e tormentava i gradini di pietra con un vecchio coltello ossidato.
Nico, come spesso faceva, stava ripensando alle parole di suo padre, cinque anni prima, quando lui di anni ne aveva solo dieci.
Nico venne riscosso da uno dei ragazzi, Luke Castellan, che si era alzato in piedi dicendo: "Ehi, avete sentito? Abbiamo ospiti!"
Chi era seduto si alzò in piedi e chi lo era già si avvicinò a Luke. Sul viso di Jason comparve un ghigno malefico, e lui fece segnale a Nico di alzarsi. Nico obbedí alzandosi e gettando il mozzicone di sigaretta che gli restava.
Da poco lontano si udiva una voce maschile parlare probabilmente a telefono, poi si zittì. Nico corrugò le sopracciglia seguendo il suo gruppo verso la voce. Gli arrivarono alle spalle. Ethan Nakamura, il ragazzo con un occhio solo, gli tappò la bocca e lo trascinò fino a uno spiazzo, dove si accerchiarono intorno a lui. Nico rimase in disparte.
Quella sera la vittima del suo gruppo sarebbe stato un ragazzo sui diciotto con dei boccolosi capelli biondi.
Jason si avvicinò a lui, chiedendogli cosa ci facesse nella loro zona. Il biondino era impaurito e spaesato, avrebbe voluto gridare aiuto.
"Io lo so chi sei." Disse ad un tratto Ethan. "Sei un Solace, vero? Fate tutti schifo."
Nico non conosceva, a differenza degli altri, quel cognome. Questo perchè Jason lo lasciava all'oscuro di molti dei suoi affari.
"Allora cosa ne dite se lo conciassimo per le feste?" Aveva proposto Jason.
Luke lo afferrò per le spalle ed Ethan gli diede un pugno nell'occhio.
Nico scattò in avanti involontariamente e disse a Jason: "Jas, cosa stai facendo?"
Lui lo aveva guardato divertito e gli aveva risposto: "Ehi, ci stiamo solo divertendo un po'."
Nico sapeva che lo avrebbero ridotto male. Gli dispiaceva per quel ragazzo come per tutti gli altri, ma non sarebbe riuscito ad assistere.
"Io me ne vado, Jas." Disse, ma il cugino gli afferrò il polso e gli chiese: "Quando crescerai?"
"Presto, ma non così." Rispose Nico. Diede un ultimo sguardo al malcapitato Solace e se ne andò.
Si addentrò per un po' di stradine e arrivò a casa. La casa non era granchè. Era piccola e stretta, ma era casa. Nico si gettò sul suo vecchio e cigolante letto nella sua piccola stanza, e prese dal comodino una foto con sua sorella Bianca. Accarezzò la sua figura e disse: "Mi manchi, sorellona."
Si addormentò e si svegliò due ore dopo. Sentì subito suo cugino russare pesantemente dal divano in cui restava spesso a dormire. A Nico era sparito il sonno, così fece come faceva quasi ogni notte: si alzò, e si recò furtivamente fuori di casa indossando il suo giubotto da aviatore.
Iniziò a camminare silenziosamente per le strade di quel quartiere che conosceva come le sue tasche.
All'improvviso si ricordò di quel ragazzo in mano a suo cugino, e si chiese se stesse bene. Ovvio che no, dato che era stato in mano a suo cugino. Ma se lo avevano ridotto proprio male sicuramente era ancora lì, e Nico si avviò verso lo spiazzo. Appena vi entrò vide una figura accasciata per terra e si avvicinò ad essa.
"Aiutami..." mugolò.

Latte e Miele 『 Solangelo 』 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora