☆37☆ Will

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Will non riusciva a crederci. Nico gli aveva nascosto per due settimane che un approfittatore gli faceva violenza. Perchè lo aveva fatto? Che ci aspettava a dirglielo? Non si fidava di lui?
Era così deluso, così arrabbiato che aveva cacciato di casa il suo ragazzo dopo aver fatto l'amore per la prima volta.
Dopo che Nico fu uscito dalla casa, Will rimase a letto con le mani tra i capelli, sforzandosi di non immaginare il suo Nico che veniva quasi stuprato. Chi era Luke dei quattro tipi che lo avevano picchiato? Quello biondo? No, quello doveva essere Jason. Ce n'era un altro biondo, più robusto, con un'orribile cicatrice in faccia. Era lui Luke? Come aveva osato abusare di un ragazzino più piccolo?
Will sospiró. Adesso capiva tutti gli esiti di Nico, la notte prima. Era stato traumatizzato.
Will si alzò, si rivestì e fece colazione. Mentre mangiava cominciò a pensare che forse non doveva trattare così male Nico, però gli era venuto instintivo e ancora provava delusione nei suoi confronti.
Proprio in quel momento sentì la chiave girare nella serratura. Suo padre era tornato dal turno di notte in ospedale. Senza alzare lo sguardo continuò a girare con il cucchiaio un biscotto nel latte.
"Ehi, Will." Lo salutò suo padre. "Ti sei svegliato presto? Non capita spesso di trovarti sveglio al mio ritorno."
"Sì..." rispose Will, pensieroso.
"Tutto a posto?" Chiese suo padre.
L'ho chiusa la porta?, pensò Will, ricordandosi che il letto era leggermente più disfatto del solito.
"Sì." Rispose a suo padre, anche se non ricordava la domanda.
"Mmh. A cosa stai pensando?" Gli chiese Apollo, sedendosi vicino a lui.
"A nulla, papà." Rispose Will, tranquillamente. "Sto solo facendo colazione. Come è andato il turno?"
"Bene, direi. Sono arrivate al pronto soccorso due donne pronte al parto contemporaneamente."
"Wow." Fu l'unica cosa che riuscì a dire Will. Apollo capì che il figlio non aveva voglia di parlare così si alzò e se ne andò nella propria stanza a dormire.
Will, dopo aver finito la colazione tornò nella propria e prese a sistemare il letto. Sul comodino vide l'anello a teschio di Nico. L'aveva dimenticato. Lo mise sul palmo della propria mano e fece un sorriso triste. Lo posò sulla scrivania e andò in bagno a lavarsi.
Circa due ore dopo, alle dieci del mattino, ricevette una chiamata da Leo.
"Ehi, Valdez." Rispose.
"Buongiorno, Solace. Come butta?" Gli chiese come se fosse l'animatore di una piscina. Leo era iperattivo già dal mattino.
"Alla grande."
"Poco depresso mi dicono, mh? Comunque Willino, hai letto i messaggi sul gruppo?"
Will e i suoi amici avevano un gruppo Whatsapp.
"No."
"L'ho visto e per questo ti sto chiamando. Siamo tutti al bar, manchi solo tu, vieni?"
"Non sono in vena, Leo. Scusami." Will non aveva voglia di ascoltare le battutine che sicuramente Leo avrebbe fatto su lui e Nico.
"È successo qualcosa?" Chiese Leo a voce bassa. Will sentì che Leo si era alzato dalla sedia, probabilmente per sporstarsi. Quando voleva sapeva anche essere discreto. Purtroppo non lo voleva quasi mai.
"Eh, amico? È successo qualcosa con Nico, per caso?"
"No." Will sentì una parola suonare nella sua testa come un allarme: bugia.
"Sicuro?"
"A-ha."
"Okay, se non devi dirmi niente io ti lascio che non voglio perdermi le occhiatine di Frank ad Hazel."
"Aspetta, c'è Hazel? C'è anche Nico?"
"Nico? No. Hazel dice che non stava bene."
"Okay, uhm. Ciao."
"Ciao, Will."
Chiuse la chiamata e gli arrivò subito un messaggio. Era uno di quelli automatici ed era da parte di Nico: ti ho cercato alle 10:07 del...
Will socchiuse gli occhi. Nico lo aveva chiamato? Decise di non richiamarlo. Non voleva sentirlo, sarebbe stato più male. Voleva solo staccarsi dal mondo per un po'.
Will ricevette altre chiamate da Nico, alle quali non rispose.
Nico provò a chiamarlo circa una volta ogni due ore, e arrivate le sette di sera non provò più.
Un altro messaggio automatico da Nico.
Ti ho lasciato un messaggio in segreteria telefonica. Chiamare il seguente numero per ascoltarlo.
Will stava per premere sul numero e chiamare, ma non lo fece.
Così stette l'intero giorno senza sentire nè vedere il suo ragazzo.
Il suo ragazzo? Non voleva lasciarlo, non poteva farlo. E se Nico si fosse sentito lasciato?
Will si addormentò, ancora in collera con Nico.
Il mattino dopo si svegliò e quasi gli mancò il calore di Nico accanto a sè, nel letto. Chissà dov'era, chissà cosa stava facendo. Okay, aveva sbagliato. Aveva sbagliato ad avere quella reazione, aveva sbagliato a cacciare Nico, aveva sbagliato a ignorare le sue chiamate. L'unica ragione per cui Nico non gli aveva detto prima quella cosa doveva essere stata per forza la paura.
Così prese il cellulare e ascoltò il messaggio in segreteria telefonica. Nico aveva una voce bassa e triste, e non c'era nessun rumore in sottofondo.
"Ciao, Will." Diceva. "Ho provato a chiamarti per tutto il giorno, ma non mi rispondi. So che lo fai perchè sei arrabbiato con me e io ti chiedo scusa. Non te l'ho detto prima non perchè non mi fidavo di te, anzi, ma perchè avevo paura della tua reazione, paura che poi si è rivelata fondata. Okay. Adesso io sono a casa e domani mattina alle otto ho il volo per Venezia. Non mi hai dato la possibilità di spiegarti nè di salutarti, quindi ti saluto adesso. So che non ascolterai questo messaggio subito, quindi è inutile che proverai a chiamarmi perchè la mia scheda non funziona fuori dagli USA. Quindi addio, Will. Torno in Italia, sono costretto. Sappi che con te ho passato il mese migliore della mia vita, e ti ringrazio per tutto l'affetto che mi hai dato. Non credo che riusciremo più a comunicare. Perciò ti chiedo scusa. Ciao William, ti amo."

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Okay, questo capitolo doveva servire solo per il messaggio di Nico, per questo è un po' brutto (almeno secondo me). E niente. Questo è il penultimo capitolo.
Ora vado a scrivere il prossimo e ultimo capitolo (oltre l'epilogo) perchè sono eccitata dall'idea di scriverlo 😀.
Gloria 😙

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