☆34☆ Nico

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Due giorni dopo Jason tornò a casa e fu felicissimo di riabbracciare Hazel dopo tanto tempo.
Nico si era preoccupato perchè sapeva che il motivo del suo viaggio era recuperare della droga destinata allo spaccio.
Jason aveva tirato fuori dalla macchina una piccola scatola. Una volta che l'ebbe aperta a casa i due fratelli videro che conteneva tante bustine piene di polvere bianca.
"Coca?" Aveva chiesto Hazel e Jason aveva annuito, soddisfatto. "Per ora il mercato va a gonfie vele. Con quello che ci ricavo da questa mi compro la macchina nuova."
Nico, che assisteva alla scena dall'uscio della sua stanza, capì dall'espressione della sorella che era delusa dal sapere che il suo cuginetto Jason fosse diventato un delinquente. Fortunatamente in quegli anni aveva fatto sì che Nico non finisse nei guai e non sapesse quasi niente proprio per proteggerlo.
Hazel entrò nella stanza con Nico e si sedette sul letto insieme a lui.
"Ascolta..." Gli disse. "Ti va di andare al cimitero a trovare Bianca?"
Nico abbassò lo sguardo. "Va bene."
Uscirono dalla stanza. "Jas, noi stiamo uscendo." Disse il corvino, parlando con la porta chiusa della stanza di Jason.
"Okay." Rispose il biondo.
I due ragazzi incamminarono verso il cimitero. Si prospettava una bella giornata, e per la prima volta Nico era uscito senza il giubotto, con una maglia a maniche lunghe addosso.
Il cimitero si trovava a una certa altezza e per raggiungerlo si doveva percorrere una salita abbastanza ripida.
"Vuoi prendere fiori?" Chiese Hazel, accaldata.
"No, sono venuto qualche giorno fa."
Arrivarono alla tomba di Bianca sulla quale i fiori che aveva portato Nico erano ancora freschi.
Hazel fece un segno della croce e giunse le mani intrecciando le dita. Nico la guardò, probabilmente dire una preghiera in silenzio. Non la imitò, era ateo. Si recava al cimitero solo per visitare sua madre e sua sorella. E Percy.
"Non dici niente?" Chiese Hazel.
"Cosa dovrei dire?"
"Non fai nemmeno un segno della croce?"
"Bianca non ne ha bisogno." Rispose, volendo tagliare la discussione.
"Sai, ora che sei cresciuto le somigli di più. Aveva quasi tredici anni. Tu ora ne hai quindici." Disse la ragazza.
"Già."
"Okay...andiamo?"
"Aspetta. Vorrei salutare anche un'altra persona." Disse Nico incamminandosi verso la tomba di Percy, con Hazel al seguito.
"Perseus Jackson? È morto meno di un mese fa." Osservò Hazel leggendo la lapide.
"A-ha." A Nico scese una lacrima a vedere il volto sorridente di Percy nella foto.
"Mi dispiace" Commentò Hazel. "Era tuo amico?"
"Era il ragazzo che amavo."
"Ah." Hazel non riuscì a dire altro.
"È morto per salvarmi la vita." Continuò Nico. "Esattamente come Bianca."
La ragazza stette in silenzio.
"Non ti ricordi di lui? Era compagno di Bianca."
"No. Mi dispiace."
Nico serrò le labbra.
"Nico, io devo dirti una cosa."
Il corvino si voltò verso la sorella, mentre una lacrima gli scendeva sulla guancia.
"Cosa?"
"Usciamo e troviamo un posto per parlare."
"Okay."
Uscirono dal cimitero e scesero verso la piazza, da dove arrivarono al parco. Entrati cercarono una panchina libera e vi si sedettero sopra.
"Cosa devi dirmi?" Chiese Nico.
"Ecco...papà."
"Papà? Cosa c'entra papà?"
"È stato papà a mandarmi qui."
Nico sgranò gli occhi. "Cosa!?"
"Cioè...anche io ci ho messo del mio."
"Hazel, cosa vuoi dire?" Nico non capiva.
"Papà ti vuole incontrare."
Nico ebbe una risata nervosa. "Cosa stai dicendo? Papà in quindici anni non mi ha mai rivolto un gesto d'affetto e mi ha abbandonato alla morte di una delle due uniche persone che mi volevano bene. Mi odiava perchè mia madre è morta per dare alla luce me. E ora mi vuole vedere?"
"Nico..."
"Il tuo caro papà ha detto al sottoscritto il giorno stesso della morte di Bianca che sarei dovuto morire io e non lei."
Nico non poteva crederci e non riusciva a smettere di sorridere nervosamente.
"Mi fai parlare?" Chiese Hazel,calma.
"Parla."
"Diciamo che si è pentito di quello che ha fatto."
"Pentito? Pentito di cosa? Di avermi picchiato, insultato, abbandonato, fatto venire complessi, fatto deprimere e fatto tentare il suicidio?" Chiese Nico elencando con le dita.
"Ci ho messo mesi. Alla fine ha capito il vero valore di avere un figlio e vuole chiederti scusa."
"Ahahahah. Ridicolo."
"Mi ha mandato qui per vedere come stai. Sapeva degli affari sporchi di Jason e voleva sapere se anche tu fossi diventato un delinquente. Ora che sa che non lo sei vuole farti tornare in Italia." Continuò Hazel.
"Stai scherzando, vero!?" Esclamò Nico alzandosi in piedi.
"Gli hai fatto rapporto per tutto il tempo? Gli hai anche detto cosa mangio, come mi vesto e a che ora vado in bagno? Gli hai detto che ha un figlio gay e che potrebbe aggiungerlo all'elenco degli insulti?"
"No. Gli ho detto che sei un bravo ragazzo e gli ho fatto vedere una tua foto."
"E brava la spia. Ti faccio i miei complimenti."
"Ha detto che sei molto bello e che gli somigli."
"Non mi interessa cosa ha detto!" Urlò Nico. "Non mi interessa di quell'uomo. Se è vivo, se è morto, se sta bene o sta male, per me non esiste! Non mi importa di quello che dice lui nè quello che pensa di me o quello che dice che devo fare! Io vivo in America, ho un ragazzo e vivo con mio cugino. Io sono orfano!" Urlò.
"Torneremo in Italia."
"Mi ha abbandonato e ora il mio tutore è Jason, non lui. Posso stare a un oceano di distanza da lui!"
"No. È tuo padre e ha fatto causa per riprendersi la custodia."
Nico si bloccò.
"L'ha vinta."
Nico si voltò lentamente e guardò la sorella.
"Nico..." sussurrò lei allungando una mano verso di lui.
"Non toccarmi. Sei una spia, una traditrice! Vai al diavolo! Tu e tuo padre!" Le urlò, attirando l'attenzione delle persone intorno, prima di correre via.


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