☆17☆ Will

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Il funerale di Percy Jackson si tenne il giorno stesso nel tardo pomeriggio. Davanti alla chiesa erano radunate moltissime persone. Molte Will le conosceva. Il patrigno di Percy, Paul Stockfis era un uomo molto in vista.
Will si trovava seduto con Nico sui banchi della chiesa, davanti, in attesa della celebrazione del rito. I parenti stretti di Percy piangevano. La bara di Percy era davanti all'altare sollevata da terra.
Will vide che Nico stava male. Stava seduto sul banco, fissando per terra, con le braccia sui fianchi e le lacrime in volto. Will lo cinse con un braccio per dargli conforto, ma Nico non ebbe reazione.
Il prete iniziò la messa e Nico continuò a singhiozzare in silenzio, con contegno.
"Percy Jackson è morto da eroe." Disse il prete. Nico sollevò lo sguardo, con gli occhi lucidi.
"Percy Jackson si è congiunto con il Signore per aver salvato la vita di un amico, la ricompensa di Dio é grande."
Nico tremò, lo sguardo carico di odio verso quel prete.
"Percy non sarebbe dovuto morire. Io avrei dovuto farlo. Lui...e il suo stupido altruismo!" Piagnucolò Nico. Will lo strinse a sè. "Era il suo difetto fatale..." aggiunse il corvino.
La messa finì e la bara di Percy fu messa nel carro funebre diretto alla camera mortuaria.
I presenti rimasero davanti la chiesa.
Will vide che Nico non stava bene.
"Nico, hai bisogno di qualcosa? Andiamo a casa?"
"No Will, va tutto bene."
In quel momento Will si sentì toccare la spalla. Si voltò e vide un uomo sui cinquanta con un largo sorriso in volto.
"Sei William?"
"Sì..." Will guardò Nico per vedere se era ancora dietro.
"Lo sai che conosco tuo padre da prima che tu nascessi, figliolo?"
"Ehm..." Will era imbarazzato. Non voleva sembrare scortese, ma la sua priorità era Nico.
"Aspetti un attimo." Disse Will all'uomo. "Nico, vieni con me."
Will cercò Leo Valdez e lo trovò seduto a una panchina.
"Bada a Nico. Mi raccomando. Non lasciarlo solo." Ordinò Will a Leo. Poi parlò a Nico. "Sono costretto ad andare da quel tizio, è stretto con mio padre. Tu stai qui."
"Ma che ti sembro, un cane?" Si lamentò Nico. Will lo ignorò e tornò dall'uomo, che cominciò a parlare incessantemente e a presentargli moglie, figlia, cognata e mezzo albero genealogico, e Will si fingeva interessato . La verità é che Nico non si fidava un granchè di Leo, distratto com'era.
"Giovanotto, mi permetti di offrirti un caffè?" Gli chiese l'uomo.
"Ehm...okay."
Will si trascinò dentro il bar e l'albero genealogico di quel tizio non gli permise di uscire prima di una buona mezz'ora.
Appena uscito dal bar Will vide subito Leo che camminava verso la piazza.
Dov'é Nico? Fu il primo pensiero nella sua testa.
"Leo!" Disse rincorrendolo. Il riccio si voltò.
"Dov'è Nico?"
"Se ne è andato."
Will spalancò gli occhi.
"Dove?"
"A casa sua, suppongo."
"Non puoi averlo fatto, Leo!" Esclamò Will. "Nico non deve stare da solo, non può essere lasciato da solo, capisci? Soffre di depressione!"
"Ha detto che voleva stare da solo e che la sua vita faceva schifo." Disse Leo.
Will sentì il mondo avvicinarsi velocemente a lui, poi contemporaneamente Leo e Will si guardarono.
"Oh no." Sussurrò Leo.
"Sbrigati, ragazzo dei danni, fà presto!"
Leo e Will cominciarono a correre per tutta la piazza fino a raggiungere l'auto e percorsero in fretta la scalinata, trovandosi in mezzo a mille stradine tutte uguali.
"Siamo di nuovo qui, eh?" Disse Leo. "Sai per caso quale é casa sua?"
"Forse ricordo la strada."
Corsero ancora e ancora, fino a quando Will riconobbe il garage in cui Nico lo aveva portato.
Fece alcuni passi e vide scritto su un citofono: Grace.
"É questa." Will provò ad aprire il portone, ma era chiuso.
"Leo, dobbiamo entrare. Nico!" Will suonò ripetutamente il citofono. Nessuno rispose.
"O mio Dio..." disse Leo.
Will e Leo cominciarono a dare calci alla porta, e in qualche modo riuscirono a scassinarla.
"Nico!" Urlò Will salendo le scale. La porta di ingresso non era chiusa a chiave. I due entrarono nel minuscolo appartamento e si guardarono intorno.
"Nico, ci sei?" Nessuna riposta.
"Non sarà in casa, Will. Magar-"
Will interruppe Leo indicandogli il giubotto da aviatore di Nico per terra. Nico non sarebbe mai uscito senza, dato che non faceva esattamente caldo.
Will guardó verso la porta del bagno, che era chiusa.
"Dannazione, Nico! Apri subito!" Urlò afferrando la maniglia e tentando di aprire.
"Leo, aiutami!"
La porta si aprì con un solo calcio, mostrando un Nico dentro la doccia in un lago di sangue.

Latte e Miele 『 Solangelo 』 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora