Quando Rue uscì si accorse con rammarico che il sole , come se volesse esprimere il proprio dispiacere per la mietitura, fedele agli abitanti, si era nascosto dietro alcune nuvole plumbee che minacciavano di piovere e questo non fece che alimentare gli oscuri pensieri che la tormentavano. Uscì dalla strada principale e si addentrò in una viottola laterale seminascosta da una macchia di piante e disseminata da ciottoli che rendevano il suolo sdrucciolevole, spesso Rue percorreva quella stradina inselvatichita,dato che oltre ad essere una scorciatoia offriva anche uno scorcio di natura incontaminata. Essa era enfatizzata da numerosi alberi che con i loro rami parevano prepondere su tutto il resto e su cui Rue era solita arrampicarsi quando cercava un po' di tranquillità. Stavolta però camminò spedita fino ad arrivare all'ingresso del campo dove c'erano dei Pacificatori che facevano da guardia, perquisendo le persone quando uscivano, per evitare che si portassero di nascosto a casa un po' di quel cibo che avevano prodotto con tanta fatica. Infatti nonostante Rue abitasse nel distretto dell'agricoltura sapeva bene cosa era la fame,dato che l'aveva patita più volte lei stessa, poiché quel poco che guadagnava lavorando lo dava in maggior parte ai suoi fratelli e mangiava solo quando loro erano sfamati. Per questo a volte nel migliore dei casi le toccavano gli avanzi ,o alla peggio nulla,ma era un sacrificio che faceva di buon grado purché i suoi fratelli fossero nutriti e in salute. La maggior parte del raccolto veniva invece portato a Capitol City ,per nutrire gli stomaci voraci di quelle persone senza cuore né ritegno.
Infatti erano proprio i 12 distretti di Panem a fornire a Capitol City tutto ciò di cui aveva bisogno per esistere: cibo, elettricità, energia, vestiario e pacificatori, in pratica erano la loro unica fonte di sussistenza, oltre ad essere il loro principale svago. Rue si registrò nell'elenco dei lavoratori davanti ad un pacificatore che la scrutó con aria interrogativa, chiedendosi probabilmente come mai in un giorno come quello fosse a lavorare piuttosto che a piangere nel suo letto impaurita. Si diresse poi verso il magazzino per prendere gli arnesi per coltivare, si avvicinava il momento della semina, e il lavoro se possibile era ancora più duro.
"Rue cosa ci fai anche oggi qui? Perché non sei a riposarti?"Rue si voltò e si trovò faccia a faccia con Joe, il vecchio contadino, portava una camicia di flanella a quadretti un pò spiegazzata e usurata dal tempo, e teneva una spiga di grano in bilico nella bocca a mo' di pipa. "Volevo portarmi un pò avanti il lavoro, almeno posso portare qualcosa in più ai miei fratelli" rispose lei, infatti Rue spesso e volentieri lavorava di più nei campi e cedeva la razione che guadagnava ai fratelli, ma non si lamentava mai, anzi si ammazzava di lavoro proprio per evitare di prendere tessere, che equivalevano a delle nomine in più per la mietitura. Joe le sorrise bonario, per Rue era sempre stato come uno zio,egli le mise le mani sulle spalle e la guardò intensamente con i suoi occhi azzurri che sembravano scavarle fino ai meandri più profondi della sua anima. "Tutto okay per oggi?" Rue sapeva bene a cosa si riferiva, deglutì poichè si sentiva un groppo in gola che le impediva di fare pieno uso delle proprie capacità verbali e annuì: "Non ti devi vergognare di quello che provi,sai? Anche se hai paura. Alla tua età alla mia prima mietitura ero terrorizzato, ma sai cosa mi rendeva tranquillo?" Rue fece di no con la testa incuriosita.Joe la condusse fuori dal capannone e cominciò a fischiettare una melodia semplice , subito le ghiandaie imitatrici cominciarono a ripetere le note, fino a che non si propagarono per tutto il frutteto. Rue si fece trasportare da quella melodia, poi guardò Joe con occhi lucidi e disse "Grazie, grazie di tutto", e l'anziano signore sapeva bene a cosa si riferiva, infatti era stato lui a dare aiuto alla sua famiglia , quando lei era ancora piccola per lavorare o troppo malata per farlo, le aveva anche insegnato a fischiare canzoni per le ghiandaie imitatrici,(fu a quel tempo che Rue scoprì che le ghiandaie erano disposte ad ascoltarti se a loro piaceva la tua voce) e tutto ciò che c'era da sapere sul raccolto. C'era sempre stato per lei, come un'ombra benevola che l'aveva seguita fin da quando aveva mosso i suoi primi passi, che l'aveva sorretta quando stava per cadere e che poi prendendola per mano l'aveva portata a scoprire il mondo. La bambina corvina si strinse forte a lui inspirando il suo odore , e le lacrime che fino ad allora aveva cercato di trattenere cominciarono a sgorgare silenziose, rigandole le guance, in quel periodo le veniva da piangere spesso, infatti si sentiva sempre come se avesse un piede nella fossa, più che altro a renderla così era il timore di cosa sarebbe successo ai suoi fratelli se.... "Basta Rue" disse a se stessa, "Smettila con questi pensieri macabri e sii forte, per Emma, Julian, Christina, Jared, Simon, Deede, mamma e papà". Rue si asciugò le lacrime e tirò su con il naso, poi si sciolse dall'abbraccio con Joe con dolcezza: "Sarà meglio che vada, altrimenti i pacificatori si accorgeranno della mia assenza". Joe le sorrise bonario e la guardò allontanarsi mentre il sorriso in bocca pian piano si spegneva lasciando il posto alla preoccupazione.
Il sudore le imperlava la fronte , ma Rue continuava a lavorare imperterrita, sperava infatti di ricevere una razione di pane in più da portare ai suoi fratelli. Il vento le solleticava la sua massa di capelli cespugliosi mentre spargeva i semi per terra,ma non vedeva l'ora che crescessero e diventassero delle spighe di grano, pagliuzze dorate traboccanti di chicchi che frusciavano al vento. Infatti il momento che Rue amava di più era quello del raccolto, quando tutti gli abitanti dell'11 si riunivano per mietere le spighe che venivano abbattute con le falci e poi imballate insieme successivamente. Alla sera accendevano un bel falò e tutti quelli che avevano lavorato si riunivano intorno ad esso a guardare le fiamme guizzanti che si alzavano sempre di più frenetiche, quasi a voler lambire il cielo scuro che le sovrastava. Poi mangiavano tutti insieme riuniti raccontandosi storie e aneddoti sui raccolti degli anni scorsi. Per Rue quella del raccolto era decisamente la festività più bella dell'anno, e lei non vedeva l'ora di assistervi, anche se a giugno mancava ancora qualche mese. Guardò il frutteto e per un attimo rimase estasiata a guardare quel tripudio di colori caldi che nell'insieme offrivano un effetto cromatico come in un dipinto,l'aria era satura di odori e profumi, tutto intorno verdeggiava e pullulava di colori cangianti e di vita, ed ogni essere e pianta contribuivano a rendere quell'ambiente unico nel suo genere.
A fine mattinata Rue grazie alla sua agilità e leggerezza si arrampicò sull'albero che sorgeva al centro del frutteto, grande e maestoso e rimase a scrutare l'orizzonte fino a che non scorse in lontananza la bandiera che a fine giornata i pacificatori appendevano per segnalare la fine dei lavori (dato che quel giorno c'era la mietitura la giornata lavorativa concludeva prima), allora la bambina corvina per avvertire il resto delle persone , secondo un segnale che avevano convenuto,che i lavori erano terminati cominciò a cantare un motivetto che le ghiandaie imitatrici contribuirono a diffondere per tutto il frutteto, così che non appena gli abitanti dell'11 lo sentivano capivano che la giornata lavorativa era giunta al termine e tornavano al casolare a riporre gli attrezzi. Una ghiandaia le passò accanto volando e continuando a fischiettare soddisfatta la sua canzone, Rue scese soddisfatta dall'albero con agilità e si avviò verso l'uscita, prima di tornare a casa doveva superare i controlli dei pacificatori e prendere la sua razione giornaliera di cibo. Superati i controlli e le perquisizioni con la sua pagnotta calda in mano, ampiamente guadagnata, uscì dal cancello , ma nel farlo l'occhio le cadde un'ultima volta sul campo, e fu in quel momento che capì cosa lo rendeva così speciale, il suo essere così effimero, dato che era destinato a scomparire: sarebbe arrivata l'estate che avrebbe reso tutto un tripudio di colori cangianti, poi l'autunno che avrebbe colorato le foglie di rosso cremisi e oro e infine la neve d'inverno che avrebbe attecchito al suolo ricoprendo tutto di un manto diafano. Ognuno avrebbe colorato a modo suo quel campo, tutto era destinato a morire e a rigenerarsi. Rue fu colta da una nostalgia improvvisa e si chiese se sarebbe vissuta abbastanza per vedere il frutteto cambiare, grazie all'opera di madre natura, e lei con esso. Poi con un ultimo sospiro si allontanò.
NOTA AUTRICE
Ciao a tutti,
scusate se il capitolo è un pò noioso, ma vi prometto che dai prossimi le cose cominceranno a movimentarsi. Volevo fare un ringraziamento a tutti coloro che mi hanno sostenuta e hanno visto nascere la mia storia , dandomi il coraggio ogni volta di pubblicare un capitolo dopo l'altro.
Volevo fare anche un ringraziamento speciale a Minnie The Moocher che ha realizzato tutte le splendide copertine che vedete all'inizio di ogni capitolo.
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate della storia per ora, un bacio a presto.
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Rue
FanfictionRue era solo una bambina del distretto 11,amava le ghiandaie imitatrici e stare con la sua famiglia, ma tutto questo è destinato a finire. Ho voluto dedicare questa storia ad una piccola eroina che farà di tutto per non perdere se stessa durante gli...