IL RISVEGLIO

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"Rue,Rue svegliati è solo un incubo". La bambina aprì gli occhi e mise a fuoco la stanza, si trovava nel suo comodo letto, al distretto 11 adibito all'agricoltura. Rue appoggiò la testa alla spalliera del letto e respirò profondamente per calmarsi, ormai il suo inconscio era diventato uno scenario di paura in cui era costretta a tornare ogni notte. Se chiudeva gli occhi poteva rivedere la scena, come se fosse stata marchiata a fuoco nella sua testa, in modo indelebile, sentiva ancora la paura e i lamenti provenienti dalle tessere, e il terrore che l'aveva avviluppata quando la mano era piombata su di lei come un oscuro presagio che incombe inesorabile. Per lei svegliarsi dagli incubi non era più di tanto di conforto, dato che la vita reale ,con tutti i suoi problemi,non le offriva aspettative migliori, o vie di uscita da tutto ciò che l'affliggeva.

Si asciugò il sudore sulla fronte, unica prova della nottata appena passata in balia dei suoi incubi. "Rue"sussurrò una vocina timida al suo fianco; girandosi trovò un paio di occhi che la guardavano preoccupati. Rue osservò sua sorella Deede, di soli 8 anni, e si sforzò di sorridere, nel tentativo di rassicurarla. "Hai fatto un altro incubo?" gli occhi da cerbiatta della sorella la scrutavano ansiosi. "Tranquilla Deede, va tutto bene, ora sto meglio" sentì la gola che le bruciava per la bugia, ma non voleva darle ulteriori preoccupazioni , anche se, ormai erano settimane che faceva il solito incubo, e se prima era solita svegliarsi con il chiacchiericcio allegro dei fratelli o con il canto delle ghiandaie imitatrici, ora erano le sue grida dovute agli incubi a riportarla alla triste e cruda realtà. Ormai le era del tutto impossibile evadere dalle sue paure che la perseguitavano come un'ombra. Ma quella non era una mattina come le altre, infatti quel pomeriggio alle 14:00 davanti al palazzo presidenziale avrebbe avuto luogo la mietitura per gli Hunger Games, in cui un ragazzo e una ragazza sarebbero stati estratti a sorte per andare a morire.

Come ogni anno Capitol City dava inizio agli Hunger Games, delle competizioni denominate "giochi", barbare e cruente, dove sarebbero stati sacrificati un ragazzo e una ragazza di ognuno dei 12 distretti, per soddisfare la sete di sangue e il desiderio perverso e implacabile che spingeva gli abitanti di Capitol a fare della nostra morte un diletto, nient' altro che uno svago malsano. Quell'anno Rue aveva compiuto 12 anni, quindi anche il suo nome sarebbe comparso per la prima volta nella boccia della mietitura, tra le migliaia di tessere che sarebbero state le possibili candidate di quella 74 edizione. Infatti i futuri tributi erano mietuti tra i ragazzi di età dai 12 ai 18 anni. Ovviamente in questi sadici giochi i 24 tributi dovevano combattere fino alla morte, e colui che fosse riuscito a sopravvivere fino alla fine avrebbe vinto e sarebbe potuto tornare nel suo distretto che sarebbe stato ricoperto di onore e gloria. Ma non bastavano una notevole forza fisica e un repellente istinto omicida o di sopravvivenza a salvarti, ma serviva avere un bell'aspetto, fascino e un notevole carisma, per cercare di accaparrarsi un numero considerevole di sponsor che potevano fare la differenza tra la vita e la morte. Avere degli sponsor significava infatti assicurarsi riserve di cibo, acqua e armi determinanti per sopravvivere.

Se volevi vincere dovevi tener conto della possibilità di perdere la tua umanità e uccidere altre persone innocenti come te, ma era di queste sadiche trappole ideate dagli strateghi che Capitol, e in particolare il presidente Snow si servivano per sottometterci tutti, e ricordarci costantemente che non avevamo alcuna possibilità di emergere dalla nostra condizione di perenni sconfitti (Cosa che gli stesse pacificatori si impegnavano a farci tenere bene a mente). Come le diceva suo nonno quando era ancora vivo, gli Hunger Games simboleggiavano il degrado e la corruzione dell'umanità, che anzichè progredire non lascia speranze di un futuro migliore. Snow ci ricorda con questi giochi che la nostra vita, così come la nostra morte gli appartengono, non abbiamo libero arbitrio, e non serve che si configuri come un garante della pace quando tutti noi sappiamo cosa è realmente: un despota.

Chissà se un giorno le cose cambieranno, se ci saranno mai persone disposte a sacrificare se stesse per dare un'opportunità a tutti gli abitanti dei distretti, che sapranno accendere un fuoco di ribellione nei nostri animi e guidarci verso un paese libero che possa garantire ad ogni persona il diritto di autodeterminarsi , e che porranno fine a questa insensata carneficina di vite umane. Che ci ricorderanno che è rimasto ancora qualcosa per cui vale la pena di combattere. E morire.

Nota dell'autrice
Ciaooo,
volevo innanzitutto ringraziare chi sta leggendo questa storia,e vi sarei grata se lasciaste anche un commento o una critica che avete da farmi (non cruciatemi se la storia fa schifo , è la prima che scrivo).
A presto, e possa la fortuna essere sempre a vostro favore.

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