Capitolo V

215 20 1
                                    

Ad un tratto, nel cuore del deserto, Prig si ritrovó in bilico sull'orlo di un baratro.
Il cielo era diventato cupo, come a voler nascondersi, tutti i cactus sembravano essersi allontanati, era rimasta sola.
A minimi intervalli di tempo echi strazianti rimbombavano in quell'immensa voragine, imperterriti frastornavano;
come se fossero stati tuoni da sempre soffocati dopo una tempesta inarrestabile di lampi.
Non vi era alcun ponte, nè una scala per oltrepassare quel baratro...

La piccola fanciulla poteva solo saltare, sfidare se stessa con l'incertezza se fosse rimasta in superficie o caduta nell' oblio

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La piccola fanciulla poteva solo saltare, sfidare se stessa con l'incertezza se fosse rimasta in superficie o caduta nell' oblio.
Poco dopo scorse una piccola folla al di là della voragine e dei grandi tronchi sufficienti per coprire lo spazio da superare.
Incominció a gridare con voce incessante, ma nessuno la udì.
Un passante per caso si ritrovava ad ambulare di lì ma fu cieco, cieco di fronte al bisogno, indiferrente e proseguì per il suo cammino allontanandosi dalla fanciulla.
Vestiva largo, trasandato, era un uomo più sulla settantina che sulla sessantina, una folta barba grigiastra gli mascherava il volto compensando la parte calva del suo capo. Camminava barcollando come se di proposito volesse cadere in quell'oblio, aveva gli occhi spenti, ormai grigi. Sembrava che qualcuno gli avesse risucchiato tutta la vitalità e tutti i ricordi, come se fosse in verità un giovane, un piccolo ragazzo, appassito precocemente, ormai morto più dentro che fuori.
Si avvicinarono poi, a distanza di minimi intervalli, anche un terzo, un quarto, un quinto passante...
Ma niente ,nessuno diede aiuto alla piccola Prig.
La fanciulla rimase come sorpresa,quasi amareggiata ,con un nodo in gola.
Si demoralizzó, stava perdendo tutte le speranze, quando poi si ricordò di quel raro momento di felicità e serenità.
Capì che in fondo non bisognava aspettarsi nulla da nessuno e tutto da tutti, capì che se era arrivata sino a quel punto era per la maggior parte grazie a lei, capì che tutto ,anche le minime soddisfazioni ,erano fatte di sacrifici e non di soluzioni facili.
Capì che la vita era sacrificio.
Una costante lotta di emozioni, impulsi, dispiaceri, gioie, follie e ragione.
Più grande e difficile sarà raggiungere la meta, maggiore sarà la soddisfazione, non importa cosa si troverà ma come ci si arriva.

Tra inconscio e razionalitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora