Intensità

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Camminai velocemente per le scale, con tutta l'intenzione di scappare da lui

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Camminai velocemente per le scale, con tutta l'intenzione di scappare da lui. Se mi fossi fermata, anche solo per un attimo, gli avrei gridato contro. Eravamo in estate, o meglio, alla fine dell'estate, ed io avevo l'influenza, e tutto per colpa di quel idiota. Idiota per dire in modo carino.

Quello era un troglodita con i sintomi della coglionaggine all'ultimo stadio, quello fatale.
Era l'ultima settimana di pace, e lui me l'aveva completamente rovinata. Iniziai a pensare che si trattasse tutto di un complotto.
Un complotto per farmi fuori.

Avevo passato le ultime ore ad asciugarmi il naso, facendo fuori dozzine di fazzoletti, mettendomi addosso quanta più roba possibile; nonostante fuori fossero 40 gradi all'ombra.

Mi aggrappai alla ringhiera per sorreggere meglio il mio peso, vista la poca stabilità che avevo. Di solito non mi ammalavo così facilmente, ma io mio sistema immunitario aveva deciso di prendersi le ferie proprio in questo periodo, lasciandomi così senza protezione.

Starnutì per la ventesima volta ed entrai in camera mia. Per fortuna i miei genitori non c'erano, erano in vacanza in montagna con i genitori di quel deficiente. Mio fratello, invece, se la stava spassando con il suo migliore amico, al mare. - E dai, Er, non puoi prendertela per così poco! - urlò seccato White dal piano inferiore, mentre si affrettava a salire le scale.

Scossi la testa volendo farlo sparire dalla faccia della terra. Lo avrei volentieri reso impotente, ma poi a cosa sarebbe servito?
Sarebbe semplicemente rimasto un deficiente senza nulla su cui basarsi, nemmeno il proprio corpo. Inutile all'umanità. Stavo per chiudere la porta della mia stanza, quando mi bloccò ogni mossa, mettendo il piede in mezzo. Sbuffai asciugandomi il naso.

- Vattene. Hai già combinato abbastanza guai. Cos'altro vuoi? Farmi cadere dalla finestra per poi ritrovarmi con del gesso avvolto intorno al corpo? - lo accusai tirando su col naso. Avevo proprio una bella influenza estiva.

- Lo sai che non volevo, quindi smettila di fare la bambina e fammi entrare - intrufolò la testa tra lo spacco della porta e mi guardò supplichevole. Stava solo facendo finta, il bastardo.

Col cazzo che ti faccio entrare.

- Non volevi ?! Non volevi ?! Ma se ti sei messo a ridere come una mucca a cui viene fatto il solletico! - lo fissai con sguardo accusatorio alzando il tono della voce.
Con una mano provai a chiudere la porta, mentre con l'altra mi spingevo il plafond sulle spalle. - Mi dispiace piccola - sussurrò facendo la faccia da cucciolo.

Piccola? Ma quale piccola e piccola?! Piccola lo dici a tua madre!

- Non mi interessano le tue scuse. Con quelle non mi ci pulisco nemmeno il naso - ricaricai la dose facendolo sentire in colpa. Se lo meritava. Era uno stronzo. Lo vidi mettere il broncio, triste, come se la vittima fosse lui e non io. Sporco traditore.

- Cosa posso fare per farmi perdonare? - domandò falsamente gentile. L'unico motivo per cui lo faceva, era farmi cambiare idea sulla promessa. Gli avevo promesso che sarebbe andato in bianco, a tempo indeterminato. E questo, l'aveva spaventato facendolo impallidire una volta capite le mie intenzioni serie. All'inizio era scoppiato a ridere, poi però aveva smesso improvvisamente.

Passione + Possessione = Atomica EsplosioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora