(R) Capitolo 3: I malefici rapitori non erano poi così malefici

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Artigern

Di rado avevo dormito così bene. Fu un viaggio dolce e confortevole, privo di sogni.

Quando mi svegliai, mi dispiacque che quell'idillio fosse terminato. Mi stropicciai gli occhi, soffocando uno sbadiglio, chiedendomi come mai Bonnie non mi avesse buttato giù dal letto come faceva di solito.

- Bonnie? - chiamai, cercando di resistere al richiamo delle coperte.

Soffici... soffici coperte.

E cuscini.

Oh, che bei cuscini.

Non avevamo mai avuto dei veri cuscini, come quelli di cui disponevano i mercanti più ricchi.

Tornai a sdraiarmi, affondando il viso nella seta. Che piacere, che bellezza. Quella sì che era una bella tana, a differenza di quella fabbricatami da Bonnie.

Ad un tratto, avvertii una fastidiosa sensazione di vuoto al petto.

Bonnie.

Dov'era Bonnie?

Scattai a sedere, liberandomi del torpore all'istante. Non ero mai stato così pronto. In genere ero sonnacchioso e apatico, ma in quel momento tutti i miei sensi erano all'erta.

- Bonnie? - farfugliai, con panico crescente.

Non mi aveva mai lasciato solo.

Mai.

Non credevo che sarebbe potuto essere tanto terribile.

Scesi dal letto in cui mi avevano adagiato e ricordai cosa fosse accaduto la notte precedente: mi avevano rapito, portandomi via da Bonnie come se fossi stato un tappeto di valore, dopo avermi infagottato in una coperta, tenendomi sotto braccio.

Cos'avrei fatto senza di lei?

Dovevo tornare al rifugio dei bambini, subito.

Mi diressi verso la porta del carro in cui mi trovavo, ma, non appena uscii all'esterno, venni agguantato per la collottola.

- Dove credi di andare, marmocchio? - chiese una voce profonda.

Guardai l'uomo e mi lasciai sfuggire un gridolino di spavento. Era lo stesso tizio che mi aveva rapito.

- Lasciami andare! - gridai, divincolandomi con tutte le forze, senza alcun risultato.

Lui mi tenne ben fermo e cominciò a grattarmi un fianco, mentre sghignazzava.

- Su, avanti, fai la nanna, sgorbietto - disse, in tono invitante.

- No... - balbettai, nonostante i miei movimenti si fossero fatti più deboli.

Avevo la sensazione che le mie braccia si stessero trasformando in budino e i colpi che rifilavo alle braccia dell'uomo erano sempre più simili a dei buffetti.

- Fai la ninna - continuò lui, sempre più divertito. - Fai la nanna. Sgorbietto, non ti preoccupar. Ci sono io che ti faccio la guardia. E più non provare a scappar...

- Finn, lascialo andare! - ribatté un'altra voce, vellutata, femminile.

- Ha cercato di scappare, il furbetto - sbottò l'uomo, seccato. - Non lo volevi bello tranquillo? E' molto più simpatico, quando dorme.

- Adesso ci serve sveglio.

Finn sbuffò, annoiato, ma mi lasciò.

Io, in brodo di giuggiole, emisi un mugolio di protesta. Stavo così bene, fino pochi istanti fa. Dov'era quel letto di prima? L'erba era molto più scomoda... ma sarebbe andata bene lo stesso.

Il Nido del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora