Capitolo 38: Luna rosso sangue - Parte I

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Artigern

Delle voci confuse si aggrovigliavano nelle mie orecchie, senza che riuscissi a estrapolarne un senso. C'erano dei forti rumori che scorrevano sottoterra, sotto la mia pelle. Qualcosa mi stava toccando i polsi e le caviglie, e quel tocco mi faceva venire voglia di ritrarmi, ma non ne avevo la forza. Ero debole, debole, così debole...

- Artigern, mi senti?

Aprii gli occhi a fatica, e tutto ciò che vidi fu un'immagine sfocata, all'interno della quale si distingueva a stento la sagoma rosacea di un volto umano.

Emisi un rantolo, e questo fu sufficiente per soddisfarlo.

- Non preoccuparti - disse la voce, mentre due braccia si stringevano attorno al mio corpo, sollevandolo come se non pesasse nulla, stringendolo contro un petto muscoloso, il petto di un soldato. - Ti porterò io al sicuro. Nessuno ti farà del male.

*

Sparviero

- Dov'è? - sibilai, furibondo, rivolto alla figura che, in silenzio, mi scrutava nell'ombra. - Dove l'hanno portato? Rispondimi, o ti ammazzo!

- Tutto questo è solo colpa tua - sussurrò Reod, avanzando nella luce. I suoi occhi azzurro ghiaccio luccicavano di maligno piacere. - Se non fossi scappato, avrei lasciato perdere quell'insignificante moscerino. Ma tu hai voluto voltarmi le spalle, hai voluto tradirmi. E ora, per colpa tua, il tuo amichetto farà la fine peggiore che si possa immaginare.

Io persi completamente il controllo e mi scagliai contro le sbarre della prigione in cui mi avevano rinchiuso, tirando la museruola di metallo con tutte le mie forze. I miei artigli erano assetati di morte. Gli avrei staccato gli occhi, l'avrei fatto supplicare, avrei goduto della sua sofferenza.

Reod scosse la testa.

- Sei solo un idiota - sibilò. - Non capisci che lo faccio per te? Solo così potrai liberarti del legame che hai con quel moccioso ed essere di nuovo libero. Se solo non ti fossi affezionato a lui, forse sarei stato magnanimo. Ma tu hai voluto disobbedirmi, e ora lui pagherà per te.

- Quindi tutto questo è per punire me? - urlai, tirando le catene. Mi sembrò di sentirle scricchiolare, ma erano state progettate per trattenere draghi molto più forti e nerboruti di me, nonostante avessi la furia e l'odio dalla mia parte.

Reod non rispose, il che fu più eloquente di qualunque risposta avrebbe potuto darmi.

- E allora punite me, non Artigern - gemetti, cessando per un istante il mio dibattermi per riprendere fiato. - Punisci me, Reod.

Il drago scosse la testa.

- Lo sto già facendo. Penso che vedere quel moccioso come servo di Elwyn ti farà più male di qualunque altro dolore io possa procurarti. E la prossima volta ci penserai due volte prima di ribellarti.

Fece per andarsene, ma si fermò sulla soglia del corridoio che portava ai piani superiori, fuori dall'umido e oscuro dungeon.

- So che adesso mi odi, ma un giorno mi ringrazierai. A volte, per fare il bene di qualcuno, devi essere cattivo, per quanto possa essere doloroso per entrambi - sospirò, con sincero scorno. Sembrava davvero convinto della sua versione dei fatti. - Ora riposati, e non fare scherzi. Se sarai bravo, domani potrei convincere Elwyn a farti uscire.

*

Passai l'intera notte a cercare invano di liberarmi, strattonando le catene a più riprese. Ormai era un movimento automatico, e non ci mettevo nessuna forza, perché non me ne era rimasta. Pensavo ad Artigern e a Melina, e, invece di infuriarmi come facevo di solito, mi veniva voglia di piangere.

Il Nido del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora