Capitolo 41: L'ultima canzone

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Artigern fece cenno al drago bianco di fermarsi, per prendere un sorso d'acqua dalla molle borraccia di pelle che portava poggiata sulle cosce.

- Stai andando troppo veloce - si lamentò, massaggiandosi la gola. - Sono senza voce, ormai.

Poggiò il liuto a terra, sgranchendosi la schiena, che emise dei sonori scricchiolii, e si portò una mano al petto, con aria affaticata.

- Forse è meglio fermarci, per oggi - disse, rivolgendosi ai bambini con un sorriso bonario.

- Ma... cos'è successo dopo? - lo incitarono loro, tirandogli il mantello per invogliarlo a proseguire.

- Lo scoprirete la prossima volta - mormorò l'Athi, arruffando i capelli a Jill, che si era alzato in piedi. Era quasi più alto del vecchio, ma la cosa non sembrava turbarlo.

- No!

- Non vale!

- Avevi detto che avresti finito la storia, oggi.

Artigern si strinse nelle spalle, mettendosi il liuto a tracolla.

- Beh, non si può avere tutto ciò che si vuole - ridacchiò, finendo di raccogliere le sue cose.

- Ma...

- Insomma, abbiate pietà di me - sospirò, scuotendo la testa. - Sono un povero vecchio tutto acciaccato, e queste cose sono successe tanto, tanto tempo fa. Devo avere un po' di tempo per raccogliere le idee. Non vorrete mica che racconti il finale in modo insoddisfacente solo perché voi avete fretta di sapere come andrà a finire, giusto?

Un borbottio colmo di delusione si diffuse fra i bambini, che, tuttavia, dovettero ammettere che il vecchio aveva ragione.

- E va bene - brontolarono. - Allora domani ci racconterai il resto. Ma non fare tardi!

- Certo che no, piccoletti.

Sparviero si abbassò per consentire ad Artigern di sedersi sul suo collo e, assieme, uscirono da Kurna, dirigendosi verso la vecchia casa di Nonna. Dopo averla liberata da alberi, erbacce e quant'altro, si era trasformata in una dimora accogliente. Assieme, avevano anche costruito una specie di grande capanno per Sparviero, imbottito di foglie, piume, pellicce e tutto ciò che poteva costituire una tana morbida, dove schiacciare un bel pisolino.

Il drago scoccò un'occhiata ad Artigern, che sembrava molto stanco, quella sera.

Gli si chiudevano gli occhi, e continuava ad appoggiarsi al suo collo, accarezzandolo con le mani ruvide e stanche.

- E' meglio che tu vada a letto - gli disse Sparviero, facendolo scendere dal proprio collo.

Artigern si rannicchiò a terra, mugolando.

Certe cose non cambiavano mai.

Sparviero alzò gli occhi al cielo, poi raccolse delicatamente l'Athi fra le fauci e fece capolino nella capanna di Nonna, facendo passare la testa attraverso un'apertura apposita che avevano costruito per permettergli di entrare.

Depositò l'Athi dormiente sul letto, e cercò di pulirlo dalla bava con la lingua, ottenendo il solo risultato di sporcarlo di più, impiastricciandogli i lunghi capelli rossi.

Sparviero sbuffò, emettendo scintille, e cercò di coprirlo con la coperta di lana che era caduta dal giaciglio, ma era troppo grosso e goffo, e non riusciva a raccoglierla.

- Guarda che imbranato - ridacchiò una vocina. - Ah, lascia fare a me.

Una figurina sottile emerse dall'ombra, come se si fosse generata dal buio, e raccolse la coperta. Tolse il mantello ad Artigern, lasciandogli indosso solo la tunica e i pantaloni, e lo liberò dalle scarpe, massaggiandogli i piedi doloranti. L'Athi emise un mugugnio soddisfatto nel sonno, lasciandosi coccolare.

La ragazza, che non era invecchiata di un giorno, sogghignò, e lo avvolse nella coperta. Si chinò su di lui e gli diede un bacio sulla fronte. Sulla pelle dell'Athi rimase impressa una debole traccia argentea, per qualche istante.

- Fai sogni d'oro, Arty - mormorò Melina, facendo un passo indietro.

Si era sempre presa cura di lui. Sparviero lo sapeva, ma non gli aveva mai detto niente. Pensava che il ricordo di lei lo facesse già soffrire abbastanza, e vederla così, giovane, mentre lui era ormai nell'inverno della sua vita, gli avrebbe procurato solo altro dolore.

- Non farlo stancare troppo - mormorò lei, rivolgendo un sorriso dolce a Sparviero.

Gli diede un buffetto sul muso e lui starnutì, rovesciando qualche mobile. Entrambi guardarono Artigern, che, tuttavia, stava ancora dormendo come un ghiro.

- Davvero, certe cose non cambiano mai - sospirò il drago, ridendo piano.

- Già - disse Melina, prima di indietreggiare nell'ombra e scomparire, lasciandosi dietro della nebbiolina profumata e un fiorellino, nato fra le assi di legno del pavimento. - Tienilo d'occhio per me, mi raccomando.

- Certo, piccola mia - disse Sparviero, prima di ritrarre la testa e andare a rifugiarsi nella sua tana.

Quanto avrebbe voluto che quelle giornate non finissero mai.

Il Nido del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora