Capitolo 15: Il drago che non era un drago

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Questo capitolo è un po' più lungo del solito, attorno alle 2500 parole. Vi avviso, così, se vorrete, lo leggerete in più sessioni ;)

Stiamo entrando nel vivo della storia.

Buona lettura!


Artigern

Mi aspettavo una creatura terrificante, dotata di zanne affilate come sciabole e artigli pronti a uccidere e dilaniare.

Ero talmente terrorizzato che mi nascosi dietro a Oberon, ma il Re delle Querce mi fece cenno di tornare al mio posto: non poteva mostrare di avere più confidenza con me di quanto fosse lecito. Non a colui che l'aveva imprigionato, il suo nemico.

Così, cercando di restare dritto e controllare il fremito alle ginocchia, guardai dritto di fronte a me.

L'Athi che aveva annunciato l'entrata del mostro si fece da parte con un inchino tanto profondo che arrivò a toccare terra con la testa.

Entrambe le sezioni del portone si spalancarono e...

E niente.

Non c'era nessun drago, nessun mostro a quattro teste che sputava fuoco e ghiaccio.

Una parte di me si squagliò per il sollievo, mentre l'altra si chiedeva dove fosse l'inganno. Cosa dovevo temere, nell'Athi che mi stava di fronte?

Era come me.

Un semplice Athi.

Nulla più.

Le uniche differenza fra noi erano il fatto che era alto di una spanna circa, arrivando a sfiorare il metro e quarantacinque, e che presentava una sottile maglia di rughe sul volto.

Indossava un abito semplice, da studioso: una tonaca scura, sovrastata da una pelliccia di pecora che doveva tenere molto caldo e puzzava di latte vecchio. I suoi capelli erano corti, con due sottili ciocche ai lati del volto, trattenute da due anelli di rubino. Le sue spalle erano larghe e forti, il suo viso rotondo e gioviale, armonioso. I suoi occhi, vividi e luccicanti, si spostavano da una parte all'altra della stanza, esaminando accuratamente ogni persona e oggetto, lasciando trasparire un'intelligenza acuta. Tutto il contrario delle occhiate passive che avevo incontrato finora.

- Grande Mago, volevo parlare con te di un affare molto importante - furono le sue prime parole, pronunciate con una voce dolce e calma, affascinante. Sembrava che ponderasse ogni singola parola. I suoi occhi scattarono verso di me ed io abbassai lo sguardo, fissandomi i piedi. - E questo? Chi è?

- Oh, lui? - fece Oberon, come se si fosse accorto di me solo in quel momento. - Ah, non è nessuno. Si chiama Artigern, è il mio nuovo servo. L'ho trovato nella foresta, al limitare del Monte Zanna, assieme ad un drago che lo portava con sé in qualità di schiavo.

Schiavo?

Io non ero lo schiavo proprio di nessuno.

Aprii la bocca prima di pensare, con l'intento di ribattere, ma una specie di bolla invisibile si allargò nella mia gola, rendendomi impossibile parlare.

Boccheggiai come un pesce fuor d'acqua, allarmato, e deglutii più volte, cercando invano di emettere il minimo suono.

- Ha l'abitudine molto fastidiosa di interrompere - sibilò Oberon, fulminandomi con lo sguardo. - Così gli ho tolto la voce.

Elwyn rise piano. Sembrava trovasse buffa la mia espressione spaventata.

- Quanti anni ha? - chiese, prendendomi una mano per esaminarla.

Il Nido del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora