(R) Capitolo 4: Un Athi solo è un Athi morto

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Artigern

La mattina seguente Finn mi accompagnò a Kurna per andare a prendere Bonnie.

Non mi piaceva per niente la compagnia dell'arcigno gigante delle montagne: continuava a fare dei finti scatti, come se volesse acchiapparmi, strappandomi gridolini di spavento. Al che lui rideva come un idiota, strizzandomi una guancia con aria divertita. Sembrava fossi diventato il suo nuovo giocattolo preferito.

- La vuoi smettere? - mi lamentai, cercando di sottrarmi alle sue manone callose.

Il contatto con la sua pelle ruvida mi dava molto fastidio. Mi passai una mano sul viso, disgustato, e Finn rise ancora di più.

- Sei davvero divertente, piccolo Athi - disse lui, sghignazzando sotto i baffi.

- Perché non è venuta Delia, con me? - mi lasciai sfuggire, avvilito.

- Era impegnata a preparare il cibo e tutto il necessario per prendersi cura del cucciolo - sospirò Finn, incrociando le braccia nerborute dietro la testa.

- Cucciolo? Lei aveva parlato di un amico - mormorai, confuso.

Finn mi rivolse un sorriso e mi prese in braccio, issandomi sulle sue spalle. Io mi divincolai, terrorizzato, poi mi aggrappai al suo collo come se ne andasse della mia vita. Mi sembrava di trovarmi a cento piedi dal suolo e che, se fossi caduto, mi sarei spiaccicato come una frittella.

- Stai tranquillo, ti tengo io - mi rassicurò il gigante. - Se devo stare ad aspettare che tu muova quelle gambette corte, arriveremo a Kurna domattina!

Io non ebbi il coraggio di ribattere, troppo impegnato a reggermi. Tuttavia, dopo un po', finii per abituarmi a quella nuova posizione. Era divertente essere più alto di tutti: si vedeva il mondo in modo completamente diverso. Al mercato cominciai a dare buffetti sulle teste dei passanti, ridacchiando.

Alla fine giungemmo nei pressi della vecchia casa diroccata appartenente ai bambini straccioni. Finn mi mise giù e lo presi per mano, costringendolo a proseguire gobbo, mentre lo trascinavo all'interno della costruzione. Salimmo i gradini ripidi e smussati, ricoperti di detriti, che portavano ai piani superiori, e ci fermammo nel punto della scala dove c'era il giaciglio che condividevo con Bonnie.

- Bonnie? - chiamai, infilandomici  dentro. Era talmente buio che non si vedeva niente. Tastai tutto il perimetro, senza trovarla, e sgattaiolai fuori dalla tana. - Non la trovo... che le sia successo qualcosa?

Cominciavo già a preoccuparmi, quando udii la sua voce ai piani superiori. Era più stridula del normale, come se stesse litigando con qualcuno.

- Jamie, tu non capisci! - la sentii urlare, mentre mi arrampicavo fino in cima alla costruzione.

Sul tetto di questa, coperto dalla paglia, c'era "l'alloggio" di Jamie, il nostro capo. Era un bambino insolitamente alto e nerboruto, piuttosto goffo per via della crescita improvvisa che stava attraversando. Era un buon comandante, non molto severo, ma era un bene non farlo arrabbiare. Tuttavia tutti sapevamo che a portare i pantaloni in casa era Bonnie. Avevano tutti paura di lei, malgrado fosse mingherlina e ossuta come una mangusta.

- Bonnie! - esclamai, felice di rivederla. Lasciai la mano di Finn per andarle incontro, mentre lei e Jamie si bloccavano a metà della discussione.

Il ragazzo mi stava guardando con occhi sgranati, come se volesse dire "scappa finché puoi", ma io non lo badai. Non ebbi ripensamenti nemmeno quando Bonnie mi venne incontro con i pugni serrati e le labbra livide per la furia. Feci per abbracciarla, ma in cambio ricevetti un sonoro schiaffo, talmente potente da farmi compiere una mezza piroetta. Caddi a terra sul sedere, tenendomi la guancia lesa con una mano, guardandola senza capire. Bonnie non mi lasciò molto tempo per fare domande, prendendomi per un orecchio.

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