(R) Capitolo 10: Il nido oltre le montagne

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Artigern

- Non potete restare qui ancora per molto - disse Nonna Nube, dal nulla, mentre eravamo seduti a tavola per pranzare.

Quella frase fu talmente inaspettata che sia io che il drago sollevammo lo sguardo dai rispettivi pasti. Sparviero era intento a divorare grossi quarti di carne cruda, mentre io a strafogarmi di ciambelle fritte, e quelle parole resero amaro il nostro cibo.

- Ma cosa dici, Nonna? - le chiesi, cercando di buttarla sul ridere. - Io e il drago siamo così felici con te. Perché dovremmo andarcene? Non ci vuoi più?

- Fosse per me, potreste rimanere per sempre, sciocco - sibilò lei, stringendo forte il suo bicchiere di legno. Sembrava che l'avessi colpita su un punto dolente. Doveva pesarle molto la solitudine, almeno quanto la soffrivo io. Una caratteristica di noi Athi, purtroppo. - Ma presto verrà aperta la stagione di caccia. Siamo alle porte dell'autunno. L'allevamento Minston e molti altri creeranno delle gare a premi, per vedere chi riuscirà ad abbattere più draghi selvatici. I mercanti farebbero qualunque cosa per intascare più denaro e spianarsi la strada: i lucertoloni che non riescono ad addomesticare è così che finiscono - Nonna si interruppe, aggrottando le sopracciglia canute, mentre spostava lo sguardo opaco su di me, aggiungendo: - Anche un Athi bello in carne sarebbe un buon trofeo.

Mi punzecchiò l'addome, assai più paffuto da quando ero arrivato lì. All'incontro con Delia e con Nonna Nube avevo già quella pancia morbida, ma le mie braccia e gambe erano state di una magrezza malata. Tuttavia mi ero ripreso in fretta e avevo addirittura un aspetto florido, grazie alla cucina ricca di Nonna, ereditata dai nostri antenati Athi, amanti di burro, marmellata, cioccolata e qualunque altro cibo grasso possa venirvi in mente.

- Dovrei mangiare di meno? - domandai, confuso.

La mia richiesta ingenua la fece sorridere, allentando la tensione.

- Magari fosse questo il punto, nocciolina - mi disse, dandomi un buffetto sul naso. - No, non credo che qualche chilo in meno dissuaderebbe quegli uomini dal catturarti e farti del male, oppure tenerti in una gabbia fino alla fine dei tuoi giorni. Già immagino il cartello che ci appenderebbero sopra: "L'ultimo degli Athi: una vera rarità". Ti tratterebbero come un'attrazione buffonesca.

Mi vennero i brividi al sol pensiero di una simile eventualità e scambiai un'occhiata con Sparviero. Anche lui era considerevolmente cresciuto, nei due mesi che avevamo passato con Nonna Nube. Quando l'avevo conosciuto era grande quanto un cane di piccola taglia, mentre adesso aveva le dimensioni di un pony. Cresceva a vista d'occhio: le sue ali diventavano più ampie, la pelle più resistente, le squame una corazza impenetrabile. Per non parlare dei suoi denti, affilati come rasoi, e le corna, che cominciavano ad allungarsi all'indietro, dopo essere emerse dalla sua fronte.

Ero diventato bravo a leggere le espressioni dei draghi, e il muso del mio amico era lo specchio delle emozioni che anche io stavo provando.

- Cosa dovremmo fare, allora? - chiese il drago, appoggiando la testa sul bordo del tavolo.

Cominciò ad annusare le paste, spandendo zucchero a velo sul legno, e gliene diedi una, che inghiottì in un solo boccone, impiastricciandosi il muso di marmellata alle arance. Mentre io lo pulivo con uno straccio, Nonna Nube ci fissò cupa. Il suo sguardo era così particolare: non si riusciva mai a capire se capisse davvero dove ci trovassimo o tirasse a indovinare. Spesso era persino difficile ritenerla cieca, per la sicurezza con cui si muoveva. Certo, quella era la sua casa e la conosceva bene, ma era comunque eccezionale. Sapevo che aveva imparato a orientarsi con l'udito e l'olfatto, specie quando si trattava di riconoscere delle erbe o il profumo di qualcuno, il che mi aveva portato ad associarla a un vecchio drago saggio, a volte.

Il Nido del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora