-Signore, è arrivato Mister Allan, la aspetta in sala conferenze-.
-Grazie Judit, lo raggiungo immediatamente-.
Mister Blackjack, si alza dalla sua poltrona di pelle ed esce dal famoso "ufficio di vetro", al trentasettesimo piano della Black House, per raggiungere uno dei suoi più cari amici. Nel grattacielo della Black House, si trova la sua agenzia finanziaria. Sostanzialmente si occupano di grossi trasferimenti di denaro per contro di importanti società, e grazie a questo, il giovane imprenditore ventitreenne è già uno dei più ricchi e famosi sul mercato.Sistema il nodo della cravatta e spinge la grande porta davanti a lui.
-Allan!- apre le braccia.
-Blackjack, amico mio. Quanto tempo!- l'uomo lo stringe in un abbraccio fraterno.
-Vieni, accomodati. Che notizie mi porti?- siedono attorno al tavolo in marmo bianco.
-Cosa vuoi che ti dica? La tua fama e il tuo lavoro ormai sono più che decollati. Non si parla che di te. Il giovane e affascinante cavaliere nero della finanza. Mi stai facendo fallire! E in più tutte le mie figlie ti vogliono conoscere!- ride accarezzandosi la barba brizzolata.
-Ma cosa dici.. sei tu che mi hai insegnato questo lavoro. Sei stato come un padre per me. Una società guidata da una mente come la tua non potrebbe mai fallire. E per le tue figlie, direi che mi farebbe molto piacere conoscerle, ma solo a scopo professionale. Sta tranquillo- gli da una pacca sulla spalla.
-Non sono venuto qui solo per elogiarti, ragazzo mio. Avrei bisogno di un aiuto. Ho sentito che hai bisogno di personale qui alla Black House. Bene, io ho una persona, che avrebbe bisogno di un lavoro. Se potessi, la assumerei io stesso, ma purtroppo, come ben sai, si potrebbe pensare che ho fatto un favoritismo, dal momento che io e sua madre un tempo eravamo molto amici ehh- ammicca e sorride.
-Ti sei spiegato benissimo, non aggiungere altro. Hai bisogno che assuma questa persona. Con quale mansione?- tamburella con le dita sul tavolo.
-Assistente capo. O comunque un assistente qualsiasi. Non importa. Basta che abbia uno stipendio e un posto dove stare. Studia per diventare un imprenditore come te, e dal momento che tu sei stato mio allievo, adesso ti do la possibilità di diventare un maestro. Accetti la mia richiesta?- l'uomo sistema gli occhiali sul naso.
-Sei pretenzioso Allan. Ma come potrei dirti di no? Va bene. Mandami questa persona. La voglio qui fra due ore, con curriculum sotto braccio e possibilmente una minigonna- ride e si alza per abbracciarlo.
-Affare fatto, ma dubito che vorrà indossare una minigonna. Vedremo. Ti ringrazio amico mio. Non te ne pentirai-.
Blackjack accompagna Allan all'ascensone e ritorna nel suo ufficio.
Chi sa cosa lo aspetta.
"Di certo sarà una ragazzetta impacciata e occhialuta che non vede l'ora di finire nel mio letto" pensa fra se e se e scoppia a ridere.Puntualmente, due ore dopo Judit annuncia l'arrivo "dell'ospite", mandato da Allan.
"Bene, adesso vedremo".
-Judit falla accomodare. Dalla lunghezza della gonna capiremo quanto tempo ci metterà a cadere ai miei piedi- sistema i capelli dorati con la mano.
-Signore io... vado subito- imbarazzata, quella signorina cicciottella corre in sala d'aspetto.
Blackjack si diverte a terrorizzare i nuovi impiegati, così ruota la poltrona di pelle nera, in modo che entrando, l'ospite non riesca a vederlo subito.
-Prego, si accomodi, il dottore l'aspetta- subito Judit esce chiudendo la porta.
-Sì sieda. Lei è?- ruota la poltrona restando attonito davanti alla figura alta e snella dall'altro lato della scrivania. Pensa "ok, niente minigonna..".
-Sono Drake, Drake Warner-.
È un giovane dai capelli castano chiaro e gli occhi azzurro cielo. Visibilmente a disagio, giocherella con la cartellina contenente il suo curriculum.
-Molto piacere Drake. Sono certo che saprai chi sono io. Siediti pure- indica una poltroncina rossa senza braccioli. Il ragazzo siede e gli porge i fogli.-Bene, diamo un'occhiata. Ti sei diplomato con il massimo dei voti, vedo. Curriculum impeccabile, non c'è che dire. Ho parlato a lungo di te con Allan, ma vorrei sapere di più. Dimmi, quanti anni hai, da dove vieni..."- tamburella con le dita sul tavolo, come al solito.
-Ho 19 anni compiuti. Sono nato in campagna, vicino Boston da una ragazza madre. Allan ci ha aiutati ad andare avanti, quando i soldi di mia madre non bastavano. Mi ha permesso di studiare, e adesso sta cercando di trovarmi un impiego. Devo guadagnare per pagarmi l'università. Lui è stato molto buono con me, il padre che non ho avuto. Non voglio deluderlo- mentre parla accenna un piccolo sorriso timido, mostrando due file di bianchissimi denti.
-Lo è stato anche per me.. Sarò felice di aiutarti. Ma non pensare che sarà facile qui. In questo ambiente non c'è pietà, ne giustizia. Chi ha di più vince sempre, e io detesto perdere. Sarai uno dei miei assistenti. In più, Allan mi ha detto che hai bisogno di un alloggio.. e dovrò aiutarti anche per questo- i suoi occhi blu zaffiro scrutano quel viso così roseo e dai lineamenti sottili.
-Sì... il campus costa troppo. Per il momento ho bisogno di un posto dove stare, ma le prometto che appena avrò guadagnato dei soldi andrò via- dice con voce tremante.
-Ragazzo, non essere timoroso. Per fare il mio lavoro bisogna essere decisi e consci di quel che si vuole- tace e resta a fissarlo.
Mille pensieri sfiorano il giovane Drake. Vorrebbe fuggire, piuttosto che restare un altro minuto sotto quello sguardo così penetrante.
-Andiamo- Blackjack si alza e indossa la giacca del completo.
-Dove andiamo?- si alza di scatto.
-Non ti fidi?- lo guarda facendo un sorriso sbadato ed esce -Judit, per favore, di all'autista di venire subito- poi chiama l'ascensore ed entra.
Drake lo segue immediatamente.
I due scendono al piano terra, dove un'auto nera lucida è già pronta ad attenderli.
-Buon giorno signor Blackjack- l'autista dai capelli bianchi apre lo sportello posteriore e fa entrare i due. -Buon giorno Vincent. Siamo diretti al Diamond-.
L'uomo annuisce e sale al posto di guida.
-Cosa sarebbe il Diamond? Cosa dobbiamo fare?-.
-Ragazzo, sei troppo impaziente. Questo mi disturba. Odio le persone che fanno troppe domande. Devi sapere che a me piace avere in mano tutte le decisioni e il potere. Perciò, ho bisogno che gli altri obbediscano senza discussioni- prende un bicchiere ed estrae da un tavolinetto una bottiglietta di vetro -Burbon?-.
-No grazie signore- Drake lo guarda come se cercasse di trattenere fiumi di parole.
Quel lavoro gli serve. Come il signor Blackjack tratta i suoi impiegati, non è affar suo. Non deve dimenticarlo, e deve tenere a freno la sua lingua impertinente.Circa venti minuti dopo si fermano davanti ad un grande cancello di ferro battuto. Dopo aver percorso un lungo viale alberato raggiungono lo spiazzale dove sono parcheggiate quattro auto, tra cui una limousine, e tre auto sportive nuove di zecca.
Vincent apre lo sportello e i due scendono. Drake resta immobile, al cospetto del meraviglioso palazzo davanti a lui. Una struttura a tre piani con colonne marmoree e grandi finestre decorate. Tutto intorno uno splendido giardino, perfettamente curato.
-Adesso puoi anche asciugare la bava dall'angolo della bocca- Blackjack sorride salendo le scale del colonnato.
Drake infastidito lo segue.
Entrano, attraverso una grande porta di mogano, nel grande ingresso. Divani bianchi e marmi ovunque.
-Non sono mai stato in una casa così bella... ma non riesco ancora a capire perché si chiami Diamond- il ragazzo guarda il padrone di casa, che nel frattempo si è tolto la giacca, gettandola su uno dei divani.
-Vieni- gli fa cenno di seguirlo, con la testa.
Salgono una scalinata che li conduce al piano di sopra. Blackjack gli fa strada, conducendolo nella terrazza al coperto.
C'è un tavolo da colazione e numerose vetrate multicolori.
-Ancora non..- Il ragazzo viene zittito dallo spettacolo che gli si presenta davanti. Grazie al sole, che a quell'ora del giorno illumina obbliquamente le vetrate, si creano giochi di luce meravigliosi che fanno risplendere la stanza come un diamante.
-Spero di aver risposto in modo esaustivo alla tua domanda. Adesso andiamo- con le mani in tasca scende nuovamente le scale.I due si recano dietro la grande villa.
-Questa è la mia amata piscina, e lì, accanto a quel laghetto, c'è la dependance. Solitamente ci vive mia sorella, quando viene a trovarmi. Ma per ora è a Londra- estrae dalla tasca un mazzo di chiavi e le porge al ragazzo.
-La ringrazio signore.. è molto più di quel che avrei sperato- sorride sinceramente grato.
-Non hai nulla di cui ringraziarmi. Questo lavoro sarà massacrante, e io, saprò come tenerti impegnato. Va a sistemarti, la cena è alle 18, puntuale- senza aver concluso la frase il padrone di casa si gira e ritorna dentro il suo "palazzo dorato".
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BLACKJACK
FanfictionIl Blackjack non è solo un gioco di carte in cui i sette giocatori sfidano il Banco. Significa "fante nero", ed è il soprannome del più grande imprenditore finanziario di New York. Lui gioca in borsa, o meglio, vince in borsa. Vince sempre. È l'...