Capitolo 14

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Il suono assordante della sveglia di Ramon fa svegliare Drake di soprassalto. Il sole non è ancora alto nel cielo, sono appena le 7 e 30.

Ha ancora mezz'ora per riposare prima di doversi preparare per il lavoro. Vista la notte insonne cerca di riaddormentarsi, ma le sue ansie gli impediscono di chiudere occhio.
Sente già lo sguardo del suo capo addosso, l'aria pesante e la tensione. Come potrà sopportare di continuare a vedere l'uomo che ama ogni giorno, e dovergli stare lontano?

-Buon giorno D, dormito bene? Ti ho preparato il caffè. Se ti va oggi potremmo stare insieme- Ramon entra in camera con lo spazzolino in bocca.
-Grazie, sei davvero gentile. Purtroppo devo andare a lavoro, ti chiamo appena stacco e vediamo. Vado a fare una doccia- si infila immediatamente nel bagno.
Apprezza la dolcezza di Ramon, ma sa che sarebbe meschino da parte sua comportarsi con lui come se fossero una coppietta felice,  quando in realtà vorrebbe solamente correre da Blackjack.
Si lava lentamente sotto il getto d'acqua calda, sono le 8:05. Può andare a lavoro con calma e nel mentre schiarirsi un pò le idee.

Prima di uscire passa dalla cucina per mangiare qualcosa. Ramon sta leggendo il suo giornale seduto al tavolo.
Drake non dice nulla, appena finito di mangiare un toast si incammina rapido verso l'uscita. Spera che Ramon non dica nulla, ha paura di come potrebbe farlo sentire, dopo ciò che era successo la sera prima.

-Sto solo cercando di aiutarti a dimenticarlo.. aspetto la tua chiamata- il moro sorride timidamente.

Drake sospira e si avvicina a lui per accarezzargli una guancia -Lo so. Ti chiamo dopo e ti prometto che cercherò di sloggiare il prima possibile da casa tua, sei un vero amico- esce di casa chiudendosi la porta alle spalle.

Prende il bus delle 8 e 35 e arriva davanti il grande palazzo con dieci minuti di anticipo.
"Ce la posso fare'' trema.
Prende un grande respiro e attraversa la porta a vetri.
Mentre sale piano per piano con l'ascensore sente il cuore battere a mille.

Arrivato al quinto piano l'ascensore si ferma, permettendo a chi lo aveva chiamato di entrare, per raggiungere il suo reparto. In quel caso però sia lui che Drake hanno la stessa destinazione.
Al quinto piano infatti, le porte si aprono permettendo a Blackjack di salire.

Appena le porte metalliche si aprirono lasciando entrare l'uomo, Drake ebbe un tuffo al cuore.
Di tutte le persone che avrebbe potuto incontrare, si era palesato proprio lui.
L'uomo sembra insofferente alla presenza di Drake, sale e poi si volta dandogli le spalle, estraendo il cellulare e iniziando a scrivere qualche messaggio.
L'ascesa dei prossimi 17 piani sarà la più lunga della loro vita.

Un silenzio tombale avvolge l'abitacolo.

All'altezza dell'ottavo piano finalmente qualcuno spezza il silenzio.

A causa di un guasto elettrico l'ascensore resterà bloccato per alcuni minuti. Ci scusiamo per il disagio, sarà mandato un tecnico per farlo ripartire il prima possibile.

L'altoparlante tace.
-Cosa cazzo..... non è possibile. Siamo bloccati qui?- Drake ha un attacco di panico. Non può essere una coincidenza che sia chiuso lì dentro proprio con Blackjack.

-Sta calmo, qualcuno arriverà ad aiutarci- l'uomo sembra tranquillo, allarga il nodo della sua cravatta a si appoggia alla parete.
-Calmo? Io devo stare calmo? Sono chiuso in un ascensore, sospeso  all'ottavo piano di un grattacielo. Con...- si ferma pentendosi di aver aperto bocca.
-Con? Con me, vuoi dire questo, giusto? Senti, non è piacevole neanche per me. Ma non possiamo far nulla se non aspettare- sospira.

L'altro non risponde. Sta pensando a tutta quella assurda situazione e a quanto non veda l'ora di scappare da lì per uscire e.. -RAMON! O mio dio dovevo chiamarlo- borbotta fra se e se.
Compone il numero, ma all'interno della cabina non c'è campo.
-Maledizione...- getta il telefono a terra.

-Ramon? Aspetta forse ricordo. Era il tipo della discoteca sotterranea? Così è da lui che stai..- Jordan lo guarda contraendo la mascella.
-Non credo la riguardi, capo- calca particolarmente l'ultima parola.
Conosce Blackjack, sa cosa lo fa infuriare e quanto sia possessivo con lui. Drake ha voglia di giocare.

-Non cercare di farmi incazzare. Ti ricordo che posso tutto, e tu non puoi sfuggirmi- ringhia.
-Non può sfiorarmi, in quel caso potrei denunciarla per molestie- continua con aria decisa. Lo sta portando al limite.
Jordan scoppia a ridere -E chi ha parlato di sfiorare?- si toglie la giacca tirando su le maniche della camicia, e la poggia sopra la telecamera dell'ascensore.
-Adesso siamo da soli- si muove verso di lui.
Drake è atterrito, cerca di schiacciarsi il più possibile contro le porte metalliche pur di allontanarsi da lui.
Sente dentro di se due forze. Una che lo spinge a correre e fuggire via e un'altra che lo vorrebbe fra le braccia di quell'uomo, all'istante.

-La avverto : se mi tocca sarò costretto a difendermi. Non voglio che lei si avvicini di un passo- la sua voce trema.
Jordan sorride maliziosamente, avanza di un solo passo tenendo le mani in tasca.
-Basta, ti prego basta- Drake sta veramente perdendo il controllo di sé e delle sue emozioni.

-Ti? Non mi davi del lei? Sono il tuo capo in fondo- avanza di un altro passo. Se ne facesse anche solo altri due sarebbe abbastanza vicino da poter sfiorare il suo viso con la punta del naso.

-Mi scusi, ha ragione. Ma non si muova più... se vorrà mi licenzierò anche oggi stesso. Però la prego, non si avvicini- inizia a mancargli l'aria.

-Non voglio che ti licenzi. Voglio che tu stia fermo, immobile. Respira con calma- si avvicina ancora di un passo restando a venti centimetri da Drake.

Il ragazzo sta volta non dice nulla. I suoi occhioni però urlano pietà. Pietà, perché se l'uomo lo sfiorasse anche solo con un dito lui perderebbe tutte le certezze che ha cercato di costruire nella sua testa. Non varrebbero a niente le ragioni che ha cercato di trovare riguardo al perché loro non dovrebbero stare insieme.

-Ti prego io Drake, ti sto implorando, permettimi di fare almeno questo- allunga la mano e gli accarezza il viso dolcemente. La sua mano sfiora il profilo della sua mascella, provocandogli un brivido.
Gli occhi del giovane si riempiono di lacrime. Il dolore si tramuta in rabbia.

Aveva solamente chiesto di essere lasciato in pace, ma lui egoisticamente continua a tormentarlo così.

Drake gli sferra un pugno in pieno viso.

Subito dopo vede Jordan che barcollando sbatte contro la parete, e avverte un terribile dolore alla mano.
-Cazzo...- le lacrime scendono lungo le sue guance. Vede l'uomo che si rialza asciugandosi un lieve rivolo di sangue al lato della bocca. Blackjack si trascina di nuovo davanti a lui e tace.

-Perché vuoi che ti faccia ancora del male? Non ce ne siamo già fatto abbastanza?- le lacrime continuando a scendere.
-Io lo rifarei. Rifarei tutto. Anzi, farei di più. Così arrivato a questo punto non rimpiangerei niente- lo guarda con i suoi occhi di ghiaccio.

-E cosa rimpiangi?- Drake si asciuga il viso dandosi un tono.

-Di non averti portato di nuovo a mangiare in quel posticino in centro, a nuotare nella grotta Smeraldo e poi in tutti i posti più belli del mondo.

Di averti trascinato da Mari, ieri.
Di averti lasciato andare da quel Ramon, che probabilmente adesso ti sta aspettando.
E soprattutto di aver permesso che uscissi da casa mia e dalla mia vita, senza combattere.

Volevo solo che mi ascoltassi e sapessi questo- prende il cellulare e compone un numero -Tim, adesso puoi far ripartire l'ascensore grazie-.

Non appena le porte si riaprono Blackjack riprende la giacca ed esce senza dire nulla.

Drake trema forte, sente il cuore in gola. Si odia per averlo colpito, però dentro di se prova una certa euforia nervosa dovuta a ciò che ha appena sentito. Era stato un piano magistralmente architettato, per far si che Jordan potesse dirgli tutto. In un certo senso era stato felice di sapere tutte quelle cose. D'altra parte avrebbe voluto che non fosse mai successo, perché quel discorso significava solamente una cosa :
Blackjack gli stava dicendo addio.

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