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Caleb

Quando le ragazze se ne furono andate, io e gli altri rimanemmo ancora un po' nel locale. James parlava con Theo mentre Chase stava prendendo in giro scherzosamente Travis che, a quanto pare, aveva dimostrato un po' troppo interesse per Liz rispetto al solito. Erano mesi ormai che avevo intuito che provasse qualcosa per lei ma non avevo detto nulla a nessuno, figuriamoci a Travis. Sapevo che era troppo orgoglioso per ammetterlo e poi comunque immaginavo sarebbe stata "dura" per lui smettere di provarci con qualsiasi ragazza solo per iniziare una storia seria, perché diciamocelo, Liz non mi sembrava il tipo da una botta e via. Era stravagante, ormai lo sapevamo tutti, ma in fondo era una ragazza seria.
Noi cinque eravamo amici da una vita ormai, ma a volte avevo ancora l'impressione che non ci conoscessimo fino in fondo. L'unico con cui mi sentivo davvero in simbiosi era Chase, ma era un rapporto che non si basava di certo sulle parole, ci capivamo al volo, anche solo con uno sguardo.

Mentre ascoltavo i discorsi degli altri mi ritrovai per qualche istante a pensare a quella strana ragazza. L'avevo incontrata due volte nel giro di poche ore e la cosa non mi aveva lasciato totalmente indifferente. Non riuscii a negare a me stesso che fosse davvero bella, ma la sua non era una bellezza che ero abituato a vedere, era così genuina e inconsapevole che quasi faceva tenerezza. Allo stesso tempo però avevo intuito della forza in lei, cosa apparentemente confutabile vedendola così minuta. Già da quando mi era piombata addosso nel pomeriggio mi aveva un po' colpito. La sua goffaggine nel non accorgersi di andare a sbattere contro una persona, il suo modo buffo e sinceramente dispiaciuto di chiedere scusa, quegli occhi così profondi da potercisi perdere dentro. Poi era pure fradicia e con quella maglia giallo ocra sembrava proprio un piccolo pulcino bagnato, mi aveva fatto sorridere.

"Ma che diavolo...?! Finiscila, Caleb." alzai gli occhi al cielo, irritato nel rendermi conto che davvero stavo pensando a lei.

Era da così tanto tempo che non notavo una ragazza, non potevo ricaderci ora. Ero stato con Kaley, è vero, e neanche per poco tempo, ma c'eravamo lasciati da mesi ormai, e anche se lei continuava a provarci con me io non avevo la benché minima intenzione di tornare con lei. Non ricordo neanche perché c'eravamo messi assieme, era una ragazza davvero pesante a volte, non mi parlava per giorni anche solo se uscivo con i miei amici senza di lei. Era costantemente gelosa e insultava e faceva scenate con ogni ragazza che ci provava con me, il che non mi dispiaceva del tutto - mi liberava da una grande seccatura - ma allo stesso tempo mi infastidiva quel suo modo di controllare e comandare chiunque avesse attorno. Con Kaley era iniziato tutto con l'andare a letto insieme, poi senza neanche rendermene conto lei aveva deciso che si trattasse di una storia vera e propria e così mi ero ritrovato a passare sei mesi con una ragazza di cui non ero innamorato, solo per paura di ferire i suoi sentimenti.

Quando finalmente avevo trovato il coraggio di lasciarla, avevo deciso di fare in modo di non trovarmi più in una situazione del genere, ero consapevole di non essermi affatto comportato bene. Non volevo una ragazza, perché avere una ragazza creava solo complicazioni inutili e preferivo starmene da solo, con i miei pensieri: era molto più costruttivo di qualsiasi altra cosa, o quantomeno non avrei fatto del male a nessuno.

I miei amici mi consideravano sempre il taciturno e lo strafottente del gruppo, ma non lo facevo per dare fastidio, o per "tirarmela", ero diventato così con il tempo, vedendo quanto malessere ci fosse in giro: persone false pronte a tutto pur di ottenere ciò che vogliono, pronte a scavalcare e calpestare anche le persone a cui vogliono più bene pur di raggiungere il proprio obiettivo, sentimenti inesistenti, la stupida voglia di apparire ad ogni costo e sentirsi belli agli occhi degli altri, tutto questo mi aveva fatto riflettere su tante cose e diventare cinico e malfidente nei confronti delle persone che non conoscevo. A me non importava nulla di ciò che pensasse la gente di me, i miei amici mi conoscevano e sapevano che tipo di persona fossi, per questo mi volevano bene e mi trovavo così bene con loro e onestamente questo mi bastava. Sì, mi bastava, fino a quella sera però, quando quella ragazza mi aveva risposto a tono alludendo che fossi uno stupido superficiale in cerca di attenzioni, in quel momento mi ero sentito come non mi era mai successo prima, quasi ferito. Mi sentivo come se dovessi in qualche modo dimostrarle che non fossi assolutamente come lei credeva, che non aveva capito nulla di me. Si trattava di orgoglio personale forse, o forse perché mi dava davvero fastidio pensare di essere considerato così male da lei. Ma perché? In fondo non era la prima ragazza a dirmi certe cose e allontanarsi da me. Di solito ne ero quasi sollevato, perché significava non avere nessuno tra i piedi, nessuno con a cui dover mostrare il vero me stesso, nessuno di cui doversi fidare. Che cosa c'era di diverso ora? Non riuscivo davvero a capacitarmi del perché quella sera mi avesse irritato così tanto ciò che quella ragazza mi aveva detto.

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