Margo
Il mattino dopo mi svegliai piuttosto presto, preparai il borsone per andare a nuotare e mi avviai verso la piscina. Niente mi rilassava come stare in acqua e nuotare, vasca dopo vasca, finché non avevo chiarito le idee.
Nuotai per più di un'ora, poi mi lavai nei bagni della piscina. Mi vestii e, con i capelli ancora bagnati mi guardai allo specchio. Indossavo un paio di pantaloncini corti e una maglietta bianca infilata in essi. I capelli castani mi arrivavano fino alle spalle: "Sono cresciuti!", pensai. Non ero la classica ragazza che si può definire sexy, né mi importava esserlo, in realtà. Avevo sempre preferito nascondermi un po', non farmi notare, e questo le ragazze della mia scuola lo avevano sempre sfruttato, cercando di ridicolizzarmi ogni volta che ne avevano l'occasione. La cosa non mi aveva mai ferito esageratamente, non ne avevo mai dato troppa importanza. Poi iniziai ad uscire con Adam e lui incredibilmente mi trovava bella, mi piaceva stare con lui e mi dava una sicurezza che non avevo mai provato prima.
Non avevo voglia di asciugare i capelli, così li raccolsi in un piccolo chignon ed uscii. Arrivai al bar proprio mentre Arthur stava aprendo. Mi fece un cenno con la mano: «Ciao Margo, anche oggi di ritorno dalla piscina vedo!».
«Ciao Arthur. Eh devo tenermi in forma, altrimenti come potrò sfoggiare il mio straordinario fisico da modella in spiaggia?» gli risposi prendendomi in giro.
«Mi hai proprio tolto le parole di bocca!» mi resse il gioco, ridendo.
Entrai, mi misi la divisa del bar - un paio di jeans e una t-shirt con la scritta Arthur's su un lato - e iniziai a preparare i tavolini all'esterno.
La giornata fu ordinaria, i soliti clienti abituali più qualche turista che, in visita ad Atlanta, faceva una tappa nei pressi del Lake Lanier. Durante la pausa pranzo avevo scritto un messaggio ad Adam:
Hey, ti va se questa sera andiamo a mangiare alla pizzeria vicino ad Arthur's? Stacco alle 7. Un bacio, Margo
La risposta era arrivata dopo qualche minuto.
Perfetto! Però poi alle 10 mi vedo con gli altri al pub. A stasera. A.
Non mi piacevano gli altri. Erano alcuni suoi vecchi amici del liceo, simpatici, non posso dire il contrario, ma non mi piaceva il modo in cui parlavano, o meglio in cui ragionavano. Sembravano possedere la mentalità che avevano i nostri bis-nonni: la donna deve essere una brava casalinga ed è l'uomo possente a mantenere la famiglia. Io la pensavo diversamente: volevo fare qualcosa di concreto nella mia vita, volevo avere un lavoro che mi avrebbe resa fiera e soddisfatta del mio percorso. Quando ne parlavo ad Adam, lui mi assecondava, ma davanti ai suoi amici non sembrava intenzionato a dichiararsi in disaccordo con il mucchio di scemenze che dicevano.
Ero fuori dal bar di Arthur quando vidi Adam venirmi incontro. Si avvicinò e mi diede un bacio sulle labbra. «Sei uno schianto anche dopo aver lavorato tutto il giorno, piccola» mi disse sorridendo. Indossavo gli stessi abiti di quella mattina e i miei capelli dovevano puzzare terribilmente di cipolla: Arthur adorava le cipolle e tendeva a metterle in ogni dannato panino.
Gli sorrisi. «Neanche tu sei tanto male, Adam White, anche se hai riparato auto tutto il giorno»
Mi prese la mano e ci incamminammo verso la pizzeria, che non distava molto da là. Entrammo e ci sedemmo al tavolo. Chiacchierammo del più e del meno, gli raccontai di alcuni clienti impazienti del bar e lui mi raccontò della costosissima moto che aveva dovuto aggiustare in quei giorni. Poi gli confidai che stavo ricominciando a studiare determinati argomenti di matematica, nonostante avessi finito gli esami da qualche settimana. Lui mi guardò perplesso: «Come mai ti dai tanto da fare? Le lezioni non inizieranno prima di qualche mese.»
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Ció che è necessario
RomanceMargo, una ragazza di 20 anni che vive in Georgia, si trasferisce a New York per frequentare la NYU. L'incontro con Caleb, un ragazzo strano, misterioso, introverso e sfrontato cambierà tutta la sua vita. Dapprima i due non riusciranno a capirsi, pe...