Prima che succedesse, le sembrava tutto più semplice.
Abituarsi a vivere senza di lui, di nuovo. A sentirlo lontano, così lontano da non sentirlo nemmeno più.
Non sapeva quanti kilometri la separassero da lui, non voleva nemmeno saperlo. Le avrebbe solo fatto più male.
Lei era seduta sul suo letto, in lacrime, lui su un treno diretto a Milano, magari si era anche già dimenticato di lei. Ma no, non poteva essere. Allora il bacio? Gli abbracci? L'ultima cosa che le aveva detto? Non poteva essere tutto falso. O almeno lei era convinta così.
Nonostante ciò soffriva, soffriva perché era sicura che non avrebbe mai più assaggiato le sue labbra, così belle, così buone. Non avrebbe mai più sentito il calore delle sue braccia avvolgerla, il suo profumo riempirle le narici, mai più avrebbe percepito il suo sguardo su di lei, che la faceva sentire bella, accettata, giusta. Non come gli altri, i cui sguardi erano colmi di odio e disprezzo, che la guardavano con schifo. Anche se per pochi giorni, si era illusa che lei andasse bene così com'era. Ma ora che lui se n'era andato, quella sensazione era svanita come neve al sole, come fumo con il vento, il fumo che ora stava respirando, attraverso la sigaretta appena accesa. Era nata sbagliata, era un errore da cancellare. Senza di lui era imperfetta, incompleta. Lui la completava. Nessuno è perfetto da solo, ma insieme lo si può essere. Lei così timida, introversa, lui così socievole. Magari sì, si completavano.
Le lacrime scorrevano indisturbate bagnando le guance, senza che niente le bloccasse, inumidendo le labbra.
Ogni tanto si lasciava sfuggire qualche gemito, ma era sempre attenta a non farsi sentire dalla madre.
Quest'ultima, poi, si era anche dimenticata di chiamarla per cena, o meglio si era dimenticata di lei, da sempre.
Ma non aveva importanza. Nulla aveva più importanza ormai. Nel suo mondo c'era lui, lui, e soltanto lui. Ma ora era scivolato nell'ombra, ed il suo mondo era vuoto, isolato, silenzioso.
Afferrò il telefono e si adagiò al davanzale della finestra di camera sua, osservando la luna.
Magari anche Stefano la stava osservando, in quel momento. Almeno, per quanto fossero distanti sapeva che erano sotto lo stesso cielo, che stavano guardando la stessa luna e tutto ciò li rendeva in un certo senso più vicini.
Espirò il fumo velenoso e sbloccò il telefono, per poi andare nei direct di Instagram.
Naturalmente, sapeva già quale sarebbe andata ad aprire.
Mi manchi.
Itz_Gaiaa 23.59A
nche tu.
stefanolepri 00.01Era vero?Le mancava veramente?
Stefano bloccò l'IPhone e tirò un lungo sospiro, volgendo lo sguardo fuori dal finestrone del treno e puntando il suo sguardo sulla luna bianca, che, quella notte, era piena.
Chissà se anche Gaia la stesse guardando. La distanza che li separava lo uccideva, ma almeno la consapevolezza che si trovavano sotto lo stesso cielo, in fondo, migliorava qualcosa, anche se non molto.
Gli mancava. Gli mancava come l'ossigeno. La sua mancanza bruciava sulla pelle come un taglio profondo messo sotto un getto d'acqua.
Perché sì, si era scoperto follemente innamorato di una semplice ragazza conosciuta per caso, e si rese conto che nessuno sarebbe stato così importante nella sua vita come lei, mai più.
:: :: ::
:: :: ::
:: :: ::Due capitoli in un giorno!? È un miracolo? Probabilmente sì. :3
Comunque, ho disegnato Harley Quinn. Non sono pienamente soddisfatta, ma vorrei sapere cosa ne pensate voi!