They call you cry baby,
but you don't fucking care.La bionda vagava senza meta per le strade affollate della piovosa città.
L'aria smarrita, gli occhi di una tonalità più oscura, dominati da una luce grigia e spenta.
Le braccia abbandonate sui fianchi, ondeggiando ad ogni passo traballante.
Le lacrime scivolavano senza trovare ostacoli sulle guance arrossate, senza vergogna ella piangeva, attirando lo sguardo prima distratto, ora curioso, dei passanti.
Dove sarebbe andata ora? Non aveva più casa, non poteva di certo tornare dalla madre.
Era sola, non aveva più nessuno al suo fianco, a sorreggerla. Ora avrebbe potuto infrangersi in mille pezzi, senza che nessuno la ostacolasse. Ma lei non voleva, faticava a rimanere in piedi, ma non voleva cadere, ancora una volta.
L'unica persona capace di proteggerla fino a quel momento era stata Stefano, ma si era stancato di lei, ora non era più disposto ad amarla.
Era l'unica cosa che chiedeva, essere amata, ma evidentemente nessuno era stato capace di farlo veramente.
Si era solo illusa, ed ora veniva delusa.Si lasciò cadere a terra, stringendosi nel maglione per il freddo della pavimentatura della strada.
Le lacrime continuavano a scendere incessantemente, sciogliendole il trucco e bagnandole il viso delicato.
Ecco, adesso iniziava a mancarle, a mancarle più del fottuto ossigeno. Respirava male, affannosamente. Era il suo respiro, era una droga, ne era dipendente. Era la droga più bella, quella che le faceva dimenticare in che mondo di merda viveva, ma anche quella più pericolosa, che creava più dipendenza.
Ma non poteva più tornare indietro, era troppo tardi, lui non la voleva più. Al solo pensare queste cose un acutissimo dolore le squarciava il petto, e lacrime amare continuavano a scavarle piccoli incavi sulle guance.
Forse quel dolore simboleggiava il suo cuore, che si stava sgretolando, pezzetto per pezzetto, fino a che non sarebbe rimasto solo un mucchietto di ceneri.
Forse il suo cuore aveva smesso di battere da quando lui l'aveva allontanata.
Si era fidata, ma ancora una volta la vita le insegnava, a sue spese, che è sempre meglio non fidarsi delle persone.
Sentiva freddo, terribilmente freddo, senza le sue braccia ad avvolgerla. Le avrebbe tanto volute ora, quelle braccia forti che erano disposte a sorreggerla ogni qual volta si sentisse cedere le ginocchia, ogni qual volta che le lacrime, contro la sua volontà, iniziavano a sgorgare dai suoi occhi verde smeraldo.
Quando, finalmente, si decise ad alzarsi, il suo primo istinto fu di ripercorrere i suoi passi, e tornare dal ragazzo che considerava mille volte più importante di se stessa. Non importava se lei non stava bene, l'importante era lui. Lui stava bene? No. Sarebbe dovuta rimanere lì, a consolarlo. Così almeno avrebbe potuto vedere un'ultima volta un suo sorriso. Quel sorriso, che la faceva sognare, impazzire. Forse, sognare e impazzire, in fondo, sono la stessa cosa. Se sogni troppo, impazzisci. Lei aveva sognato troppo, e sognava ancora troppo, così era impazzita, impazzita d'amore. Impazzita per lui.
No. Se ci teneva veramente, sarebbe dovuto venire lui, da lei. A chiederle perdono. Ma l'avrebbe perdonato? Certo, non sapeva dire di no a quegli occhi. Cadeva in ginocchio davanti a lui, era completamente impotente.
Scosse la testa, gli occhi bassi. Non sarebbe mai venuto. Non ci teneva a lei. Gliel'aveva dimostrato poche ore prima.
Poi alzò lo sguardo, verso il cielo, così immenso e così bello. Le metteva serenità guardare le stelle, che erano perle cucite in una trapunta oscura.
Quanto sarebbe rimasta così? Stava iniziando a fare veramente freddo. Ma lei non sentiva più niente oramai, era completamente distaccata dal mondo esterno.
Solo una cosa, anzi, una persona, sarebbe stata capace di distrarla e di tirarla fuori dal limbo in cui si trovava in quel momento.
Sgranò gli occhi, puntandoli proprio su quella persona. Era ferma, tra la folla di passanti che camminavano frettolosi. La guardava, fisso, le incuteva paura. Rimase seduta, a fissarlo a sua volta, il battito cardiaco che aumentava di secondo in secondo.
Stefano era proprio lì, era venuto. L'aveva cercata. Le sembrava un sogno.
:: :: ::
:: :: ::
:: :: ::Mmh questo capitolo è molto depresso e romantico, come piacciono a me. Però, per la vostra gioia, alla fine ho scelto il lieto fine (: non ho nient'altro da dirvi, vi lovvo e siamo quasi a 20k di letture SCLEROH ah e votate e commentate o vi picchio il criceto e Melanie Martinez.
