Capitolo 2

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Il giorno dopo la mia avventura nel pub la prima cosa a cui penso tornata a casa dalla facoltà di giurisprudenza dove studio è chiudere a doppia mandata la porta d'ingresso.
Sto per infilare la chiave nella toppa quando una forte pressione su di essa mi sbalza via inaspettatamente.
Matteo fa il suo trionfale ingresso un casa mia per la seconda volta in due serate.
-Te lo scordi che io esca. Questa sera voglio godermi la TV-
-Mi sembra ovvio, guarderemo insieme la partita. Ci sarà anche quel gran figo del pub di ieri-
-Ah hai visto anche tu quello spaccone-
-Lo abbiamo visto tutto e dovresti ritenerti fortunata per aver avuto la grazia di poter parlare con lui-
-Ma cosa stai dicendo? Chi era?-
-Metti sulla partita e lo scoprirai-
-Neanche per sogno, vivrò nel dubbio-
Mi siedo sul divano color celestino giusto in tempo per vedere i titoli di apertura di Crimson peak, con il bellissimo attore Tom Hiddleston di cui sono innamorata da ormai tanti anni.
Matteo si viene a sedere accanto a me imbronciato.
Il primo tempo scivola via senza troppi problemi o lamenti, fantasmi a parte è un horror che mi piace molto, ma durante l'intervallo ho il bisogno di andare in bagno e così il mio ben presto peggiore nemico si impossessa del telecomando, girando sul canale della partita.
Quando torno e me ne accorgi ingaggio una vera e propria lotta con lui, ma sa che non oserei mai fargli del male oltre al fatto che non ci riuscirei nonostante la mia notevole forza dovuta ad anni di arti marziali, così se ne approfitta e mi inchioda al divano con la sua sconfinata mole.
È così che dono costretta a guardarmi la partita e non ammetterò mai e poi mai che da un certo punto ha iniziato ad entusiasmarmi. Non so come, ma provo un certo gusto nel vedere la destrezza e velocità di alcuni giocatori.
Ad un certo punto un cronista commenta esaltato il goal del Real Madrid appena segnato dal numero 7, Cristiano Ronaldo o, come lo conosco io, il pompato del bar.
Senza prestarci attenzione già dall'inizio ho puntato i miei occhi su di lui, incuriosita dalla sua abilità palla al piede, riesce in cose mai viste prima.
La partita finisce sul 2 a 0 per la squadra straniera ed in fondo ne sono sollevata, almeno i festaioli torneranno in patria a fare casino. Non avrei sopportato l'esultanza degli juventini.
Nei vari festeggiamenti in campo una telecamera casualmente inquadra Ronaldo che si è tolto la maglietta sudata. Tutti quei muscoli di certo non si vedevano sotto la giacca di ieri! Sfoggia una perfettamente delineata tartaruga da sei, il bastardo.
Senza accorgermene, praticamente questa sera non sono in me, faccio scivolare la mano fino alla tasca dei pantaloni, li stessi di ieri sera, e ne tiro fuori il biglietto da visita che mi aveva dato.
Ci metto poco a comporre il numero al cellulare, ma non altrettanto poco nello scrivere il messaggio.
Non voglio sembrare troppo aggressiva, ma allo stesso tempo non deve capire che ci ho provato gusto nel vedere la partita e mi devo anche ricordare a che razza di sbruffone stia scrivendo. Il messaggio finale recita questo:"Ehi, sono la ragazza del pub di ieri, quella a cui hai dato il numero in uno slancio di esibizionismo. Mi avevi detto di guardare la parità e dirti cosa ne pensassi? Bè ringrazia il mio migliore amico perché da sola non l'avrei mai vista (non so se ti ricordi, ma non mi piace il calcio). Cosa vuoi che ti dica, ho capito chi sei, ma posso ben dirti che in campo oggi ce n'erano altri 21 come te, quindi non darti troppe arie che non sei un ventilatore"
Lo invio senza rileggerlo, se lo facessi probabilmente ci ripenserei come per gli scorsi dieci.
-A chi scrivi?-
-Nessuno-
Evado ogni domanda intrusiva di Matteo non perché non voglia che sia informato su di me, ma perché ce l'ho ancora per il film mancato; lo caccio fuori di casa senza troppe cerimonie, che si schiarisca le idee per la prossima volta che osi mettersi tra me ed il mio Tom.
Non bado più al cellulare e mi metto in pigiama, pronta ad andare a letto.
Prima di infilarmi sotto le coperte però do un ultimo sguardo ai messaggi e ne trovo uno mandato da un numero sconosciuto.
~Olà, ragazza del pub. Hai mai pensato di farti una visita oculistica? No perché in campo oggi siamo stati grandiosi. Al massimo altri 10 si avvicinano a me, la mia squadra, ma non paragonarmi alla Juventus, non puoi. Oltre agli occhi che ne dici di far dare un'occhiata anche al cervello? Adeus -Cristiano
Mi prendo il tempo per mandargli un ultimo messaggio.
~Come no. Mi dai il numero del tuo psichiatra? Mi sembra che stia facendo un ottimo lavoro nel farti sembrare normale. Ho giusto un paio di consigli da dargli.
La risposta è celere a dispetto di quanto pensassi. Sicuramente lui sarà ancora sveglio a festeggiare.
~L'unico dottore di cui io ho bisogno è quello sportivo. Ora che tu sai chi sono io, posso sapere il tuo nome?
~Chiamami ragazza del pub o se puoi non chiamarmi proprio. Adeus garotinio.
Salvo il suo numero solo per abitudine e spengo il cellulare come per dichiarare concluso il discorso, scivolo nel mio sonno ristoratore.

La testa nel palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora