Capitolo 7

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-Eu finalmente encontrei você-
-Ronaldo ...-
Abbiamo giusto il tempo di incontrarci a metà strada, perché i giornalisti questa volta prendono di mira anche me.
Sento la mano libera di Cristiano scivolare nella mia ed afferrarmi saldamente, per poi condurci fuori da quella bolgia di flash, microfoni e voci.
Fuori dall'aeroporto Ronaldo è degno di ciò che si dice della sua velocità perché sistema suo figlio, la mia valigia e me in macchina, una Bugatti Veyron nera da urlo, alla velocità della luce.
Sgommiamo via dalla folla in un attimo, tanto che non sono in grado di guardare fuori dal finestrino per potermi godere Madrid in tutto il suo splendore primaverile.
-Scusa per l'accoglienza caotica, ma non sono riuscito a mantenere l'anonimato abbastanza a lungo-
-Bè ... uhm ... credo che sia normale per te-
-Ordinaria amministrazione, ma stai bene?-
-Finalmente me lo hai chiesto! No che non sto bene! Mi hanno fotografata un centinaio di volte! Me!-
Scoppia a ridere senza che io me lo aspetti.
Devo ammettere che per parlare con lui dal vivo è molto meglio, per non parlare della sua risata così calda ed allegra.
Mi godo questo suono così bello finché dura.
-Vedrai che a casa avrai tutta la privacy che vuoi- mi rassicura tenendo gli occhi ben fissi sulla strada.
Tutto ad un tratto non mi sento più all'altezza di Cristiano Ronaldo, non quando miliardi di altre persone che lo conoscono vorrebbero essere al mio posto e ne avrebbero anche molte ragioni, io oltre ad andargli a sbattere contro con la birra non ho fatto nulla che mi porti a meritare la sua compagnia più di altri, non quando lo desiderano così tante persone. Lui è qualcuno, io no e lo dovrò tenere bene a mente.
-(papà è lei la Giuliana di cui mi hai parlato?)- si fa sentire una vocina dai sedili posteriori.
-(Sì, starà da noi per un po')-
-(È diversa da come l'avevi descritta)-
-(Perché?)- non capisco quello che stanno dicendo, a dire il vero non distinguo neanche fra spagnolo e portoghese, ma sembrano così felici quando parlano che non voglio in alcun modo interromperli.
-(Perché avevi detto che era un angelo, ma lei non ha le ali)-
-(Ahahah deve averle lasciate a casa)-
-(Sì hai ragione tu papà, se no poi si rovinano e non può più usarle)-
Seguo il loro scambio di battute fino a che le mie capacità di lingue me lo consentono e sembrano così in sintonia fra di loro, quasi quanto due fratelli più che come padre e figlio.
-Scusalo, non sa ancora l'italiano, ma se ti vorrà dire qualcosa si farà capire senza problemi.
-Deve essere un tipetto in gamba-
-Lo è, è mio figlio-
-Scommetto che è anche più sveglio del padre- lo provoco con un sorriso furbetto e lui ricambia con un ghigno.
-Non ci giurerei, anche se mi ricorda me alla sua età-
Ci fermiamo davanti a dei cancelli bianchi molto grossi, che si aprono ad un gesto di Cristiano e ci fanno accedere al vialetto e poi al garage, dove sono conservate molte altre auto all'altezza della Bugatti, mi sembra di essere ad un salone dell'auto piuttosto che nel garage di qualcuno.
Usciti da lì si occupa Ronaldo della mia valigia, dicendosi stupito del suo peso quasi nullo secondo lui ed i suoi muscoli da palestrato.
Jr ci fa strada oltre la porta d'ingresso, parlando una lingua che ho il sospetto sia spezzata tra spagnolo e portoghese mi fa vedere la cucina con la sala da pranzo ed il tavolo rotondo, quella più piccola con un bellissimo cerchio di corda intrecciata sulla parete, alcuni salotti tra quello principale più grande e quelli più interni privati, quello che sarà il mio bagno che è davanti alla mia camera, dove Cristiano posa la mia valigia, ma la parte che più mi entusiasma è l'enorme prato sul retro dell'abitazione, dotato di piscina, vasca idromassaggio, vari sdrai e due porte da calcetto a distanza regolamentare.
Sotto traduzione del padre vengo a sapere che il bimbo non vede l'ora di farmi vedere come sia bravo col pallone, ma rimandiamo a dopo pranzo le dimostrazioni varie.
Mi fanno provare dei piatti tipici spagnoli che apprezzo molto, ma dai nomi così complicati che ora come ora non potrei ricordare neanche volendo.
È tutto molto speziato ed i peperoncini non mancano così che la faccia mi diventa tutta rossa tra le risate dei due Cristiano.
Ci vogliono un bel po' di bicchieri d'acqua per farmi passare il bruciore.
Alla fine ci spostiamo in giardino, la giornata è bella e fa piacere rimanere insieme a prendere il sole.
Purtroppo non mi è mai piaciuta troppo la tintarella sulla mia pelle pallida perciò approfitto dell'ombra di un ombrellone, mentre Cristiano è steso sullo sdraio accanto a me, ma al sole e Jr si diverte tirando calci ad un pallone e palleggiando.
Così mi sembra davvero di essere in paradiso.
Lo sciatori dell'acqua della piscina mi culla in un leggero dormiveglia.
Il pomeriggio passa pacifico, come non ne ho trascorsi da anni, ed in buona compagnia.
Ad un certo punto Jr viene verso di noi e mi guarda, come in attesa di qualcosa. Lo guardo di rimando sforzando un sorriso e lui mi porge la palla con un sorriso sincero.
-Io ... non so giocare- mormorò all'indirizzo di Ronaldo che si toglie gli occhiali da sole, ha gli occhi spalancati.
-Fai sul serio?-
-Non ci ho mai provato, ecco-
Si alza e mi invita a fare lo stesso, ci dirigiamo da Jr sul prato curato.
-Dobbiamo rimediare, in questi giorni imparerai. Ti insegneremo noi!- inizia a palleggiando con la maestria che gli ho visto in TV, ma dal vivo è tutta un'altra cosa, sembra quasi magia.
Con un calcio più potente passa il pallone al figlio che prosegue le evoluzioni con un po' più di impacciata inesperienza.
Insieme sono proprio bravi.
Poi senza preavviso Jr lancia a me la palla che perdo in un attimo.
Scoppiano a ridere ed un po' me la prendo, in fondo io non ho mai giocato ed è normale che non ci sappia fare.
Recupero la palla con il broncio, ma mentre la sto per passare il bimbo si fa vicino a me e mi fa cenno di abbassarmi.
Scendo alla sua altezza e lui mi dà un bacio sulla guancia.
-(Per darti fortuna)- dice arrossendo.
-(Ahahahah ti vergogni ora eh)-
-Cos'ha detto?-
-È per portarti fortuna- traduce Cristiano facendomi l'occhiolino.
Di norma i bambini non mi piacciono, ma Jr si è mostrato molto carino e gentile, così tanto da non potermi impedire di volergli bene o almeno sforzarmi di farlo.
Riprovo a tirare un paio di calci al pallone sempre perdendolo per poco, ma mi diverto a giocare con loro due. Provo fino a sera quando poi ci spariamo per andare andare a darci un rinfrescata prima di cena.
Come primo giorno è iniziato proprio bene.
Dopo cena Jr è stanco così Cristiano lo mette a dormire.
Mentre i due sono nella stanza del bambino io mi accomodi in uno dei saloni dall'aria davvero sofisticata: è sui toni del bianco e del grigio, ha un caminetto, due grossi divani posti l'uno di fronte all'altro con in mezzo un tavolino, un altro divanetto incassato nella parete accanto al camino e la parate opposta è composta da vetri che danno sul giardino illuminato nel buio della notte.
È uno spettacolo suggestivo visto dagli occhi di chi vive in un triste appartamento da sola.
Dopo poco sento dei passi raggiungermi e Cristiano si accomoda proprio accanto a me, avrebbe potuto scegliere il divano davanti per guardarmi in faccia, ma ha preferito il posto più vicino a me.
-Sai mi sembra strano, fino a ieri a quest'ora ti avrei già scritto. È insolito averti qui con me- dice lui ed io sono pienamente d'accordo.
-Ancora non mi sono abituata all'idea che tu sia reale- sbottono un po' la mia corazza di freddezza.
-Perché? Non credevi davvero che ci saremmo potuti reincontrare?-
-No, mai. In più quando ti ho visto in TV, la sera dopo il nostro incontro, mi sono detta:"Uno così riceverà milioni di messaggi al giorno, figuriamoci se risponderà proprio al mio". Poi però ti sei dimostrato diverso dallo spaccone che credevo di aver conosciuto-
-Mi chiedo una cosa: perché, dopo aver saputo chi fossi, non mi hai neanche mai googlato? Cioè non credere non mi abbia fatto piacere che tu abbia voluto conoscermi per quello che sono, ma non sei mai stata curiosa di sapere quegli scoop che non vado in giro in raccontare?-
-A dire il vero, sì, un po' lo ero. Ma ho preferito trattarti come una persona normale. So che sei famosissimo nel mondo del calcio e se avessi cercato informazioni su di te poi ti avrei idealizzato e non sarei più riuscita a parlarti normalmente-
Lui mi osserva, scrutando nei miei occhi alla ricerca di qualcosa e sembra stupito nel capire che abbia detto la verità.
-Quando parlo con te mi sento semplicemente Cris ed è una sensazione più bella di quanto mi fossi aspettato-
-Dunque continuiamo così: solo Cris e solo Giuliana!-
-Sì, per tutto il tempo che starai qua saremo solo noi. A proposito quanto hai deciso di fermarti?-
-Per ora una settimana, poi non so, se non disturbo vedremo-
-Così poco? Figurati se disturbi, ma speravo di poterti tenere per me più a lungo- arrossisco alla sua frase così possessiva e guardo fuori dalla finestra per sbollire.
-È solo che ho degli esami e ...-
-Non dirmi che ti sei portata i libri!-
-Ho dovuto!-
Scoppio a ridere alla sua faccia a metà fra lo scandalizzato e lo schifato, mi vengogno addirittura le lacrime agli occhi.
-Va bene, vorrà dire che ti aiuterò a studiare- sbuffa.
-Lo farai veramente?-
-Già lo faccio con Cristianito, non è un problema-
-Grazie Cris- senza collegare lo abbraccio di slancio e lui ricambia la stretta.
Mi stacco solo quando inizio a delineare a mente i muscoli marmorei che sento sotto di me, dandomi da sola della pervertita.
-Direi che sia ora anche per noi di andare a dormire-
-Sì hai ragione, poi domani arriva mia madre a riportare Abelinha e Marosca a casa-
-Chi?-
-Sono i miei cani, Abelinha l'ho chiamata così perché era il mio soprannome quando avevo 10 anni-
-Abelinha? E cosa vuol dire?-
-Ape ... perché dribblavo tutti e zigzagavo come un'ape-
-Ahahah sul serio? Che soprannome carino. Ci sono altre cose che dovrei sapere di te e che posso sapere da te?-
-Non saprei, ci sarebbe la lista delle ex, ma non credo possa ...-
-No infatti, buonanotte Cris-
Lui mi avvicina a sé e mi stampa un bacio sulla guancia.
-Sai non mi dispiace darti la buonanotte di persona-
-E a me non dispiace riceverla-
Mi rifugio nella mia camera in un lampo.
Dopo essermi cambiata con un pigiama leggero mi infilo nell'enorme letto a due piazze, il materasso è così morbido che mi sembra di sprofondare sul pavimento, ma ci metto un niente a cadere in un sonno profondo in questa casa sconosciuta ma con delle persone che sento potrebbero diventare parte della mia famiglia.

Angolo dell'autrice ....
Come avete probabilmente già notato ho iniziato a tradurre per metà i dialoghi, almeno da capire cosa si dicono fra loro padre e figlio.
Ditemi cosa ne pensate, mentre io mi scuso di nuovo del ritardo ^-^
Saluti
Artemide BlueMoon

La testa nel palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora