Capitolo 22

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-Santiago Bernabeu!- dico al tassista e lui schizza via più veloce possibile, sentendo l'urgenza nella mia voce.
Le vie di Madrid ci avvolgono, le luci si stanno accendendo ai bordi delle strade.
-¿Que tiempo es futbol, Real Madrid y Barcelona?- chiedo al taxista cercando di farmi capire. Se questa storia andrà a buon fine prenderò lezioni di spagnolo, non posso continuare così!
-Primo, señorita. Tra due minuti sarà fischiato l'intervallo-
-Grazie al cielo ... ma lei parla italiano!-
-Per sua fortuna direi, perché così di fretta?-
-Ecco ... non so se posso ...-
-Andiamo! Conosco le storie di quasi tutta Madrid, eppure non sono mai uscite da questo logoro tassì. C'è stato un uomo che tradiva la moglie con un altro uomo, una donna incinta insicura sul padre del bambino, una coppia di omosessuali scappati di casa, una donna fuggita da un uomo violento, un detective alla ricerca della moglie, un poliziotto con l'auto in panne per aver gettato il manganello sul motore, un panettiere con la bici sotto braccio. Le ho sentite tutte, ormai i miei passeggeri fanno a gara di originalità-
-E cosa si vince?-
-Il passaggio gratis, ma sappi, se vuoi partecipare, che sono poche le cose che mi impressionano-
-Di sicuro avrà già sentito la storia della ragazza innamorata-
-Ci puoi scommettere-
-Bè io ho incontrato Cristiano in un pub, in Italia, anche se lui vive a Madrid. Non c'è molto da raccontare, a dire il vero. Ci siamo messaggiati per un certo periodo e poi nel momento del bisogno mi ha invitata a stare a casa sua qui in città. All'inizio rifiutavo i sentimenti che provavo verso di lui, in fondo viviamo in due modi diversi e pensavo mi sarebbe stato difficile adattarmi-
-Fin'ora non ho sentito nulla di nuovo-
-Mi lasci finire! Mi ha introdotta al suo mondo, mi ha fatto conoscere suo figli, i suoi amici, i suoi bellissimi cani ... insomma eravamo amici. Per questo abbiamo aspettato quasi la fine della mia permanenza da lui per dichiararci. Abbiamo passato due giorni magici, finché non ho avuto la brutta idea di dirgli di non credere ai suoi sentimenti solo per farmi odiare e così lasciare. Non credevo alle relazioni a distanza e non volevo farlo stare male, lo amavo abbastanza per potermi fare carico di tutto il dolore. Così lui in segreto mi ha dato del sonnifero e si è accordato con i miei migliori amici per farmi credere che avessi sognato tutto. Solo recentemente ho capito il loro inganno, mi sono sentita tradita dai miei migliori amici, anche se ora capisco che fosse solo un vano tentativo mirato a misurare il dolore del distacco. Un'ora fa ho conseguito la laurea in legge e mi sono precipitata qui-
-Lo troverà al Bernabeu? Ne è sicura?-
-Sicurissima. Non si perderebbe mai una partita del Real Madrid-
-Señorita, siamo quasi arrivati, ma da qua non posso proseguire se non ho alcuni permessi. Mi sa che dovrà andare a trovare il suo Cristiano a piedi. Lo stadio è laggiù-
-La ringrazio lo stesso, ora so di essere in tempo- gli dico mentre mi tolgo i tacchi, pronta a correre in mezzo all'affollato parcheggio dello stadio -La mia storia non l'ha convinta-
-La fine è entusiasmante, ma ... manca quel non so che ...-
-Va bene, non glielo volevo dire perché pensavo non mi avrebbe creduto, ma il mio lui è là dentro in campo-
-È uno dei giocatori?-
-È Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro-
L'uomo spalanca la bocca e mi guarda con gli occhi sgranati, ammicca leggermente mentre scendo dall'auto.
-Quanto le devo?- metto già mano alla borsa, ma lui mi ferma.
-Solo il tuo nome, che spero sia presto associato a quello di Ronaldo-
-Vuole dire che lei mi crede?- tocca a me essere sbalordita.
-Sei stata convincente-
-E finora lei non ha mai accompagnato spasimanti di vip?-
-Non che fossero mai andate così vicine. Se in futuro avrà bisogno di un taxi in Madrid chieda pure di Luiz, che sono io-
-Molto piacere Luiz, il mio nome è Giuliana ...-
-... Ronaldo, ma certo! Spero di poterti accompagnare presto, così mi terrai aggiornato. Ora corri a riprenderti ciò che è tuo e ricorda che io tifo per te, oltre che per il Real-
Un radioso sorriso mi fiorisce sulle labbra mentre corro a perdifiato per il parcheggio, la gonna che mi si alza e che devo sistemare ogni due per tre, pur di avere un minimo di decenza.
Per fortuna non trovo sorveglianza ai cancelli, forse perché uso l'entrata che mi ricordavo di aver usato la volta scorsa e cioè una di servizio sul retro, non chiusa per il via vai di rifornimento degli spogliatoi.
Mi mischio e confondo senza nessun problema fra i fattorini.
Deve essere finito da poco l'intervallo, dato il casino che trovo in giro. Nessuno bada a me, nessuno a parte una bassa figura che sta uscendo dagli spogliatoi. Lo riconosco a stento perché ora è biondo, ma è Neymar.
-Ney!- gli corro incontro con la velocità permessami dai tacchi che ho rimesso, per poter dimostrare di non essere una ragazzina minorenne che si è persa.
-Bellissima! Cosa ci fai qui?- mi chiede mentre mi stringe tra le sue braccia, è un po' sudato e abbracciarlo a mia volta mi farebbe leggermente schifo.
-Sono venuta per fare pace con Cris-
-Dopo tutto quello che ti ha fatto? Ma ne sei sicura?-
-Sì ...sì ciò che è successo è stato per colpa mia. Ho avuto paura dei miei e dei suoi sentimenti, ma ora ho capito e non ho più intenzione di scappare-
Mi prende per un braccio e mi coduce lungo il corridoio, dove non lo so. Sembra davvero felice di vedermi e nella sua stretta c'è un grande affetto.
-È per questo che ti sei messa così in tiro?-
-No, sono appena uscita dalla facoltà dove ho preso la laurea in giurisprudenza. In borsa ho ancora la corona d'alloro-
-E brava la nostra saputella!- un'altra voce si fa sentire. È Marcelo, venuto dalla direzione opposta alla nostra. Anche lui ha un largo sorriso sulle labbra e mi saluta con due pacche amichevoli ed affettuose sulla testa. Odio chi mi tocca i capelli, ma per questa volta passa.
-Come sta andando la partita?- chiedo alla mia scorta.
-Ferma sullo 0-0, Ronnie si è pure fatto male- sbuffa il riccio e Neymar lo fulmina con lo sguardo, non avrebbe dovuto dirlo.
Mi gelo sul posto, l'ansia che blocca il respiro in gola.
-Cosa ... cosa si è fatto?-
-In un fallo qualcuno gli ha dato una scarpata, l'ultima volta che l'ho visto aveva l'occhio pieno di sangue. È per questo che ora la partita è ferma. Aspettano tutti di sapere come stia-
Mi avvio più risoluta verso la fine di questo maledetto corridoio. Voglio vedere Cristiano subito, voglio rendermi utile e voglio che stia bene.
Sbuchiamo direttamente sul campo. È una sensazione sgradevole quella del casino dello stadio, le urla, i colori, le luci, tutto punta a disorientare chi vi entri.
Se non fosse stato per Neymar e Marcelo mi sarei persa, sono sempre loro ad allontanare i membri della sicurezza che si avvicinano, pronti a catturarmi e portarmi via, lontano.

Angolo dell'autrice ...
Voglio precisare che non conosco minimamente come funzioni uno stadio, non essendoci mai stata, ma questo è quello che immagino succeda nei retroscena.
Ancora poco e finalmente potremo rivedere quei due insieme. Quanto ci sperate in realtà? Perché potrei anche non farli più vedere.
Ditemi voi.
Saluti
Artemide BlueMoon

La testa nel palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora