Un aiuto diffidente

73 5 6
                                    

E' da un po' che sono in questo posto, mi fa' ancora strano essere in compagnia di umani; l'uomo appena entrai nella sua casa corse a prendere delle bende per fasciarmi l'ala, mi curò la ferita disinfettandola e bendandola; potevo però sentire ancora dei sentimenti di paura da lui nei miei confronti, ma questo lo comprendo... dopo il colpo che gli avevo inflitto.

Per ora non mi preoccupo della sua presenza però, penso piuttosto a tenerlo d'occhio in caso lui cerchi in qualsiasi modo di contattare altri umani...in questa condizione non credo sarebbe facile sfuggire...

L'uomo dopo aver finito di fasciarmi andò in cucina a prepararmi qualcosa da mangiare, dopo aver teorizzato il perchè ero li suppongo...Rimasi da sola con il bambino che mi osservava incuriosito, mi sentivo un po' a disagio; dopo un minuto di continuo fissare, il bambino mi si avvicinò e iniziò a giocare con l'ala sana (quella d'angelo), non capivo perchè gli piaceva così tanto, ma dopo un po', mi ritrovai a scherzare con lui mentre aspettavo che il padre ritornasse; quando l'uomo tornò aveva nelle mani due piatti di cibo. Pensavo tornasse in cucina a prendere un piatto anche per lui ma, si sedette su una sedia a guardare il suo bambino e me mangiare, mi fece un po' pena e allora decisi di alzarmi da terra e dargli il mio piatto, ne ha più bisogno lui di me ora.

L'uomo perplesso accetto il piatto e iniziò a mangiare come se non mangiasse da giorni...ma penso che sia proprio il perchè della sua voracità; mi risedetti a terra e iniziai a guardarmi attorno, la casa era molto malridotta: la carta da parati era distrutta o addirittura assente in alcuni punti, non aveva decorazioni di alcun tipo, gli unici mobili erano le due sedie in cui erano seduti padre e figlio, le fonti di luce tipo lampade o lampadari erano assenti a parte l'unica candela che avevo notato vicino ad alcuni scatoloni delle provviste in cucina, sempre più osservavo il piano terra dalla sala principale dove mi trovavo, più questa casa mi pareva un rifugio di fortuna dalla guerra...

Il giorno passò e arrivò presto sera, non avevo detto una parola da quando mi aveva visto l'uomo, e lui se ne era accorto, infatti cercava di farmi parlare facendomi qualsiasi tipo di domanda: chi sei? Da dove vieni? Come sta l'ala? Ma io nulla, nemmeno una parola, non mi fidavo ancora di quell'essere, e non potevo farlo anche dopo ciò che la sua razza fece quando ero ancora piccola al mio unico amico.

Ad un tratto l'uomo, mentre io stavo giocando con il suo bambino, mi si avvicinò, prese il bambino in braccio e mi disse di seguirlo alla "camera da letto"; non credo si possa definire così almeno quel posto, quando entrammo notai che c'erano solamente una coperta gigante e due cuscini a terra. Questo mi fece convincere ancora di più che questa casa era veramente un rifugio di fortuna per questi due. L'uomo adagiò il bambino, che nel mentre aveva preso sonno nelle sue braccia, sopra la coperta con la testa appoggiata al cuscino, e poi si distese anche lui, ma non cercava di dormire, stava continuando a fissarmi mentre ero seduta a terra appoggiata al muro per assicurarsi che non provassi a fare qualcosa di strano. Feci finta di dormire fino a che non prese sonno, dopodiché mi alzai e mi avvicinai alla finestra nell'altra stanza, li mi misi a pensare di cosa fosse successo oggi ed il perchè ebbi salvato lo stesso uomo che mi ebbe colpito e cercato di uccidermi poco prima; andai avanti a riflettere senza trovare una spiegazione a quelle domande, e ci rinunciai, allora decisi di tornare nella stanza da letto e dormire. Ritornai in quella stanza e vidi che i due, soprattutto il bambino, stavano gelando dal freddo, mi resi conto che io non essendo umano non me ne ero accorta, all'ora decisi di fare una cosa che non avrei mai fatto prima d'ora. Facendo piano mi misi in mezzo ai due e usai le mie ali per coprirli, questo li fece smettere di tremare, e senza accorgermi mi misi a dormire anch'io.

Il giorno seguente, mentre dormivo, il padre si svegliò e si accorse della situazione. Non sapeva come reagire e quindi decise di fare piano, appoggiare la mia ala da diavolo sulla coperta e andare in cucina a preparare qualcosa per la colazione. Dormii ancora per qualche ora dopo il risveglio del padre, la cosa che mi svegliò fu' il bambino che, guardando l'ala, mi fece il solletico, a quel punto mi alzai e andammo insieme dal padre, ma prima ancora di arrivare alle scale per andare al piano inferiore, il padre ci venne incontro agitatissimo, non riuscivo a capire cosa stesse accadendo ma lui mi fece segno di andare, con la scala, nella soffitta, e dal suo stato d'animo capii che avrei dovuto farlo anche in fretta. Salii in soffitta e lui chiuse la botola togliendo la scala. Dopo neanche un minuto sentii bussare vigorosamente alla porta, l'uomo aprì con il bimbo in braccio...li vidi attraverso una crepa del pavimento della soffitta, erano loro, lo squadrone che continuava a braccarmi da quando erano venuti a conoscenza della mia presenza in questo regno...ma cosa ci fanno qui? Lui non li ha chiamati ne sono sicura, ma allora cosa vogliono?

Come può sopravvivere...una ragazza come me?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora