Metafore

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Finalmente il segno che aspettavo, come una miscredente per ciò che non posso vedere, è arrivato.
E tu?
Tu mi lanci l'amo e poi mi lasci lì. Io tiro la lenza mentre tu, distratto, sei girato dall'altra parte.
Chissà cosa guardi, non riesco a vederlo, il riflesso del sole calante sull'acqua mi occulta il fine del tuo sguardo.
Mi sento confusa sfilandomi l'arnese dalla carne trafitta, ma, senza lasciarlo portare via dalla corrente, mi aggrappo all'ultima speranza.
Forse hai capito più di quel che pensavo sulle mie persone, forse hai capito che far attendere la bestia, rimanere davanti la porta della sua gabbia ma senza aprirla la fa andare su tutte le furie. Ma questo è bene dopotutto, la paura dovrebbe sorgere nel momento in cui la bestia si acquieti, e si metta a sedere in un angolino senza reazioni al tuo passaggio davanti alla sbarra delle carceri.
Oppure semplicemente sei stato abbagliato e hai visto un fiore in una cartaccia, ed ora stai cercando di rimediare alle tue parole posizionate in modo non veramente voluto.
Oppure chissà, in quel bagliore c'è semplicemente un pesce più grosso, e da un momento all'altro mi sfilerai l'amo dalle dita tremanti per lanciarlo in un'altra direzione,
Di nuovo.
Ma dopotutto chi vuole stare con una che scrive solo a metafore? 

Pazzia su cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora