Capitolo 9.

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Hermione decise di andare alla ricerca della cucina e quando finalmente la trovò rimase letteralmente a bocca aperta. C'era passata davanti due volte e non aveva capito che quella era la cucina per un ottima ragione: era immensa e a padroneggiare nella stanza era un enorme tavolo di legno massiccio con quattro sedie, una per ogni lato. Quel tavolo era veramente enorme e Hermione per qualche minuto non riuscì a pensare ad altro: i due capotavola per parlarsi avrebbero dovuto usare un gufo messaggero perché non si sarebbero sentiti neanche urlando. Dietro a quel tavolo enorme c'era una cucina in legno di un color caramello veramente bello. La ragazza si mise a curiosare tra i vari cassetti e ripiani alla ricerca di qualcosa di commestibile, chiedendosi dove fossero gli elfi domestici. Non che le dispiacesse il non vederli, ma era strano: quelle creaturine erano sempre pronte a servire in caso di bisogno e di solito in cucina c'era sempre qualche elfo domestico in ogni famiglia. Finalmente trovò una torta nel ripiano superiore, era ancora intera e le dispiaceva un po' tagliarla, ma lei aveva fame e non aveva trovato niente di meglio. Così si accomodò in quell'immenso tavolo con un tovagliolo, una fetta di torta e un bicchiere d'acqua. Immediatamente un grande senso di solitudine la invase: forse per colpa del tavolo, forse per colpa della notte passata o forse per colpa del Manor.

Sono da sola a mangiare un'ottima torta alle mele in una casa enorme. Cinque anni fa comprai la mia casa proprio perché era piccola, non troppo ma abbastanza per non farmi sentire sola. Allora non lo sapevo, ma ora lo so: questo senso di solitudine mi ha sempre accompagnato da quando mi sono allontanata dalla mia famiglia. All'epoca stavo con Ron: eravamo felici e circondati da amici, ma già a quel tempo doveva allontanarsi per le trasferte e io mi ritrovavo a casa da sola. Sempre sola. Poi quando Ron se ne andò cercai di compensare quel vuoto lavorando: era al Ministero venti ore su ventiquattro solo perché avevo bisogno di dormire; e poi mi imbattei nei processi contro i Mangiamorte, ironia della sorte mi ero offerta volontaria per seguirli proprio il giorno in cui processarono Draco Malfoy. Quel giorno cambiai di nuovo strada: Malfoy venne ad abitare con me e io incomincia a riprendere un ritmo di lavoro normale. Non che ci parlassimo molto o andassimo d'amore e d'accordo, ma la sua sola presenza bastava per tenermi calma, per tenere a bada quel senso di vuoto tanto vasto in me da potermi distruggere. Ora capisco tutto, ma allora credevo solo che avere Malfoy in casa fosse un mio dovere, credevo che comprare quella casa fosse l'occasione giusta per mantenermi tra i due mondi, per mantenere un legame con i babbani perché io in parte sono una di loro. Ma erano tutte bugie: io volevo stare tra ibabbani per mantenere un flebile legame con i miei genitori, perché mi mancano e senza loro mi sento sola. Comprendere tutto ciò è come una doccia fredda, ma mi si gela il sangue nelle vene quando capisco che ho permesso a Malfoy di stare a casa mia dopo il tempo necessario perché mi sono affezionata a lui, perché provo qualcosa per lui. Cazzo. Mi sento sola perché lui non è vicino a me; quando è al mio fianco il vuoto scompare. Cazzo.

Senza finire la torta Hermione si diresse di corsa verso i sotterranei, senza pensare al male e alla sofferenza provata in quel luogo, e aprì la porta facendo sobbalzare dallo spavento il giovane.

-Cazzo Mezzosangue stavo per rimetterci una mano per colpa tua-

-Non mi importa-

Draco le rivolse la sua occhiata da "tu sei pazza, lo sai?" e quel sopracciglio alzato catturò l'attenzione di Hermione. Le ricordò che davanti a lei c'era un bellissimo ragazzo dagli occhi spettacolari, capaci di incantarti. Gli corse incontro e, senza dargli tempo di muoversi, gli prese il volto tra le mani e lo baciò. Un bacio prima incerto, poi passionale e travolgente.

Malfoy ebbe un momento di smarrimento, poi la sollevò da terra e la sistemò sul tavolo vicino a loro. La strinse contro di sé e sentire quel corpo caldo e morbido contro il suo gli fece quasi dimenticare cosa stesse facendo prima. Si staccò da lei a fatica, si allontanò di poco per mettere l'ultimo ingrediente nella pozione e ritornò dalla sua Mezzosangue. Aveva pensato di doverla corteggiare, che sarebbe stato difficile conquistarla, ma evidentemente si sbagliava. Voleva chiederle spiegazioni, ma più di tutto voleva essere di nuovo dentro quel corpo caldo.

Due Ragazzi Un Po' SpecialiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora