'Litlaus - Attenta a ciò che desideri vedere' di Saintjupiter

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Titolo: Litlaus - Attenta a ciò che desideri vedere

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Titolo: Litlaus - Attenta a ciò che desideri vedere

Autore: Saintjupiter

Genere: Thriller/Paranormale

Tipologia: Romanzo

Stato: In corso - Primo libro della trilogia "Deadly Eye"

Rating: Giallo

Avvertimenti: Violenza, Contenuti forti, Tematiche delicate. Tutto questo è trattato con le dovute precauzioni, eh. Sono estremamente sensibile anch'io!


T

rama:

Lóreley Dubois lascia la sua cittadina natia, Selfoss, un comune disperso tra le steppe islandesi di circa seimila anime, per trasferirsi a Reykjavík come studentessa a tempo pieno: vinta una borsa di studio e fatto pace con una mamma bacchettona, frequenta il primo anno dell'Università privata Fær Øer. Vive alla giornata e sogna in grande, speranzosa di poter raggiungere suo padre nella bella Europa tra le floride campagne attorno Saint-Médard, Francia.
La sua particolarità? Essere una medium. Vede ciò che è e ciò che è stato, albergando nei corpi di sconosciuti prossimi alla morte; è un tramite per le anime perse e alla ricerca di pace. Ma il tempo dei giochi è finito: qualcosa la lega indissolubilmente a Gaël Elíassòn, universitario tremendamente affascinante, quanto solitario e silenzioso. Ciò che rapisce di lui è lo sguardo vacuo con cui percorre ogni singolo scorcio di muro e pavimento. Sì, perché Gaël è cieco: un incidente gli negò la vista nell'adolescenza, così come la socialità e l'allegria.
Lór cova nel cuore un amaro presentimento.
Una serie di efferati omicidi scuote la capitale d'Islanda da poco più di vent'anni: L'Angelo del Lunedì, Paskúm, ha un preciso scopo, una meta prefissata. Sta cercando qualcosa, qualcosa che solo Lóreley possiede.
Ma cosa fare quando sei gli occhi della vittima e non dell'assassino?
Sfuggire diviene impossibile.
Se la morte avanza, la vita retrocede, come in un valzer.

Copyright ©Saintjupiter, tutti i diritti riservati.

L'idea per Litlaus mi è piombata in testa come un fulmine a ciel sereno. È una delle mie storie più recenti ed è decisamente un genere mai provato prima. I thriller mi hanno sempre stregata, ma non mi era mai saltata in mente l'idea di scriverne uno perché non mi reputavo (tuttora) all'altezza di qualcosa di simile. Ma complicarmi la vita è nel mio stile e quindi... yuppi! Litlaus raccoglie dentro di sé quel che più mi affascina da sempre: l'oltremondo, sprazzi di cultura celtica, i thriller e l'Islanda. Fin da subito mi è sembrata un ottimo mix e questo ha colpito anche i miei pochi lettori: ci tengo a ringraziarli brevemente tutti quanti, la mia autostima è cresciuta grazie a voi! E un grazie a chi m'incoraggia e butta sempre un occhio in più sugli eventuali errori presenti in ogni parte. Correggere i capitoli almeno sei volte al giorno è il mio tallone d'Achille...

Qualche curiosità extra (allunghiamo il brodo!):

-Nella prima stesura delle bozze, il vero nome di Lóreley sarebbe dovuto essere Stulka (letteralmente "ragazza" in islandese) poiché suo padre, di origini francesi, voleva appiopparle il nome di sua nonna materna, Cléophée. Essendo un nome non presente nei registri dello Stato Islandese, quest'ultimo l'avrebbe successivamente registrata con quest'alternativa, sotto il consenso di sua madre Anaïs.

-Bergljót, la migliore amica di Lóreley, è ispirata al personaggio di Chloe Price del videogioco "Life is Strange".

-Il nome della storia è legato alla scarnificazione presente sul braccio di un personaggio all'interno del racconto. (Taccio, altrimenti son spoiler!)

-Ho cambiato circa sette volte il nome dell'Università, fino a giungere alla travagliata "Fær Øer".

-Una canzone che mi sta particolarmente aiutando con la stesura della storia è "Not Dead" dei Girls in Hawaii. Credo che la rispecchi al meglio e, sempre in buona fede, ne consiglio l'ascolto!

-Bergljót è una fan sfegatata dei Sigur Rós, proprio come me. Nel corso della storia, per cui, farò spesso riferimento a questa mia band preferita.

In sintesi, Litlaus mi rispecchia in tutto e per tutto, a partire dalla creazione dei personaggi: la protagonista Lóreley Anaïsdóttir Dubois è un'universitaria alle "prime armi" che, avendo vissuto tutta una vita lontana dalla caotica vita urbana, si ritrova catapultata nella capitale islandese da un giorno all'altro. A complicare le cose ci sono le sue visioni che non le danno tregua e un dispiacere che non l'ha mai abbandonata del tutto. Si vanno a contrapporre alla sua indole piuttosto chiusa dei personaggi che, nella loro varietà, prendono spunto dalla realtà quotidiana che mi circonda: le sorelle Bersídóttir rappresentano al meglio il mio perenne contrasto con la religione, la professoressa Hilda Stewart il rimorso e il voler vivere nel passato, Dísella la paura di andare via e, al contempo, tornare.

E... niente. Litlaus è una delle mie piccole gioie e spero possa coinvolgervi proprio come sta coinvolgendo me durante la stesura!


E

stratto:

Sorpassati i primi due edifici, delle grida fecero gelare il sangue nelle venne delle tre. Ber sfilò il cellulare, accedendo la torcia in dotazione. Con uno scatto cominciò a correre a perdifiato lungo l'intero campetto da tennis, sorpassando anche quelli di basket e pallavolo. Quelle urla provenivano dal boschetto ben curato, delimitante dell'istituto: le grida a squarciagola erano di Lóreley, Ber riconobbe la sua voce.
-La mia testa, diavolo, ridatemi la mia testa!
Col gracchiare delle foglie secche sotto le scarpe, Edith, Gíta e Bergljót giunsero in un piccolo spiazzale, vegliato solo da un albero centenario. L'uomo se ne stava in disparte, la torcia tra le mani e un'espressione decisamente terrorizzata dipinta sul volto, mentre la ragazza si contorceva accanto la sequoia; batteva i piedi a terra e gesticolava come una forsennata, sbraitando al nulla. Ma quel che più incuteva timore era il suo sguardo: vuoto, pallido, assente. Le sue iridi chiare non c'erano più, inghiottite da chissà che cosa. Aveva le guance rosse per il troppo urlare, rese lucide dalle lacrime che stava versando.
-Da quanto fa così?- Gíta si avvicinò all'uomo, rischiando di incespicare nei suoi stessi piedi. Quasi dovette strillare per surclassare le urla di Lóreley.
Lui aprì la bocca un paio di volte per parlare, spaesato, ma a stento riusciva ad arrestare il tremore che gli scuoteva entrambe le mani.
-N-non lo so, davvero- fece il trentenne, pallido in viso, -è per caso sonnambula?

-N-non lo so, davvero- fece il trentenne, pallido in viso, -è per caso sonnambula?

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