PROVACI

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《Duecento anni e sei sempre lo stesso caprone...》
Giselle lo fissava con disgusto,quasi come se volesse ripudiarlo,negare la persona che aveva vegliato su di lei per decenni,che aveva svolto ogni losco affare a lui assegnato e che aveva devoluto ogni istante della propria esistenza a lei,la sua signora,eccola lì a braccia conserte a fissare la sagoma di Leonte nella penombra con aria superficiale.
《Zotico ed ignorante》continuò
Poi il suo sguardo si posò sulle due donne che erano al seguito del suo servo,le scrutò disgustata,disturbata dalla loro persona,percepiva che quelle donnine erano alla pari di un'ameba,di un'insetto da schiacciare
《Per voi due ho in serbo una bella sorpresa》Disse con ghigno diabolico la fattucchiera.
《Krukesty,perché non fai accomodare le due "signore" nella stanza"speciale"》Quella parola,quel "speciale" lo sottolineò con enfasi,come se quella parola racchiudere mille sfumature,come se non si sapesse se temere quel SPECIALE o essere onorati di vedere quella stanza,di poterci mettere piede.
Le due donne non colsero le sfaccettature di quella parola e come due oche incominciarono a ridacchiare e bisbigliare tra di loro,erano entusiaste ed incantate dalla maga e dalla sua stanza "speciale",ma per loro ci sarebbero state ben altre sorprese.

Nel frattempo in una stanza al piano superiore Victor aveva aperto i suoi grandi e tormentati occhi blu,iniziò a muovere lentamente le dita della mano mentre era ancora steso orizzontalmente sul grande letto a baldacchino con tanto di tende sudice ed ingiallite dal trascorrere lento dei giorni.
Tutti i suoi muscoli erano intorpiditi, gli sembrava di essere come un vecchio paio di pantaloni lasciati ad asciugare troppo tempo al caldo sole e che faticavi a piegare e sgualcire con le mani.

Provò a mettersi seduto ma erano secoli che non muoveva un'arto e tutto quel movimento gli provocò atroci dolori ai legamenti,i crampi lo fecero imprecare nella sua testa,ciò che si vedeva dall'esterno della sua mente era soltanto l'espressione di sofferenza sul suo volto,una smorfia tragicomica su quella faccia da schiaffi faceva da padrona.

Victor sapeva di dover essere il più silenzioso possibile o avrebbe attirato in quella stanza Krukesty e sarebbero stati cavoli amari.

Frankenstein non aveva idea di che ore,giorno o mese fosse era rimasto tutto quel tempo fisso ed immobile in quel letto,che ormai aveva smesso di contare quante volte il sole sorgeva e tramontava,per la verità non lo sapeva nemmeno dato che le finestre della stanza nella quale dimorava erano state accuratamente serrate,ma nella sua mente la terra faceva il suo ciclo ogni santissimo giorno.

《Bene...》 Disse il dottore mentre cercava d'alzarsi dal soffice materasso;i suoi occhi perlustravano velocemente ogni angolo della stanza in cerca di qualcosa che avrebbe potuto fungere da arma di difesa o meglio d'attacco,contro i suoi rapitori,ma la stanza non aveva altro che quel sudicio letto ed una cassapanca consumata dalle tarle.

Victor cercò d'aprirla senza farla scricchiolare,lentamente con movimenti decisi,i suoi nervi erano tesi come corde di violino,ma non poteva permettersi di farsi prendere dal panico.In gioco vi era la sua vita e già aveva perso tutto.

Al suo interno non vi trovò altro che vecchi abiti di sua madre Elisabeth.
Il dottore era sempre parso agli occhi di tutti come un cinico senza cuore,egocentrico e pazzo,ma una lacrima fu lasciata scorrere sulle sue gote che però non proseguì il suo tragitto perché restò imprigionata nell'accenno di barba bionda e ruvida.

《Basta》Disse mentre asciugata quell'unica e solitaria lacrima con la manica della sua vecchia giacca grigia,poi continuò 《devo andare via di qui,devo trovare Dean》.

Victor non aveva idea né che fossero passati duecento anni né che Dean fosse stato ucciso brutalmente da quel gitano che gli aveva rovinato la vita.Il suo maggiordomo era stato tutto per lui e non aveva mai pensato che un giorno potesse venire a mancare.

Scavò accuratamente in quel baule finché non vi trovò uno spadino appartenuto a suo nonno.
Era ormai arrugginito ma era sempre meglio di nulla.

Frankenstein lo prese e lo impugnò saldamente,le sue mani tremavano ed il suo cuore scalpitava ma la paura non era amica,non gli sarebbe stata di alcun aiuto.Victor scacciò via quello stato ed invocò tutto il coraggio che possedeva,fin all'ultima briciola che risiedeva nei meandri più buii della sua anima.

S'alzò da terra e sempre tenendo quel vecchio cimelio tra le dita s'accostò alla finestra che era stata tappata da delle tavole di legno fradicio,Victor con una mano tentava di rimuoverle mentre con l'altra teneva salda l'arma in caso d'eventuale pericolo. Ma le tavole non ne volevano sapere di venir via,il dottore ormai affannato incominciò ad imprecare e sfogare la sua rabbia e frustrazione contro quei maledetti pezzi di legno.《Diamine,stupide tavole,stupido zingaro,stronza di una fattucchiera,giuro che vi ammazzerò》.

D'un tratto Victor udì dei passi,erano lontani ma doveva sbrigarsi o sarebbe ricaduto nelle mani di quei due scellerati.

Tentò di rimuoverle con tutta la forza che aveva ma nulla,fu solo un chiodo a cedere,gli altri sei restavano aggrappati saldamente all'infisso della finestra.

《Victor, pensa su pensa...》si grattava la nuca e andava a passo svelto e deciso a destra e sinistra come una pallina pazza,poi di colpo i suoi piedi si puntarono al parquet e sgranò gli occhi《ci sono!》prese lo spadino che aveva riposto a terra e lo inserì tra l'infisso e la tegola e incominciò a fare leva,il legno cominciò a scricchiolare ed i chiodi a scivolar via,ma i passi erano sempre più vicini,il sudore incominciò a grondare dalla fronte,con un ultimo sforzo Victor tirò via la tavola e la luce del sole lo travolse.Resto fermò per un po' ad inebriarsi di quei deboli raggi invernali,ma quel momento edilliaco venne cessato non appena quei passi furono troppo vicini alla porta,il pomello d'ottone cominciò a muoversi,il dottore fece un breve calcolo dell'altezza,non appena la porta s'aprì la sagoma di Leonte penetrò violentemente la stanza e gli occhi di Frankenstein, che nel frattempo era a cavalcioni sulla finestra che dava su una fitta boscaglia.

《Dottorino,non lo farai,sono cinque  metri e moriresti prima di toccare terra》,Victor lo sorrise beffardo e con saluto militare si gettò giù.

Krukesty corse alla finestra ma gli alberi ricoprivano il terreno e di Frankenstein non vi era traccia.《Cazzo》Disse battendo il pugno così forte sul davanzale che la mano incominciò a sangunargli.

NOTA AUTRICE
Salve ragazzi, lo sò è da tanto che non aggiorno ma ho avuto problemi, mi scuso e vi ringrazio di tutto,nonostante la mia assenza voi siete rimasti qui ❤❤❤.Presto cercherò d'aggiornare il più possibile nel frattempo che non avrò Internet mi leggerò le vostre storia.Ve se ama baci😘

FRANKENSTEIN?...SI SONO IO (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora