epilogo (parte I)

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epilogo, parte uno.

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sei mesi dopo.

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"Ashton, andrà tutto bene-"

"Non andrà fottutamente bene. Otto anni? Otto fottuti anni in prigione? Non posso farlo, Scarlett, tu non puoi farlo." Scosse la testa.

"Hai un altro processo tra poche settimane-"

"Hanno già ridotto la pena due volte. Non lo faranno di nuovo." Sbottò. La sentenza originale per un crimine così serio come la distribuzione e la vendita di eroina era di quindi anni.

Perché lui aveva dato alla polizia adeguate informazioni, inclusi i nomi di tutti quelli coinvolti, era stata ridotta a dieci.

Ma le autorità avevano sviluppato un senso di piacere verso Ashton, provavano pena per la sua storia e per il fatto che avesse affrontato tutto questo per aiutare suo fratello. Gli avevano offerto un lavoro part time con loro per simili casi di droga, ma non avrebbe potuto farlo prima di aver scontato la sua pena. E per questo la sua sentenza era stata ridotta di altri due anni, portandolo a passare otto anni in prigione.

"Deve esserci qualcos'altro-"

"Non c'è, maledizione. Non c'è niente. Non hanno nessun motivo per accorciarla e non lo faranno."

"Otto anni sono gestibili, voglio dire che io sarò al college per altri due anni e poi ho il tirocinio, quindi-"

"No, non mi aspetterai." Scosse la testa.

"Certo che lo farò." Urlai.

"No. Vivrai la tua maledetta vita normale, non aspetterai otto anni per me. Scarlett, è ridicolo."

"Farò quello che voglio mentre sei in prigione e questo significa che se voglio aspettarti lo farò."

"Scarlett-"

"Smettila di discutere con me. Sto cercando di aiutarti, Ashton. Per un anno e mezzo ti ho aiutato con tutto, quindi non dirmi di non aspettarti, okay? Non ho fatto tutto questo per niente." Lo fermai.

"Ma non devi-" iniziò a dire.

"Ma voglio farlo e lo farò. Fine della storia." Dissi.

"Mi dispiace." Si scusò.

"No."

"Cazzo, ti amo così tanto maledizione." Sospirò mentre si passava una mano tra i capelli, guardandomi con una serie di espressioni sul viso.

"Ti amo anche io, andrà tutto bene." Gli assicurai.

"Pensi che ridurranno di nuovo la pena?" Chiese.

"Si, lo penso. Vai a dormire, Ash, sei stanco."

"Vieni con me." Si lamentò.

"Ho del lavoro da fare, starai bene senza di me." Ridacchiai. Adesso ero tornata al college per il mio secondo anno e gli esami si stavano avvicinando. Era difficile studiare quando ero occupata con il caso di Ashton.

"Svegliami quando finisci, okay?"

"Certo." Mentì. Aveva bisogno di dormire e non l'avrei svegliato.

"Buonanotte, piccola." Sbadigliò.

"Buonanotte, Ash."

-

Dopo tre ore di ricerche, nessuna delle quali era collegata ai miei studi, sentivo il curoe battermi all'impazzata nel petto. Avevo trovato uno strano articolo, uno che era radicale e fuori dall'ordinario. Era un'idea, un'idea brillante. La migliore che avessi mai avuto.

Continuai a tenere gli occhi fissi sullo schermo. Cercai simili casi e ne trovai a centinaia, tutte prove che la cosa avrebbe funzionato.

Potevo farlo, avrebbe funzionato. La pena di Ashton sarebbe stata ridotta drasticamente, la cosa aveva funzionato in molti casi. Sarebbe stato meglio se fossimo stati sposati, ma non avevamo tempo per quello.

Gli articoli che avevo letto parlavano di famiglie o amici. C'era un fattore in particolare a cui non avevo pensato prima, ma era completamente possibile.

Con mani tremanti, gambe indolenzite e un viso pallido entrai in cucina verso lo scaffale, trovando immediatamente le pillole che stavo cercando.

Lessi l'etichetta attentamente, assicurandomi che fossero quelle giuste. Aprì lentamente il barattolo, gettando il contenuto sul pavimento.

Ashton non mi avrebbe mai perdonato.

Presi le pillole e andai verso il bagno.

Le gettai nel gabinetto, tirando lo sciacquone e guardando le pillole che sparivano.

Guardai la boccetta vuota e la lanciai nel cestino.

La pillola per il controllo delle nascite.

"Ashton?!" Urlai dal bagno.

"Si?" Disse con voce stanca. Era in camera da letto e probabilmente l'avevo svegliato, ma non mi importava. Mi tolsi subito i vestiti, gettandoli sul pavimento. Entrai in camera dove lui era steso senza maglietta.

"Hey." Lo salutai e lui mi guardò, occhi spalancati.

"Hey, piccola." Rispose con voce roca.

"Possiamo fare qualcosa di perverso questa notte, Papà?" Chiesi e i suoi occhi diventarono selvaggi. Si mise a sedere, sfregandosi velocemente gli occhi. Andai verso di lui, posando le mani sul suo petto.

"Cazzo, si." Disse in un sussurro.

Ambivalence | a.i traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora