thirty-nine

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"Allora inizia a parlare." Sbuffai mentre lui mi trascinava per la città verso l'ospedale. Era un giorno eccezionalmente affollato, visto che era metà maggio e il tempo era bello. Persone e turisti riempivano i marciapiedi. Mi piaceva vivere nella parte più turistica della città, ma non in giorni così.

"Ho bisogno che tu mi prometta una cosa, Scarlett." Disse mentre io rimanevo vicina a lui, la sua mano stretta sulla mia.

"Tutto." Annuì.

"Che non mi lascerai quando te lo dirò." Sussurrò, nervoso. Considerando che non mi aveva ancora detto niente era una promessa difficile da fare. Non volevo lasciarlo, ma se mi stava tradendo o se aveva ucciso qualcuno o qualcosa del genere –beh, c'erano solo delle cose che non potevo ignorare.

"Voglio dire –beh, e se stai scopando qualcun'altra?" Chiesi, cercando di sollevare l'umore, ma sembrò solo peggiorare le cose vista la sua espressione accigliata.

"Non ti sto tradendo, Scarlett. Ti amo ed è per questo che ho bisogno che tu rimanga." Spiegò.

"Lo farò, l'importante è che tu mi dica la verità." Gli assicurai e lui sospirò. Potevo sentire il palmo della sua mano sudato per il nervoso mentre faceva dei respiri profondi. Mi strinse la mano, tirandomi più vicino a se mentre continuava a muoversi tra il mare di persone. Senza guardarmi, abbassò la testa così che potessi sentirlo meglio.

"L'eroina è la droga più popolare a Boston." Disse come se fosse un maestro e mi stava dando un'informazione fattuale. Per un secondo sentì il cuore fermarsi nel mio petto, prima che capissi. Sapevo che si trattava di droga, ma dentro di me speravo che fosse qualcosa di diverso.

"E tu la vendi." Dissi, non era una domanda. Sapevo che doveva trattarsi di questo, a questo punto. Neanche lui era sorpreso che lo sapessi già.

"E io la vendo." Confermò. "Ma non è solo questo, Scarlett. Le persone per cui lavoro sono cattive persone e sono pericolosi." Mormorò a bassa voce.

"E' come la mafia?" Chiesi stupidamente. Dai pochi incontri che avevo avuto con queste persone immaginavo che fossero una versione inaccurata della mafia.

"Più o meno, penso che questo sia un modo di vedere la cosa. Voglio dire non è come il Padrino o qualcosa del genere, ma –non importa, sono in un sacco di guai adesso. E' iniziato tutto tranquillamente, dovevo vendere per avere abbastanza soldi per pagare i trattamenti e le operazioni di Henry, ma la cosa è peggiorata e si è ingrandita. Adesso non ho una via d'uscita." Spiegò con tono disperato. Sembrava triste e preoccupato e ancora non mi guardava.

"Ashton, lo capisco." Lo rassicurai. Non mi piaceva questa storia, ma non l'avrei giudicato, soprattutto perché aveva una buona ragione per farlo. Ma ero pronta a trovare un modo per liberarlo.

"Ma, Scarlett, sono nei guai." Disse con la voce ridotta ad un sussurro.

"Che tipo di guai? Guai legali?" Chiesi.

"Lo sarò. Sto cercando di uscirne, non voglio più farlo. Non voglio metterti in mezzo e non voglio mettere Henry in pericolo, posso trovare altri modi per fare soldi. Ma non è così semplice, non puoi solo andartene una volta che ci sei dentro." Scosse la testa, i suoi ricci si mossero senza la sicurezza della bandana.

"Aspetta, allora chi è quel ragazzo? Quello che abbiamo visto un po' di tempo fa e quello che ho visto con la pistola?" Chiesi adesso che avevo l'opportunità di fare domande.

"E' solo un mio collega, immagino. Non siamo davvero amici. La prima volta voleva solo parlare, ma la seconda stava cercando di spaventarti, spaventare me. L'altro giorno ho ricevuto una chiamata dal mio capo e il mio 'amico' era lì. Si è arrabbiato e mi ha pugnalato. Sto cercando di andarmene, ma loro non la considerano un'opzione." Spiegò velocemente. Adesso ogni pezzo iniziava ad avere senso.

"Ashton, devi trovare un modo per uscire da tutto questo." Dissi. Come aveva detto prima Luke, i compromessi andavano bene, ma non avrei gettato tutto all'aria per lui, nonostante quanto lo amassi. Non poteva essere coinvolto in qualcosa del genere, non solo per la mia salvezza ma anche per la sua e quella di Henry.

Smisi di parlare per un attimo, mentre venivamo momentaneamente separati dalla folla. Dopo aver spinto qualcuno lui afferrò di nuovo la mia mano.

"Andiamo, non posso perderti." Mormorò mentre mi trascinava fuori dalla folla. Sapevo che intendeva letteralmente e non in modo figurato.

"Possiamo andare via, potremmo trasferirci con Henry, io potrei studiare online e tu potresti trovare un lavoro-" iniziai a dire questi assurdi suggerimenti. Avrei fatto qualsiasi cosa per farlo uscire da questo casino e per metterlo al sicuro.

"So che sembra una buona idea, ma sinceramente è una cosa da pazzi. Non possiamo scappare. Mi piacerebbe poterlo fare e lo farei, Scarlett, ma non posso più scappare dai miei problemi." Scosse la testa e sapevo che aveva ragione.

"Ma non puoi più fare questo." Dissi. Ci fermammo davanti l'ospedale e il caos intorno a noi si era calmato.

"Non so cosa fare." Ammise dopo un attimo di silenzio.

"Penseremo a cosa fare." Gli assicurai, rivolgendogli un debole sorriso. Sinceramente non avevo idea su cosa fare. Ero un po' sopraffatta dalla verità e adesso incredibilmente preoccupata per lui, ma non volevo che lo sapesse. Non volevo essere spaventata o debole. Avremmo risolto tutto ed ero determinata nel rendere tutto perfetto.

"Sono felice di avertelo detto." Disse.

"Anche io." Sospirai.

"Grazie, per aver capito." Disse mentre mi stringeva la mano. Non volevo ammettere che la sua mano enorme mi stava facendo male, perché potevo dire che questo lo stava confortando.

"Pensavi che non avrei capito?"

"Pensavo che ti saresti arrabbiata o che mi avresti lasciato." Ammise con voce tremante.

"Sono solo arrabbiata del fatto che tu non me l'abbia detto prima. Ma non importa. Adesso, per il tuo bene, dobbiamo pensare a qualcosa." Dissi con tono serio e lui annuì.

"Ci penseremo dopo aver fatto visita a Henry. E' da un po' che mi sta rompendo per vederti." Alzò gli occhi al cielo. Ero più che felice di vederlo, nonostante fossi un po' scioccata da queste informazioni.

"Ancora una cosa." Dissi.

"Cosa?"

"Visto che hai detto che avevi paura che ti avrei lasciato, questo implica che stiamo insieme?" Chiesi. Sapevo che non era il momento migliore per chiederlo, ma adesso avevo finalmente l'opportunità di avere delle conferme e pensavo che fosse importante se dovevo far parte di tutto questo –della sua vita, includendo il suo segreto.

"Si, voglio dire, abbiamo scopato e sono innamorato di te, non è abbastanza?" Ridacchiò. Non capivo se stesse scherzando e questo mi fece diventare frustrata.

"Oh beh, ero solo preoccupata che-" Balbettai mente il suo viso si addolciva e allungava la mano libera per spostarmi una ciocca di capelli dal viso.

"Hey, non c'è niente di cui preoccuparsi –in realtà c'è un sacco di cui preoccuparsi, ma la condizione della nostra relazione non è una di queste cose." Mi assicurò mentre mi prendeva il viso tra le mani. Io feci un respiro profondo alle sue parole, grata della sua rassicurazione.

"Beh, è difficile non preoccuparsi quando non ne abbiamo mai parlato." Dissi.

"E lo stiamo facendo adesso. Quindi, Scarlett Lee Becker, vuoi essere la mia maledetta ragazza?" Chiese e non stava neanche scherzando.

"Ashton Fletcher Irwin, sarò la tua maledetta ragazza se tu sarai il mio maledetto ragazzo." Risposi e un sorriso si formò sul suo viso prima accigliato.

"Ne sarei molto felice." Rispose ed io risi, facendo ridere anche lui. Si avvicinò e mi baciò. "E mi dispiace per non avertelo detto prima."

"Ti perdono queste volta, Irwin." Lo presi in giro, ma non stavo scherzando. Lui rise e iniziò ad entrare nell'ospedale.

"Adesso andiamo ad intrattenere mio fratello per un'ora." Sospirò mentre mi posava un braccio sulle spalle.

Ambivalence | a.i traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora