The Heirs of Arkham ( in revisione )

11 : Il nuovo arrivato

POV. HARLIE
Era passata ormai una settimana dall'appuntamento con J...
Pensavo che l'avrebbe presa male, ma invece sembrava che per lui non fosse cambiato nulla.
Forse è meglio così, però... Va bene, non dovevo pensarci, in questo periodo stava andando tutto bene, perfino la scuola.
Ma mi ero alzata troppo tardi e stavo tardando a scuola, era meglio sbrigarsi.
Ero rimasta l'unica in casa.
Erano già andati tutti, quindi mi sbrigai e riuscii ad arrivare a scuola qualche minuto prima dell'ultima campanella.
Entrai in classe velocemente e mi sedetti al mio posto.
Enny: "Sei arrivata, finalmente."

Harlie: "Potevate anche svegliarmi."

Enny: "Ci abbiamo provato ma non ti svegliavi, quindi ce ne siamo andati."

Harlie: "Okay, okay."
La lezione iniziò.
Prof: "Vi voglio presentare il vostro nuovo compagno di classe."
Entrò un ragazzo alto, capelli castani molto scuri, quasi mori, con due occhi di un bellissimo azzurro.
Prof: "Bene, lui è Damian.
Puoi andare a sederti la infondo."
La professoressa indicò il posto vuoto accanto al mio.
La giornata passò velocemente, ma ebbi il tempo di esaminare i comportamenti del nuovo arrivato.
Sembrava abbastanza tranquillo, faceva molto il misterioso e non parlava con nessuno forse... perché si doveva ambientare, oppure era proprio così di suo... ma non credevo proprio.
Le lezioni finirono e ci incamminammo verso casa.
Mentre stavo camminando sentii un braccio che si appoggiava alla mia spalla.
J: "Allora, la bella addormentata si è svegliata tardi stamattina!"

Io: "Sì, ma potevi svegliarmi."

J: "Avevo pensato di buttare giù la porta, ma gli altri hanno detto che sarebbe stato un metodo poco delicato quindi mi sono arreso.
Comunqueee, ho visto che non smettevi di fissare quello nuovo."

Io: "Non è che lo fissavo, stavo solo cercando di capire il suo carattere dai comportamenti."

J: "In poche parole lo stavi fissando."

Carl: "No J, stava cercando di capire il comportamento del nuovo ragazzo dall'atteggiamento e da altre caratteristiche comportamentali."

J: "...Capito."

Io: "Ma voi due spawnate sempre in coppia?!"

J e Carl: "Sì!"
Dopo questa conversazione abbastanza strana velocizzai il passo.
Non so perché io lo abbia fatto, perché comunque abitavamo nella stessa casa quindi sarebbe stato inutile. Ma va be, ero troppo stanca per avere una conversazione con chiunque.
Quando fui a casa andai subito a dormire. Di nuovo non so il perché, ma ero stanchissima.
La giornata passò velocemente.
IL GIORNO DOPO
Entrai in classe prima degli altri credendo che sarei stata sola, ma invece c'era già Damian seduto al suo posto impegnato con il cellulare.
Mi sedetti al mio banco e mi misi ha leggere.
Damian: "Non mi sono presentato ieri, sono Damian."
E mi porse la mano, con lo sguardo però ancora fisso sul telefono.
Io: "Ciao, sono Harlie."
Mi presentai, stringendo la mano.
Damian: "Ho notato che ieri mi fissavi."

Io: "...ehm... forse."
Ero diventata tutta rossa, perché aveva appoggiato il telefono al banco e mi stava guardando.
Stava perfino ridendo... Aveva un bel sorriso.
Damian: "Tranquilla, mi succede spesso."
Mentre parlavamo entrarono in classe anche gli altri ragazzi.
POV J
Mentre entravo in classe vidi Harlie che parlava con il nuovo arrivato.
Non so il perché ma quel ragazzo non mi stava affatto ha genio.
Mi avvicinai ad Harlie .
Io: "Sei stata mattiniera oggi."

Harlie: "Sì, non volevo finire come ieri."

Damian: "Non eri poi così tanto in ritardo ieri, alla fine."

Harlie: "Mi sono quasi scordata.
J, lui è Damian, il ragazzo nuovo."

Damian: "Piacere, Damian Wayne."
Damian allungò la mano per stringere la mia.
Io: "Jack, chiamami tranquillamente J."
Ci stingiamo la mano e uno strano impulso mi sale per la spina dorsale, come una scarica elettrica.
Damian: "Piacere."

Io: "Ho capito bene, Wayne? Come il miliardario?"

Damian: "Sì,è mio padre.
Ma tranquillo, non sono un ricco viziato.
Non mi è mai piaciuto come ambiente."

Io: "Bene."
Andai al mio posto e per tutta la giornata lo guardai.
Non mi fidavo di lui, non sapevo perché, era una cosa che mi sentivo dentro quasi per natura.