Capitolo 17

1.8K 114 5
                                    

Benjamin.

Varco la soglia dell'ospedale con un sorriso spontaneo che, impossessatosi del mio volto così come la felicità del mio cuore, non ha intenzione di andare via, ma, in fondo, non lo voglio nemmeno.

Continuo a camminare, osservando tutti i dettagli di questo posto e perdendomi in essi, un vento caldo che mi accarezza il viso e non posso far a meno di sorridere ancora di più, pensando a quando fino a qualche giorno fa l'interesse nei confronti di queste piccole cose non mi avrebbero nemmeno sfiorato.

Da lontano riconosco la mia macchina sportiva nera e dalla tasca dei jeans estraggo le chiavi e ci giocherello per un po' quando mi avvicino.

Apro la portiera e faccio per entrare dentro, quando una voce mi interrompe e mi costringe a voltarmi in quella direzione.

"Benjamin."

Una voce. Quella voce.

Come per magia, la mia espressione che fino a un secondo fa era allegra e gioiosa, è diventata dura e piena di rabbia.

Le mie dita si stringono nei palmi formando due pugni e la mascella si contrae, mentre sento dentro di me la rabbia avanzare ogni secondo che passa.

"Benjamin." Ripete, poggiando una mano sulla mia spalla.

"Che cosa vuoi?" Sputo fuori le parole con durezza, incrociando i miei occhi con i suoi.

"Parlare con te." La sua voce è appena udibile per il basso tono con cui ha pronunciato queste parole, ma abbastanza alta per capire cosa ha detto.

"Non abbiamo nulla da dirci noi due." Rispondo incrociando le braccia al petto e appoggiandomi con la schiena alla portiera della macchina.

Un breve sospiro fuoriesce dalla sue labbra rossee e fissa lo sguardo oltre, su un punto indefinito e nonostante i capelli che le ricadono sul viso e ne coprono una parte, riesco comunque a vedere il velo di tristezza che li ricopre e ho come l'impressione che potrebbe piangere da un momento all'altro.

Sospirando rumorosamente apro la portiera su cui poco prima ero appoggiato e con un cenno della mano la invito a fare lo stesso.

Chiudo con uno scatto la portiera alla mia sinistra e guardo dritto davanti a me, tamburellando le dita sul volante in attesa che lei parli, ma tutto ciò che facciamo è restare in silenzio per un tempo che sembra quasi indefinito.

Apro la bocca per interromperlo, ma prima che possa pronunciare qualsiasi parola, vengo preceduto da lei.

"Benjamin io non ti ho mai dimenticato." Butta fuori le seguenti parole tutte d'un fiato, poggiando poi la testa allo schienale del sedile, come liberata da un peso. "Dovevo dirtelo, o non me lo sarei mai perdonata." Aggiunge questa volta guardandomi, distogliendo lo sguardo dalla parcheggio gremito di macchine davanti a noi come poco prima.

Davanti a questa dichiarazione resto quasi senza parole, quelle usate da lei poco prima che mi si depositano sul fondo della gola impedendo a qualunque suono di uscire, così come il senso di colpa nei confronti della ragazza seduta al mio fianco, di cui non potrò mai provare i suoi stessi sentimenti.

"I-io non..." Balbetto, sentendo la rabbia di poco prima svanire lentamente e lasciando dietro di sé una scia di uno strano sentimento che quasi potrei definire come malinconia.

"Ami lei, giusto?"

Mi giro a guardarla, incrociando i nostri sguardi e leggendo nel suo più tristezza di prima, ma le sue labbra sono incurvate in quello che sembra un sorriso malinconico.

"Si." Affermo, togliendo i miei occhi dai suoi, leggendo più di quello che possa sopportare. "Prima sono stato da lei.
Abbiamo avuto un bambino."

Annuisce, la testa bassa e fissa sulle sue mani incrociate sulle sue gambe.

"Come si chiama?" I suoi occhi continuano ad essere lucidi a causa delle lacrime che minacciano di uscire e dalla tristezza, e ancora una volta mi ritrovo a fissare lo sguardo davanti a me.

"Brian." Rispondo. "Si chiama Brian."

Come prima, entrambi ci ritroviamo a guardare dritto davanti a noi, incapaci di parlare, forse per paura di ferire l'altro con le parole che potrebbero  uscire dalle rispettive bocche o per semplice codardia.

"C'è un uomo nella mia vita." Mi giro a guardarla, stupito da questa sua improvvisa informazione, ma lei non fa lo stesso con me. "Ci siamo conosciuti circa tre mesi fa, ad una festa.
Ci siamo frequentanti per un po' e adesso stiamo insieme, e credo di amarlo."

"Credi di amarlo?" Ripeto le sue parole, confuso.

"Sì." Risponde. "Non ne sono ancora del tutto sicura, ma lui mi ama e ogni giorno sono sempre più sicura di provare gli stessi sentimenti."

Un piccolo sorriso sincero si forma sul mio volto e le stringo la mano, provocando la stessa reazione.

"Credo sia arrivata l'ora di andare." Afferma, sciogliendo le nostre mani e scuotendo il capo come per togliere un brutto pensiero.
"È stato bello rivederti, Benjamin." Aggiunge, avvicinandosi al mio viso e contrariamente a ciò che penso, mi lascia un bacio sulla guancia e scende dalla macchina, scomparendo velocemente dalla mia vista.

La guardo allontanarsi, portando i polpastrelli delle mie dita sulla mia guancia su cui poco prima erano poggiate le sue labbra e penso a quel bacio, breve.

Un bacio d'addio.

Federico.

Cautamente, entriamo nella stanza, dove Giulia è poggiata con la schiena alla testiera del letto intenta a leggere una rivista.

"Ehi." La avvisiamo della nostra presenza, rimandando sulla porta.

"Ehi." Risponde lei sorridente, poggiando la rivista da una parte. "Entrate pure." Ci invita con un cenno della mano.

"Come ti senti?" Le chiedo avvicinandomi a lei e accarezzandole la cima della testa una volta vicino.

"Dolorante ma sono felice." Afferma.

Mi limito a sorridere, guardandola e non potendo fare a meno di pensare a quel giorno in cui l'ho conosciuta, e a quanto mi fa strano vederla già con un bambino.

"Sembra che le piaccia." La sua voce mi distoglie dai miei pensieri, riportandomi alla realtà.

"Mh?" Chiedo, invitandola a ripetere le parole usate poco prima.

"Brian." Alza un braccio e con l'indice indica un punto alla fine del letto.

Poso lo sguardo sul punto indicato da lei e trovo Francesca intenta a cullare con movimenti lenti e oscillatori il piccolo bambino tra le sue braccia, un sorriso sul suo volto che ben presto si impossessa anche di me, e nella mia mente, non posso fare a meno di pensare a quando la bambina che porta nella sua pancia sarà tra le nostre di braccia.





Grazie per le 36 mila visualizzazioni sulla prima storia, siete davvero fantastiche 😘

You seth my heart on fire || Federico Rossi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora