La scala di legno scricchiolava sotto i suoi piedi. Alexis si sporse leggermente in avanti e inserì la cartella nel quinto ripiano dello scaffale.
<<Signorina Castle...>>, sentì dire in lontananza. Seguirono colpi di tosse, come per sottolineare il proprio arrivo. <<Signorina Castle, salga di sopra. Le vuole parlare lo psicologo.>>
Alexis si affrettò a scendere e quasi inciampò all'ultimo gradino, si diresse verso la porta e vide in lontananza la figura di Irvy che a passi pesanti si accingeva a salire di sopra. Non le aveva dato nemmeno il tempo di rispondere. Cosa era successo? Perché mai lo psicologo voleva parlare con lei? Si sfilò velocemente i guanti di lattice e si passò le mani lungo i capelli per sistemarli. Mille domande l'assalivano mentre saliva a gran fretta le scale. Dopo tre piani, col fiato corto e le guance arrossate, giunse davanti la portineria. Irvy si fece scappare un risolino e puntò il dito verso destra, come ad indicare qualcosa. O qualcuno. Con fare goffo, Alexis si voltò di scatto e notò che a pochi centimetri da lei c'era un uomo che la osservava sorridente.
<<La dottoressa Castle?!>>, domandò con voce interrogativa. Alexis si sorprese nell'essere nominata "dottoressa". Erano passati solo un paio di mesi dalla laurea, quando acquisì quel titolo. Nemmeno lei riusciva a crederci. Era una psicologa. Una psicologa, ma senza esperienza.
Porse gentilmente la mano e sorrise in segno affermativo.<<Sono il dottor Russell, Francis Russell>>, rispose l'uomo stringendole la mano. <<Sono uno psicoterapeuta ed esercito il mio ruolo anche qui in carcere due volte a settimana.>>
Alexis continuava ad ascoltare e ad annuire imbarazzata dopo ogni parola.
<<Mi hanno detto che è da un po' che è stata mandata in archivio a sistemare le cartelle dei detenuti.>>
<<Mi piace farlo>>, ribatté con voce sicura Alexis.
<<Certo Castle, non lo metto in dubbio. Ma non crede che debba entrare nel vivo di quello che sarà il Suo lavoro? Altrimenti a cosa servirebbe questo tirocinio?!>>
Il dottor Russell era una figura autoritaria, alta e dagli occhi profondi. La carnagione pallida contrastava con i suoi abiti grigio scuro. Finora era rimasto immobile, fermo sulla stessa mattonella, con la valigetta 24 ore tenuta salda con la mano sinistra. Eppure, le trasmetteva una strana sensazione di sicurezza.
<<Certo, dottore!>>, esclamò con voce entusiasta Alexis facendo trapelare il suo lato ancora bambino.
<<Allora mi segua. Oggi la farò assistere ad un colloquio clinico>>, la informò iniziando a camminare a passo veloce verso la parte centrale del carcere. Alexis cercava di stargli dietro e udire tutto quello che le stava dicendo. <<Ha mai assistito ad altri?>>, le chiese.
<<No, mai. Questo è il primo.>>
<<Bene. Non dovrà far nulla di particolare: starà seduta accanto a me, ascolterà e soprattutto osserverà il colloquio, le sue dinamiche.>> Si voltò di scatto verso Alexis. <<Pronta?>>, le chiese sfoggiando un sorriso che nuovamente trasmise sicurezza ad Alexis.
<<Pronta.>>
Un colloquio. Il suo primo colloquio. In carcere. Le gambe le tremavano e le mani cominciarono ad inumidirsi. Non sapeva cosa aspettarsi. Non sapeva nulla. Era stata colta alla sprovvista, troppo alla sprovvista. Avrebbe voluto scappare, correre velocemente lungo quei tre piani e rifugiarsi nuovamente nell'archivio. Lì sì che sapeva cosa fare. Ma forse era meglio così: se l'avesse saputo in anticipo, non avrebbe chiuso occhio per giorni. Ora era lì e doveva sgomberare la testa da ogni pensiero, rilassarsi ed osservare. Osservare. L'unico strumento dello psicologo è la sua persona, ricordava a se stessa. Chiuse gli occhi, inspirò profondamente e si decise a proseguire.
STAI LEGGENDO
Lasciami travolgere
RomanceLa vita di Alexis ha sempre seguito un ritmo costante: è una brillante studentessa di Psicologia, in procinto di affrontare il tirocinio nella Stanford Prison. Promessa sposa al ricco ingegnere Matt, è convinta di amarlo e di aver trovato chi la com...