Will riconobbe subito la sua voce. Erano passate settimane da quando aveva visto quella ragazza e ogni giorno cercava di concentrarsi per poter risentire il suono della sua voce nella sua mente. Incredibile... Non aveva mai pensato ad una ragazza prima d'ora. L'unica donna verso la quale rivolgeva i suoi pensieri era unicamente sua madre. In ventotto anni di vita Will non aveva ancora avuto una donna alla quale pensare né una per la quale far battere il proprio cuore. Certo, durante l'adolescenza aveva conosciuto alcune ragazzine; si era trattato di un paio di uscite insieme e basta. Kelly. Ricordava ancora il suo nome. Le sue trecce bionde, i suoi occhi verdi nascosti dietro dei grandi occhiali rotondi. Kelly fu la prima ed unica ragazza che aveva assaporato le labbra di Will. E poi, otto anni prima, fu mandato dentro. Lì non c'era posto per l'amore. Non c'era posto per nulla, se non per respirare e tentare di sopravvivere. Sopravvivere per poi iniziare a vivere, una volta uscito. L'unica donna che aveva visto in quegli ultimi anni era stata Irvy. Più volte le guardie gli avevano chiesto se avesse voluto dei giornaletti ritrattanti donne. Lui, come sempre, era rimasto in silenzio, indifferente davanti a tutto e tutti. Mentre Max passava le sue giornate fissando i calendari di una modella famosa dai capelli rossi, Will stava col naso sui libri che gli portava la madre.
Da quando vide quella ragazza qualcosa in lui cambiò. Pensava a lei, o meglio a quella figura che aveva intravisto, tutti i giorni. Fantasticava prima di mettersi a letto su di lei, immaginando di incontrarla tra due anni, una volta fuori. E poi, quel mercoledì mattina la sentì di nuovo. Sentì quella voce e non ebbe il minimo dubbio che fosse la stessa ragazza. Gettò sul letto il libro di Dickens che aveva iniziato a leggere e si avvicinò verso le sbarre. Camminava nel loro corridoio insieme al dottor Russell. Era visibilmente agitata e si guardava attorno con sospetto. Will sentì il suo cuore galoppare e quasi scendergli nello stomaco. Era una sensazione strana, mai provata finora. Che ne può sapere dell'amore un ragazzo che ha passato ben otto anni in carcere?! Aveva vissuto quelle sensazioni tramite Elizabeth Bennet e Fitzwilliam Darcy e si era emozionato con Romeo Montague e Juliet Capulet. Ma la realtà era diversa. Man a mano che i due si avvicinavano la sua agitazione aumentava. Era lunedì il giorno dei colloqui con il dottor Russell. Perché era arrivato di nuovo?! Certo, moriva dalla voglia di parlare con quella ragazza, ma non lì. Non in carcere. Non dietro le sbarre. Non con una tuta grigia con un numero stampato. Lui non era il detenuto 155. Avrebbe voluto farsi conoscere fuori, in un altro contesto. Si sarebbe presentato come Will, Will Storolow. Non avrebbe fatto parola di quei terribili anni. O forse sì...
Per fortuna i due si fermarono proprio alla cella prima della sua, alla 153. Come aveva fatto a non capire che erano lì per Josy?! Il mercoledì era il suo giorno.
Senza farsi notare, Will si avvicinò il più possibile alle sbarre. Si portò una mano tra capelli come per aggiustarli. Che sciocco, pensò tra sé. Lei non si sarebbe mai girata verso la sua cella e lui era lì a rendersi presentabile alla meno peggio. Quella fu l'ora più intensa dei suoi ultimi otto anni. La osservò. La osservò attentamente, gustando ogni suo più piccolo dettaglio. I suoi occhi seguivano i suoi lineamenti. Voleva memorizzare il più possibile di quella ragazza, come se le stesse scattando una foto. Questa volta la macchinetta era lui e la fotografia la sua mente. O meglio, il suo cuore. Era bellissima. Aveva dei lunghi capelli castani ondulati. Alcune ciocche si distaccavano dalle altre per andarle a coprire gli occhi. E lei, ogni volta, si affrettava a risistemarle. Le sue labbra erano di un rosa chiaro e rimasero socchiuse per tutta la durata del colloquio, come chi è molto attento e si tiene pronto ad intervenire, se richiesto. Il maglioncino bianco a trecce era ripiegato fin sui gomiti. Non riusciva a vederlo chiaramente, ma senza dubbio quello che portava al collo era un grande ciondolo luccicante. Era fidanzata. Sicuramente era stato il regalo di un ragazzo, un ragazzo ricco. Si sorprese di ritrovarsi a fare questi pensieri: solitamente non si soffermava a riflettere sugli altri, sulla vita che c'era fuori dalla prigione, su quanto questa fosse diversa dalla sua. Ma ora non poteva farne a meno. Si rese conto di non sapere nulla della vita, di non aver provato assolutamente nulla! Oppure sapeva fin troppo ed era stato proprio questo a portarlo dentro.
La ragazza non parlava, ma si limitava spesso ad accennare sorrisi. Per un momento a Will parve di poter sentire il suo respiro. Era lineare, ma a volte si faceva più profondo. Era nuovamente agitata e allo stesso tempo ancora più bella. Per ora sapeva solo che il suo cognome era Castle, nient'altro. Ma gli bastava. Appena i due si alzarono, Will si allontanò velocemente per rimettersi sulla sua brandina.
Nei prossimi giorni non avrebbe più riaperto "Il circolo di Pickwick". Ora aveva nella sua mente l'immagine della Castle a fargli compagnia. Mancavano solo sette giorni al prossimo mercoledì e l'avrebbe rivista.
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Lasciami travolgere
RomanceLa vita di Alexis ha sempre seguito un ritmo costante: è una brillante studentessa di Psicologia, in procinto di affrontare il tirocinio nella Stanford Prison. Promessa sposa al ricco ingegnere Matt, è convinta di amarlo e di aver trovato chi la com...