Prologo.

464 14 0
                                    

Tutto iniziò da quando mi sono trasferita. Abitavo nel Molise, poi fui costretta, per il lavoro dei miei, ad andare con loro a Torino, lasciando amici e professori.
Da quando misi piede in classe, e tutti mi squadrarono, capirono che ero l'anello debole della catena. Una come me, meglio distruggerla che tenerla, probabilmente si dissero.
E così, da quel giorno, subisco sempre in silenzio.
Subisco i maltrattamenti, le botte.
Ma più delle botte, fanno male le parole, per quei maledetti kili di troppo che mi rovinano.
"Ciao cicciona!"
"Ma quanto pesi?"
"Come sei grossa!"
"Mettiti a dieta!"
"Sei un'ippopotamo!"
"Ehi grassona!"
"Margot l'ippopotamo è arrivata!"
E le risate dei compagni, sono cose di ogni giorno, ormai.
Ma oltre a subire in silenzio, soffro in silenzio, e questa è la cosa peggiore. Il silenzio che mi accompagna a casa, insieme alla tristezza, è una cosa di tutti i giorni. Mia madre resta perplessa quando non finisco il mio piatto, papà non se ne accorge neppure. Non capiscono che faccio tutto questo per sentirmi bella. Sono stanca di essere derisa, dimagrirò e dimostrerò al mondo che se voglio, posso. Così potrò mettere anch'io quelle gonne che tanto amo ma non posso mettere, che mette quell'odiosa di Chassiti. Non è la tipica oca che si veste tutta di rosa, è un oca che si veste sempre di nero, ama avere le attenzioni su di sé e fa la bulla per sentirsi importante, ma non lo è. Per me è una stupida oca tutta finta, dalle unghie ai capelli al trucco, che vuole attenzioni solo per sentirsi importante, ma non è nessuno, se non la figa della classe e, al massimo, della scuola. MA DAVVERO È FIGA UNA PERSONA CHE PICCHIA GLI ALTRI? UNA CHE, INVECE DI AIUTARE, DERIDE? UNA PERSONA CHE SI CREDE CHISSÀ CHI, MA NON È NESSUNO?
Queste cose non riuscirei mai a dirgliele in faccia, mi picchierebbe. Mi farebbe sanguinare il naso, è già successo. Mi diede un pugno sul naso, che diventò viola, ed ebbi un emorragia dal naso. Andai in ospedale. Mi spaccio per una sbadata che cade e sbatte sempre ovunque, ma non è così.
SE SOLO AVESSI IL CORAGGIO DI PARLARE...
Se solo dicessi a qualcuno che Chassiti e la sua compagnia, nonché i miei compagni di classe, mi deridono, mi picchierebbero e mi spaccerebbero per la bambina che non sono.
"A 15 anni vai a dire ancora tutto alla mammina?"
Direbbe Chassiti.
Una volta è successo. Prese il mio telefono e aprì, senza il mio consenso, i messaggi.
"E così vai a dire alla mammina che non hai studiato molto bene e hai paura che la prof t'interroghi eh?"
Disse, Chassiti.
Quel giorno disse alla prof che avevo studiato bene, e lei m'interrogò. Andò male, ovvio. E pensare che la prof non voleva nemmeno interrogare!
Sono stanca, davvero stanca. Non faccio altro che sentire la musica, e sto chiusa in stanza senza cantare. Piango soltanto. A 15 anni, tra poco 16, posso dire di essere morta dentro.
Spazio autrice:
7 dicembre 2017 ed una nuova storia, questa volta del bullismo. Non vi so dire quanto durerà precisamente, dipende dalle idee che mi verranno. Ovviamente, mini capitolo perché in realtà non è neppure un capitolo, è il prologo. La ragazza parla a mo di diario segreto, parla delle sue emozioni interne e parla del fatto che lei non riesce a parlare o ad aprirsi coi suoi genitori, o anche coi prof.
Continuate a leggere la storia e lasciate un commentino, sempre gradito. Un bacio!
-AZNIKATINKA.

«PER QUEI MALEDETTI KILI DI TROPPO.»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora