Cap.5.

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Basta, basta davvero. Anche la mia migliore amica mi deride! Lo sapevo, lo sapevo, che stupida che sono. Esco furiosa dal camerino e chiamo mio padre per farmi venire a prendere, perché qui è un inferno.
Questo è il primo passo per stare bene con sé stessi: allontanarsi da chi ci fa star male.
Quindi me ne vado.
Incontro Layla fuori dal camerino, che dice:
"Oh, dove vai?"
"Me ne torno a casa, okay? Perché la mia salute è più importante, e non starò qui a sentire le critiche dalle tue amichette che mi danno della palla di lardo! Io sono stanca. Stanca, okay? Se ti ci metti anche tu poi, è la fine."
Dico alzando la voce come non avevo mai fatto in vita mia, con le lacrime che mi minacciano di uscire, ma che caccio dentro.
"Cos'hanno detto quelle due?"
"Ah, non le hai nemmeno sentite adesso. È chiaro, Margot s'inventa le cose!"
"Ero di là a cambiare il vestito, non ero presente quando hanno parlato di te..."
"E giustamente esce anche la novità che Layla parla con Chassiti. Tutto logico!"
"Io non parlo con lei, ma Meghi è sua amica, quindi..."
"Layla non mi devi spiegazioni, me ne sto andando. Ah, ecco mio padre."
Dico scappando verso l'uscita.
"Come mai mi hai chiamato? Avevo un servizio importante da fare!"
"Scusa papà."
"Le scuse non bastano, ma oramai..."
Dice.
"Comunque non dovevi tornare con la mamma della tua amica?"
"Dovevo. Ma... lei se ne andava alle 21:00 e io... cioè, mi sembrava tardi."
Scusa banale e senza senso.
"Okay."
Per tutto il resto del tragitto, in macchina c'è un silenzio assordante.
Niente musica dalla radio. E il pianto sale, sale, e io l'affogo, l'affogo.
Metto gli auricolari che avevo in tasca nelle orecchie e gli collego al telefono. Ascolto canzoni varie e le canticchio nella mente.
"Siamo arrivati. A casa non c'è nessuno, ora ti apro la porta e scappo perché devo fare quel servizio."
Dice papà.
"Okay. E la mamma?"
"Dal parrucchiere."
"Torno verso cena. Porto delle pizze, okay?"
"Okay."
Detto questo, papà apre la porta e se ne va. Mi raccomanda di chiudere la porta a chiave e di non uscire. Di tenere il balcone chiuso e di non mangiare schifezze prima della cena. In realtà non mi va neppure di cenare.
Scoppio a piangere. Non è uno di quei pianti dove urli o ti disperi, è uno di quei pianti che lascia il segno. Il cuscino si bagna d'acqua e dopo ti sale un forte mal di testa. Ecco perché mi preoccupano questi pianti: perché quando piango così, vuol dire che ci tengo, e io piango troppo spesso così.
Mi addormento stanca sul cuscino, dopo aver consumato le lacrime.
Spazio autrice:
Salveee!
Questa storia vi piace? Che ne pensate? È la seconda che scrivo, ma la terza che pubblico. In ordine sono:
-"Sono Un Disastro, Ma Tu Amami."
-"Frasi Adolescenziali."
(Che ho già finito di scrivere, quindi lo pubblicherò contemporaneamente a questa.)
-"Per Quei Maledetti Kili Di Troppo."
Secondo il vostro parere, se le avete lette tutte e tre, qual'è la migliore fino ad ora? Un bacio.
-AZNIKATINKA.

«PER QUEI MALEDETTI KILI DI TROPPO.»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora