I nazisti

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Pov. Dora
Sono passate diverse settimane da quando Lily e Adina se ne sono andate.
Ci mancano terribilmente.
La loro assenza è simile ad un vuoto indelebile negli animi.

Papà è caduto in depressione: non parla, non sorride, non si muove più. Dorme, guarda fuori dalla finestra, oltre le tendine color panna, come se aspettasse qualcuno, oppure scrive lettere che non spedirà mai.
A volte lo sento piangere, mentre mormora parole incomprensibili.
Cerca di sorridere quando ci siamo noi.
Non vuole farci cadere nel baratro nero del dolore più cupo.

La guerra ci ha distrutti, in ogni senso della parola.
Ci ha portato via la nostra vita.
Sembriamo degli alberi abbattuti.
Forse, un giorno, le nostre radici daranno vita ad una nuova vita rigogliosa e fiorente ma, per ora, ci troviamo morenti a terra.

Nastia sembra felice con il suo Ezechiel.
Questo rende il mio cuore, cupo e triste, un po' più sereno: sapere che la mia amata gemella sta bene, nonostante tutta la disperazione che la circonda, mi rende più tranquilla.

Esco dalla casa delle margherite.
È sera.
Non c'è un filo di vento.
Il mio piccolo cuore batte forte.
Non so cosa accadrà, non so cosa ci riserverà il futuro.
La nostra famiglia non esiste più.
La famiglia Entipham si è spezzata in tanti blocchi: mia madre, scomparsa da anni. Mio padre, depresso e stanco. Elisha, tornata a Roma da tanto tempo. Lily e Adina, lontane da noi.

Sento uno strano rumore. Un fruscio tra le siepi.
Guardo attentamente.
Tra i cespugli.
Un paio di occhi.
Occhi blu come il mare.
Occhi cattivi.
Corro verso casa.
Sento dei passi.
Non riesco a correre più veloce di così.
Apro la porta.
Qualcuno mi afferra da dietro e mi trascina verso i cespugli.
Il portone sbatte forte.
Cerco di gridare, ma una mano mi tappa la bocca.
Ho paura.
Il mio cuore sta esplodendo.
I miei occhi si riempiono di lacrime.
Cosa sta succedendo?
Cosa accadrà?
Qualcuno mi lancia a terra, mi tappa la bocca di nuovo e si china su di me.
<<Una puttana ebrea eh?>> mormora.
Ha la voce roca, che mi fa accapponare la pelle.
Mi dimeno, ma questa persona è troppo forte per me.
È molto alto, ha i capelli neri e la pelle bianca.
Oh Signore, dammi la forza!
L'altra mano inizia a slacciarmi i bottoni della camicetta.

Spalanco gli occhi.
E vedo nuovamente gli occhi azzurri e cattivi.
Gli stessi che avevo visto nei cespugli pochi secondi fa.
Provo a mordergli la mano ma ci guardavano un ceffone in pieno viso.
Sento la guancia bruciare.
Mi sento sprofondare dalla vergogna.

Ho paura.
Questa persona sta per portarmi via la mia dignità.
Riprendo a piangere più forte.
Non ho più la forza di gridare.
Sento le sue mani su di me, avide.
Cerco di spingerlo via.
Lui inizia ad ansimare, come impazzito.
Cerco di liberarmi ma lui è, oramai, sopra di me.
Poi sento qualcosa.
Come un frusciare di abiti.

Poi lo percepisco.
Qualcosa che sta entrando piano in me.
Spalanco gli occhi.
Cerco di urlare.
Ma la voce non esce più.
Poi un colpo secco.
Dolore.
Paura.
Sgomento.
Oh Signore...uccidimi...
Il dolore fisico che sto provando ora non è nulla rispetto alla vergogna, la vergogna di essere bollata come "prostituta", per aver avuto rapporti con un..tedesco?
La svastica appuntata sulla camicia tutta spiegazzata ne è la prova: i nazisti ci hanno trovati.
Oh Dio.

Decido di ritentare a sottrarmi dalle sue luride grinfie.
Gli mordo la mano.
Lui urla sorpreso e mi lascia andare.
Mi alzo in fretta e cerco di coprirmi.
Grido.
Corro verso casa.
Questa volta lui non mi raggiunge.
Apro la porta.
La chiudo con forza.
La chiudo a chiave.
Il tedesco inizia a battere i pugni sull'uscio sprangato.

Mi appoggio al portone e piango.
Piango come mai era successo.
Cerco di rimettermi almeno la camicetta.
Me la riabbottono con le dita tremanti e gli occhi che sgorgano lacrime.
Ho perso la mia dignità in pochi minuti.
Pochi minuti che mi sono parsi eterni.

Sento qualcuno che corre giù dalle scale.
È Nastia.
Mi guarda.
Ha gli occhi spalancati.
Non devo essere una bella visione: sono disperata, mezza nuda e graffiata in più punti.
<<Dora..>> mormora.
Poi mi corre incontro e mi abbraccia.
Inizia a piangere.
Io non riesco più ad abbracciarla.
Mi sento debole e stanca.
La paura mi ha riempito l'anima.
Ora, al posto del mio cuore, c'è un buco.
Un buco nero.

Lei inizia a darmi tanti baci sulle guance, e le sue lacrime mi scorrono sulle mie guance come se le stessi versando io.

<<Scusami...>> mormora, con la voce sconquassata dai singhiozzi.
<<Non è stata colpa tua..>> sussurro, cercando di tranquillizzarla.
Lei mi stringe forte.
<<Non credevo fossi tu..ho sentito delle grida e...e...papà mi aveva detto...di...di non andare..ad...ad...ad aprire la...porta...è tutta...colpa...mia...scusami..>> trema tutta, come una foglia secca.

La guardò negli occhi.
Non è colpa sua.
Lei aveva sentito le mie grida.
Ma papà, non sapendo nulla, le aveva solo proibito di uscire di casa.
Non è colpa sua.
La abbraccio.

<<Non hai fatto nulla di sbagliato..>> mormoro.
Lei cerca di asciugarsi le lacrime che copiose scendono dalle guance.
<<Avrei potuto evitare che ti succedesse...questo..>> sussurra, presa da un moto di disperazione pura.

In quel momento sentiamo un qualcosa che batte alla porta.
Un uomo, forse.

Nastia mi guarda con gli occhi velati di lacrime.
<<Dora..c'è una cosa...che devo dirti...>>
Scuoto la testa.
<<Non ora..>>

Il rumore si fa troppo forte.

Spari.
Grida.

Un vetro rotto.

<<La finestra!>> grida Nastia.
La abbraccio.
<<Ti voglio bene, Nastia...>> sussurro.
Lei riprende a piangere.
<<Anche...io...>> singhiozza.

Sentiamo dei rumori intorno a noi.
<<Ebrei eh? Raccogliete le vostre cose! Schnell!>> urla un soldato, duramente.

Alzo lo sguardo.
È lui.
Quello che mi ha appena strappato la dignità.
Sorride famelico.
Stringo più forte a me Nastia.

Ora è questa la mia priorità.
Salvare la mia dolce sorella dalla morte.

I tedeschi ci trascinano fuori.
Lo spettacolo che vediamo è orribile: Elias, l'uomo delle margherite, morto. Il suo cadavere ha una posizione innaturale, la bocca spalancata lascia scorrere del sangue, gli occhi sono vitrei. Gli hanno sparato in testa.
Ezechiel è riverso sul padre e piange. Nastia cerca di raggiungerlo, ma un tedesco la tira indietro per i capelli.
Papà ci guarda, torturandosi le mani, trattenendo le lacrime.

I nazisti ci fanno salire su una autovettura.
Un camioncino.
Dentro ci saranno un centinaio di persone.
Alcune piangono, altre sembrano essersi rassegnate al proprio imminente Destino.
Abbraccio Nastia, che sta singhiozzando forte.
La cullo dolcemente: <<Io ti sarò sempre vicino e ti proteggerò, qualunque cosa accada...>>
Lei annuisce.

Dove andremo ora? Quale sarà il nostro Destino?
Solo Dio può sapere le risposte a queste domande.

<<Dora...>> mormora Nastia.
<<Quella cosa...che dovevo dirti..>>
Ezechiel striscia verso di noi, spostando con delicatezza i corpi che ci circondano e stringe a sé mia sorella.
<<Non parlare...andrà tutto bene..>> mormora, baciandole la testa.
Lei scuote la testa.
Boccheggia.
Poi prende il respiro.
<<Io...sono incinta...>> mormora.
Il silenzio si stende su di noi.

Angolo autrice:
Salve😃❤️ scusate se pubblico ora però ieri sera avevo troppo sonno e non ho fatto gli ultimi controlli generali..scusate🙏🏻
Spero che questo capitolo vi piaccia...😃❤️
Beh...non credo di avere nulla da aggiungere quindi...grazie di tutto e alla prossima👋🏻

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