4. It's just a dream

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It's just a dream.


Il vento soffiava forte, faceva quasi male. Il viso gli si era arrossato a causa del suo essere gelido.
"Dove sono?" domandò confuso, quasi in sussurro, ma non ricevette risposta, davanti a sè aveva il mare, una distesa enorme e agitata.
Le onde colpivano violentemente gli scogli e le imbarcazioni ferme nel porto poco più avanti.
Allora capì, si trovava su una spiaggia, su quella spiaggia.
Decise di incamminarsi e andare verso quel piccolo porto, guardò la sabbia, era strana al tatto, non era fredda come si aspettava, era insolitamente calda e soffice. Senza pensarci continuò ad avanzare fino ad arrivare alle imbarcazioni. Perchè mai si trovava lì? Proprio non riusciva a ricordare nè a capire.
Scrutò una ad una le piccole barche a vela, ma solo una lo colpì, era la barca della famiglia di lei, quella andata in mille pezzi quel giorno.
"Andiamo Fred!" urlò una ragazza correndo, lo sorpassò in poco tempo e quasi si spaventò avvertendo quella presenza tanto familiare.
"Danielle..." sussurrò vedendola sorridere, i capelli biondi che si alzavano a ogni folata di vento e gli occhi grigi semichiusi a causa del sua modo di ridere.
Sorrise anche lui correndo verso la ragazza, cercò di afferrarle la mano ma quest'ultima scomparve improvvisamente insieme a lei. Si guardò intorno confuso, dov'era finita?
"Dai Fred, sali" si girò di nuovo, era seduta sulla sua barca a vela e lo attendeva sorridente.
Rabbrividì, non di nuovo, non voleva rivivere quel momento.
"Fred..." ripeteva continuamente la voce della ragazza, si posò le mani sulle orecchie cercando di attutire il suono della voce della ragazza, ma questa sembrava farsi sempre più forte e chiara.
"Svegliati Fred!" urlò questa volta chiaramente e lui lo fece, si svegliò.
Si guardò intorno, la stanza era illuminata dal sole ed era vuota. Guardò la radiosveglia poggiata sul suo comodino: le 6.46 di mattina. George doveva essere uscito presto.
Si alzò anche lui, aveva bisogno di una doccia, era coperto di sudore e in più voleva dimenticare il sogno appena fatto.

La mattinata procedette in malo modo per Fred, non riusciva a non essere nervoso a causa di quell'incubo.
Se la prendeva con chiunque, aveva anche offeso quella ragazza non vedente!
George aveva ragione, era cambiato, troppo.
Pranzò normalmente con tutta la famiglia, fingendo che niente fosse successo e solo qualche ora dopo parlò con Ginny.
Perchè avesse scelto lei ancora non lo sapeva, sentiva solo un incredibile desiderio di esporsi a qualcuno che non fosse a conoscenza di ogni cosa riguardante quell'incidente. Ma alla fine il coraggio venne meno e parlano di tutta un'altra cosa "Quindi hai conosciuto un ragazzo?" chiese sorridendo Fred, ora che poteva voleva sapere tutto il necessario riguardo sua sorella "Sì"
"E come si chiama?" vide l'ombra di un sorriso sulle labbra fini di Ginny "Harry, frequenta molti corsi in comune con Ronald"
"Dai, parlami un po' di lui" e la ragazza sorrise apertamente, sembrava non aspettasse altro che questo.
"E' un ragazzo molte gentile, adora giocare a calcio ed è il capitano della squadra maschile della nostra scuola. Non è una cima in tutte le materie ma se la cava. Ha molti amici e molti impegni ma riesce sempre a trovare un po' di spazio anche per me..." Ginny continuò a parlare a lungo di questo ragazzo e Fred non poteva far altro che sorridere, si rivedeva in Ginny, anche lui alla fine era stato 'innamorato' come lei.
"... e questa sua amica da piccola ha avuto un brutto incidente, lui e i suoi amici fanno di tutto per aiutarla solo che lei non vuole perchè crede di essere un peso. Mi dispiace per quella ragazza deve essere orrendo dover perdere la capacità di vedere"
"Aspetta, questa ragazza è non vedente?"
"Sì, ti ricordi l'incendio di circa sette anni fa? Quello nella casa a qualche isolato da qua?"
"Sì" sussurrò Fred, eccome se lo ricordava, aveva all'incirca dodici anni quando successe ma ricordava perfettamente quella scena: la casa avvolta dalle fiamme, i soccorsi che entravano sfondando la porta e trascinavano fuori una ragazzina senza sensi.
"La bambina portata d'urgenza all'ospedale era lei"
"Tu l'hai conosciuta?"
"Solo di vista, se non sbaglio si chiama..."
"... Hermione" rispose Fred, Ginny annuì "Tu come...?" Fred sorrise appena e le scompigliò i capelli "Adesso vado, devo fare una cosa"

Era fermo davanti alla piccola veranda dei Granger, si sentiva stupido, e anche parecchio. Era andato fuori quella casa senza pensarci, voleva chiedere scusa a quella ragazza, non si meritava il trattamento che le aveva riservato quella mattina.
"Posso farcela..." sussurrò bussando il campanello, era lì solo per chiederle scusa, niente di più, poteva farcela.
Iniziò a contare i secondi, era arrivato a contarne trentatré quando la porta si aprì e una ragazza dai lunghi capelli biondi aprì la porta "Ciao" il tono della ragazza era tremendamente dolce e calmo, gli porse un sorriso e lui fece lo stesso "Ciao, scusa se disturbo, ma per caso c'è Hermione?"
"Certo, sì, entra pure" aveva usato ancora quel tono, spalancò la porta facendolo accomodare, sul viso aveva ancora stampato il sorriso che gli aveva riservato pochi minuti prima.
"Vado a chiamarla, tu siediti pure" si tolse il giaccone pesante e la osservò mentre avanzava verso le scale, era vestita in modo bizzarro ed eccentrico, sorrise accomodandosi su una poltrona e attese. Iniziò ad osservare la stanza che lo circondava, varie foto erano appese alle parenti e in queste venivano ritratti tanti piccoli momenti dedicati a quella famiglia, le pareti erano di un beige chiaro mentre i mobili sembravano di color mogano, non che se ne intendesse molto di mobili e colori. Il pavimento era coperto, in parte, da un tappeto semplice sempre color beige. Sentì i passi di due persone scendere le scale, la ragazza bionda fu la prima a presentarsi, sempre sorridente, stranamente era riuscito a metterlo a suo agio con la sua stravaganza, alle sue spalle c'era Hermione.
Si alzò in piedi "Eccola, scusate ma vado a fare il thè, così parliamo con più tranquillità"
"Grazie Luna, ma non sarebbe meglio se tu mi spiegassi chi è la persona che ho davanti?"
"Ecco... io..." voleva essere lui a dire chi era, guardò Hermione e notò l'espressione sorpresa sul suo viso "Tu sei il ragazzo di questa mattina, vero?"
"Ma...tu come...?" era confuso, come aveva fatto a riconoscerlo?
"Sai, quando si diventa ciechi gli altri sensi si sviluppano" Fred ancora non capiva come fosse possibile "Allora vado a fare il thè" e saltellando la ragazza di nome Luna andò verso un'altra stanza che, da come aveva capito, era la cucina.

"Come mai sei venuto qui, Fred?" dopo essersi presentato si erano entrambi accomodati sulle poltroncine presenti nel salotto della casa "Volevo scusarmi"
"Per cosa?"
"Per questa mattina, non volevo essere scortese nè con te nè con altri, purtroppo la mia giornata non è iniziata nel migliore dei modi..."
"Tranquillo, sapevo che non eri arrabbiato con me"
"Oh..." uscì solamente dalle labbra del ragazzo.
Rimasero in silenzio e questa cosa lo metteva tremendamente a disagio, ebbene sì, anche una persona come lui poteva provare disagio.
Osservò per un po' la ragazza davanti a lui, ricordava vagamente com'era da piccola ma sapeva che era cambiata molto.
Gli occhi color nocciola erano fissi su un solo punto, aveva qualche lentiggine sparsa sul viso, i capelli ricci erano lasciati liberi di ricadere sulle spalle minute della ragazza.
Sedeva in modo composto e aveva i tratti del viso seri e... maturi.
"Ecco il thè" sobbalzò sentendo la voce di Luna che posò il vassoio contenente le vivande sul tavolino posto tra i due, gli porse la tazza sempre col sorriso sulle labbra e solo allora notò i due orecchini particolari della ragazza: erano a forma di ravanello.
Prese la tazza ringraziando, il thè emanava un odore abbastanza forte e anomalo.
"E' una mia invenzione, assaggiatelo, è squisito" e Fred, a causa di quella voce dolce e tranquilla, si fidò bevendone un sorso "Oh, ho dimenticato i biscotti!" disse poi tornando in cucina.
Fred inghiottì con difficoltà il thè, aveva un gusto strano, un misto tra l'acido e i chiodi di garofano.
"L'hai bevuto, vero?" notò l'ombra di un sorriso divertito sul viso di Hermione "Sì"
"Scusa, dovevo avvisarti di non farlo, vedi accanto a te dovrebbe esserci una pianta, puoi svuotare la tazza lì" disse ridendo e Fred fece come detto ringraziandola "Non c'è di che" stessa cosa fece lei con il bonsai al suo fianco.
"Povere piante" sussurrò Hermione ridendo. Fred, per la prima volta dopo tanto tempo, emise un risolino divertito.
I due tornarono a parlare.

"E' tardi, mi sa che devo tornare a casa, è stato un piacere parlare con te Hermione"
"Anche per me, Fred" Hermione sorrise appena, come se volesse dire qualcosa "Che ne dici di tornare a trovarci? Magari domani, così ti faccio assaggiare un'altra mia invenzione!" disse sempre col solito tono pacato Luna, Fred sorrise nervoso, aveva paura di quello che la ragazza potesse offrirgli ma accettò lo stesso l'invito "Allora, se per te va bene passo domani" disse a Hermione.
"Per me va più che bene, allora a domani" disse la ragazza spostandosi alcuni ricci dal viso, Fred sorrise ancora "A domani" e andò via.
Quel pomeriggio era stato bene.
Forse, poi, non era stato un errore tornare in quel posto.

"Dove sei stato tutto il pomeriggio?" chiese George interessato, da quando il gemello era tornato a casa era stranamente calmo e pacato.
"Da un'amica" rispose solamente Fred, guardando il soffitto e accennando un sorriso.
A volte gli incontri peggiori possono rivelarsi migliori di quanto si aspetti.

Lost in the dark of the night //Fremione\\ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora