Capitolo 4 -Il risveglio

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Sentì un odore di pelle punzecchiargli le narici, la pressione delle gambe contro qualcosa di duro e fastidioso mentre la testa affondava in un non so' che di liscio e quasi morbido.

Aprì leggermente gli occhi: le palpebre cedettero al tentativo; così pigramente aprì l'occhio sinistro e il sole luminoso la accecò.

Si volse impulsivamente e avvertì come se la sua testa si frantumasse in mille pezzi, come se numerosi e affilati frammenti di vetro si conficcassero nella parte interna del cranio.

Lentamente si rese conto di essere adagiata, come un cucciolo inerme, sul sedile posteriore di pelle nera di un'auto decapottabile.

Le voci attorno a lei, dapprima ovattate si fecero sempre più nitide e così le tornò alla mente l'attacco di panico combinato alla spossatezza che la condusse allo svenimento.
Stella ripensò a quel momento, e rammentò il ragazzo dagli occhi azzurri come il mare e i capelli neri come carbone.

"Che mi abbia salvata lui?"

Sollevò gli occhi verso il cielo, appurando che sopra di lei torreggiavano tre uomini.
I loro visi tesi.
Tutti e tre non avranno avuto più di venticinque anni.

Il primo portava un paio di occhiali dalla montatura semplice e di colore nero, che nascondeva un paio di occhi verde smeraldo, come il lago che visitò quando era più piccola, o almeno credeva.
Poteva essere anche un lago immaginario di una delle sue illusioni.

Capitava che non riuscisse a distinguere la realtà con la verità apparente.

I suoi capelli castani erano tirati all'insù dal lungo ciuffo, e nella parte dell'attaccatura del capello il colore era molto più chiaro e lucente.

Al suo fianco si trovava l'uomo più alto dei tre, dalle spalle possenti e dai lineamenti forti e spigolosi.
I suoi occhi color ambra esaminavano ostinati Stella, e scambiando un veloce e imbarazzante sguardo notò che sopra l'occhio sinistro si allungava una longilinea cicatrice.

I lunghi capelli castano scuro erano gettati dietro al capo, mentre poco sopra le orecchie erano parzialmente rasati. Il mento era lievemente infoltito da una leggera barba scura, che gli donava un viso spigoloso e tenebroso.

L'ultimo della fila era un giovane ragazzo che possedeva, pressoché, la sua stessa età.
Le fattezze del ragazzo erano morbide e deliziose. Gli occhi azzurri la scrutavano con un indizio di curiosità, e il bagliore che ne proveniva la studiava da ogni lato.

La sue labbra si allargarono in un sorriso accogliente e sincero, tale che scaldò immediatamente il cuore di Stella.

Il suo viso era leggermente macchiettato da numerose lentiggini, e i capelli biondo miele apparivano indisciplinati e selvaggi.

Improvvisamente il biondo si chinò su di lei, portando il suo volto a pochi centimetri dal suo.

«Stai bene?» disse sottovoce.

Stella non riusciva a parlare. La gola gli si era seccata.

Riusciva a sentirlo, ma non riusciva ancora ad articolare una frase per dire come si sentisse.
Fece cenno col capo ma una modesta fitta alle tempie la fece mugugnare, e l'uomo massiccio afferrò con forza il biondo da dietro il colletto della giacca in pelle, trascinandolo nuovamente al suo fianco.

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