Capitolo 4

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Rachel aveva tentato di far passare quel giorno totalmente inosservato. Certo, questo andava contro le aspettative di chiunque immaginava che non si sarebbe lasciata sfuggire l'ennesima occasione di focalizzare su di sé tutte le attenzioni possibili, ma Quinn era stata incredibilmente impegnata negli ultimi tempi: aveva superato il provino per il suo primo ruolo in un film indipendente ed ormai passava i suoi giorni e le sue notti ripassando le battute del copione.

Non voleva contribuire ad aumentare le pressioni su di lei, perciò aveva accettato di buon grado quando la sua ragazza le aveva proposto una semplice cenetta a casa dei suoi genitori per festeggiare il suo venticinquesimo compleanno. Dopotutto Hiram e Leroy non se ne sarebbero dispiaciuti, anzi, tra un impegno e l'altro era molto tempo che non trascorrevano una serata tutti e quattro insieme.

Non immaginava di certo che la "cenetta intima" includesse Judy - non che la madre di Quinn non fosse di famiglia! -, tutti i suoi ex compagni del Glee Club, e buona parte del comitato insegnanti del McKinley High, inclusa la coach Sylvester.

Strano a dirsi, ma, probabilmente per la prima volta nella sua intera esistenza, Rachel Berry si sentiva a disagio ad essere al centro dell'attenzione.

Cantare e recitare su un palco, in intimo, per il Rocky Horror Show? Non era un problema!

Ballare davanti agli occhi di tutta la scuola sulle note di una canzone decisamente promiscua? Non era un problema!

Avere gli sguardi di tutti puntati addosso, incuriositi da chissà cosa. Quello era un problema!

Così, nonostante si sentisse parecchio a disagio per tutte quelle persone sbucate chissà da dove, Rachel aveva deciso di non deludere la sua fidanzata e accettare quella "cenetta intima", sperando vivamente che il regalo che ne sarebbe seguito, valesse la pena di mettere a repentaglio la sua pazienza in quel modo.

In realtà non era mai stata una donna paziente, era solita portare lei stessa alla pazzia gli altri, ma da quando aveva finito il college e si era messa a fare audizioni su audizioni, le cose erano peggiorate. L'unica che, oltre ai suoi papà, riusciva a tenerla a bada era Quinn, che però sembrava aver messo impegno nell'organizzazione di quel compleanno.

Si guardò un'ultima volta nello specchio della sua vecchia camera da letto, lisciandosi il vestito che indossava, volendosi assicurare di essere perfetta per quella cena, perché in fondo ci teneva a mantenere la sua immagine.

«Non c'è bisogno di ulteriori preparativi, sei già bellissima così, Rachel.»

La voce di Quinn, alle sue spalle, la colpì come una dolce melodia, la più bella che le sue orecchie avessero mai sentito. Quella voce la scuoteva e la abbracciava ogni volta, calda, protettiva.

«So che di norma dovremmo aspettare ancora un po' per rispettare i "40 minuti di ritardo da diva", ma Santana inizia a spazientirsi e ha minacciato di attentare alla tua collezione di classici di Broadway...»

Si voltò di scatto, gli occhi spalancati e nelle sue iridi vero e proprio terrore. «Non oserebbe!»

Quinn ridacchiò e annuì. «Oserebbe e tu lo sai molto bene.»

Rachel strinse le labbra in una smorfia e poi si voltò a darsi un'ultima occhiata, guardando la sua ragazza attraverso lo specchio.

«Anche tu sei perfetta.» Le disse sorridendole.

Quinn le regalò un sorriso a labbra serrate, uno di quelli che le causava quelle piccole pieghette ai lati della bocca, che Rachel amava tanto baciare, ma non durò a lungo perché l'espressione sul suo volto variò in fretta quando un sopracciglio si inarcò vertiginosamente: non dubitava che il complimento della sua ragazza fosse sincero - non che lei fosse così megalomane -, ma ogni volta che Rachel le faceva gli occhi dolci, finiva per cedere alle richieste più assurde e se fosse passato qualche altro minuto, Dio solo sapeva cosa Santana avrebbe potuto combinare.

«E dal momento che siamo entrambe così perfette, cosa ne diresti di scendere al piano di sotto?» Azzardò con un pizzico di ironia.

Un leggerissimo broncio macchiò il volto di Rachel quando la consapevolezza che questa volta non l'avrebbe scampata la colse, ma, in fondo, 30 minuti di attesa non erano male... Certo, non erano il suo record, ma era comunque un buon tempo.

«Sappi che se mi è sfuggito anche un solo particolare non smetterò mai di rinfacciartene la colpa.»

Quinn ridacchiò e le fece segno di avvicinarsi, richiesta alla quale Rachel acconsentì di buon grado, accettando il braccio che la sua ragazza le stava offrendo.

«Sarò tutto perfetto, tu sarai perfetta.» Mormorò nel suo orecchio Quinn, facendola rabbrividire come solo lei sapeva fare.

Quando la porta della camera di Rachel si chiuse alle loro spalle, si diressero a passo sicuro verso le scale che portavano di sotto, dove tutti stavano aspettando la festeggiata, così da poter iniziare, finalmente, quella cena.

«Macabra decisione quella di morire per mano mia il giorno del tuo compleanno, Berry.»

Santana.

Rachel non sì stupì granché di quelle parole, era ormai abituata alle sue minacce, che, se non altro, erano diventate leggermente più affettuose con il tempo. Si era aspettata di peggio, dopotutto aveva minacciato la sua collezione di classici!

«Decisione macabra, ma degna della diva del melodramma che incarni.»

«Presumo tu stessi cercando di farmi un complimento... In tal caso, ti ringrazio.» Affermò Rachel, mentre Santana le rispondeva con un sorriso pieno.

Non sapeva quando avessero smesso di essere acerrime nemiche, ma di colpo le continue frecciatine di Santana avevano preso una nuova sfumatura, una cadenza più dolce e non poteva dire di dispiacersene.

«Buon compleanno, tesoro.»

Leroy era appena apparso dalla cucina, un vassoio fra le mani e un sorriso a incorniciargli le labbra.

«Papà, mi avrai dato gli auguri almeno un centinaio di volte da quando mi sono svegliata.»

«È il tuo compleanno! Gli auguri sono d'obbligo!»

«Non ad ogni ora, amore mio.» Gli ricordò Hiram, prendendogli il vassoio dalle mani e chinandosi per baciare la figlia sulla guancia. «Buon compleanno, piccola mia.»

Rachel arrossì leggermente, perché adorava le piccole attenzioni che i suoi genitori le riservavano in continuazione e per quanto Leroy a volte potesse sembrare esoso – caratteristica che lei aveva preso nella sua completezza –. L'affetto che li legava era, però, immenso.

«Sei splendida, Rachel.» Si complimentò Kurt con un sorrisino compiaciuto mentre la guardava con attenzione, passando in rassegna ogni singolo particolare del suo abbigliamento.

Rachel lo ringraziò con un sorriso appena accennato, stranamente timido.

«Avanti tesoro, non vorrai rimanere lì impalata ancora a lungo!» Intervenne Leroy, dirigendosi nuovamente verso la cucina, pronto a servire nuove pietanze. «Gli altri vorranno farti gli auguri!»

Certo, gli altri... Perché Rachel aveva quasi dimenticato che la "cenetta intima" si era trasformata da un momento all'altro nel party dell'anno.

Quinn a quel puntò la scortò nella sala da pranzo, tenendole fermamente il braccio e Rachel per un momento si sentì come se stesse per fare il suo debutto in società.

«Rilassati.» Ridacchiò Quinn al suo fianco, sentendola così tesa.

«Come posso? Sembra che stia per fare il mio debutto.»

Rachel non aveva tutti i torti. Per tutta la serata poté nitidamente avvertire gli occhi di tutti puntati su di sé ed ogni volta che lanciava uno sguardo confuso a Quinn o ai suoi genitori, ciò che riceveva in cambio erano sorrisi inquietantemente rassicuranti.

Si sentiva un pesce fuor d'acqua, tanto che, quando le attenzioni di tutti divennero ancora più insistenti, credette di avere un foglietto con qualche improbabile frase attaccato alla schiena... Chissà, magari regalo di Santana, ma non voleva credere che l'avrebbe umiliata in quel modo, non il giorno del suo compleanno.

All'ennesimo occhiolino da parte di Noah decise che ne aveva abbastanza.

«Qualcuno ha intenzione di dirmi cosa sta succedendo?» Chiese a denti stretti dopo aver tirato Quinn a sé.

«Amore non sta succedendo niente, stiamo festeggiando il tuo compleanno.» Si difese immediatamente Quinn con lo sguardo vagamente confuso.

«Oh non me la bevo, Fabray, qui c'è qualcosa che non quadra! Esigo sapere subito cosa sta accadendo!»

Fare una sorpresa a Rachel Berry: impossibile.

Come diavolo aveva potuto anche solo sperarci? D'altronde non si chiamava Barbra e, da quel che ricordava, era piuttosto certa di non aver vinto alcun Tony Award ed era risaputo che solo Barbra avrebbe potuto sorprendere Rachel Berry... Forse.

Lanciò un'occhiata insicura ad Hiram e Leroy, mentre ancora avvertiva distintamente lo sguardo di Rachel bruciare sulla sua pelle. Se avesse potuto implorare aiuto l'avrebbe fatto, ma non voleva che le cose le sfuggissero ulteriormente di mano, dunque prese un ampio respiro e tornò con gli occhi sulla ragazza che amava, lasciando distendere il volto in un rilassante sorriso.

«Hai ragione.»

«Non osare nega-» Il dito che stava già puntando verso Quinn si fermò a mezz'aria e le palpebre sbatterono un paio di volte più del dovuto. «Cosa hai detto?»

«Fattelo dire, Rachel Berry, sei davvero una guastafeste.» Rispose invece Quinn con un mezzo sorriso, facendo qualche passo indietro e mettendo una discreta distanza fra loro, così da poterla guardare negli occhi. «Avrei tanto voluto aspettare un altro po', ma la tua impazienza è fuori ogni limite.»

«La mia impazienza?» Disse con voce acuta. «Io non sono impazient- Quinn cosa stai facendo?» Esclamò, confusa, vedendo la sua ragazza inginocchiarsi davanti a lei, un sorriso sulle labbra e l'amore che scintillava nei suoi occhi verdi.

«Esattamente quello che credi, Rachel.»

«Cosa s-»

«Sto per prendermi 3 minuti della tua vita, Rachel. Probabilmente, se sarò fortunata, mi permetterai di utilizzare questi 3 minuti senza blaterare qualcosa su come tutti qui dentro abbiano complottato alle tue spalle. Perché sì, Rachel, l'hanno fatto e credo che si siano divertiti un bel po'.»

«Puoi dirlo forte.» Esclamò Santana, guadagnandosi però un pizzico da parte di Brittany.

«Sto per prendermi 3 minuti della tua vita, Rachel, perché in realtà vorrei prendermi ore, giorni, anni... Anche solo per sentirti parlare di quanto la stagione teatrale quest'anno sia stata deludente, di quanto Barbra Streisand sia di ispirazione per uomini e donne di qualsiasi età, etnia e orientamento religioso, di quanto il training autogeno sia essenziale per la vita di un artista.»

Un piccola risata scappò a Rachel, davanti alla consapevolezza che Quinn la conosceva meglio di quanto avrebbe mai potuto credere.

«Sto per prendermi 3 minuti della tua vita, Rachel, per pregarti di far sì che non siano solo 3 minuti, per pregarti di concedermi tutto il tempo che questo mondo ci metterà a disposizione per amarti.»

Quando un cofanetto rosso entrò nella visuale di Rachel le lacrime ebbero il sopravvento ed un sospiro tremolante le uscì a stento dalle labbra.

«Ti ho rubato 3 minuti, Rachel, ma, se vorrai farmi l'onore di diventare mia moglie, vorrei condividere con te la vita intera.»

Il silenzio che ne seguì fu il più lungo di tutta la vita di Quinn, come se il tempo si fosse improvvisamente fermato, mentre attendeva con ansia che Rachel dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.

Non furono le parole a parlare, ma le sue labbra che si schiacciarono con violenza e dolcezza sulle sue, attirandola in un bacio che fece scoppiare un tripudio di applausi e fischi.

«È un sì?» Sussurrò Quinn.

«È un sì!» Sussurrò Rachel a sua volta.

Mani aggrappate a visi, e poi a spalle. Labbra contro labbra. Lacrime che si confondevano suoi loro volti. Pianti che si trasformavano in risate.

E ad attenderle una vita molto più lunga di 3 minuti.


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