Capitolo 18

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Quinn aveva immaginato che i mesi che avrebbero seguito la nascita dei gemelli sarebbero stati un vero inferno. Se già Levi, in passato, aveva provveduto a far dimenticare a lei e Rachel cosa significasse dormire per almeno tre ore consecutive, con Chris e Charlotte sarebbe stato due volte peggio.


Le cose, però, erano ovviamente cambiate.

Almeno fino a quel momento Charlotte si era dimostrata un vero angioletto, i bambini Lopez-Pierce avevano provveduto a tener occupato Levi e Rachel... Beh, ormai Rachel apriva bocca solo per dire lo stretto necessario. Il risultato era che la casa non era mai sembrata tanto silenziosa e il silenzio non fa bene ad una mente che ha bisogno di non pensare.

L'atmosfera in casa era sempre tesa, Quinn aveva più volte cercato di instaurare un dialogo, ma quello che aveva ricevuto erano risposte veloci e poco approfondite. Era così strano sentire Rachel così silenziosa e talvolta anche distante, solitamente era a lei che veniva associato quel comportamento.

Per la prima volta dopo anni, si sentiva a disagio in sua compagnia, si sentiva a disagio in casa sua. Aveva l'impressione che Rachel non si sentisse più al sicuro tra le sue braccia e la paura che quelle insicurezze potessero poi riversarsi sui loro figli si faceva ogni giorno più grande.

A questo e ad altre mille cose stava pensando mentre piegava i vestiti che il piccolo Chris avrebbe dovuto indossare e li riponeva in uno scatolone. Non ne poteva più di sentire quella fitta al petto che la coglieva ogni volta che i suoi occhi cadevano su quelle microscopiche magliette, non averle sotto il naso le avrebbe fatto senz'altro bene.

Il pianto di Charlotte la riscosse e per un secondo si dimenticò quasi quello che stava facendo, questo prima che la voce di Rachel la riportasse alla realtà.

«Vai tu?» Le chiese come un'automa.

Il sospiro che si lasciò sfuggire di conseguenza non nascondeva la sua rassegnazione. Aveva deciso di lasciare a Rachel il suo spazio, di rispettare il suo lutto, ma non di farsi interamente carico di quella situazione, non di affrontare tutto da sola. Dopo tutto, quel lutto era anche suo.

Annuì appena e senza proferire parola si diresse in camera di sua figlia, trovandola in lacrime nella sua culla.

«Shhh, piccola... Va tutto bene.» Mormorò dopo averla presa in braccio.

La cullò per qualche secondo e la bambina si calmò, sentendosi al sicuro tra quelle braccia che aveva imparato a conoscere.

«Va tutto bene, principessa.» Le mormorò.

Charlotte la guardò e, nonostante quegli occhioni fossero chiari, rivide nel suo sguardo quello di Rachel... Almeno quello che Rachel aveva avuto fino al giorno della tragedia. E un vortice di emozioni e ricordi trascinò via Quinn, impedendole di percepire la presenza di Rachel sulla soglia.

Fu un sospiro tremante a riportarla alla realtà e, quando si voltò, lesse sul volto di sua moglie un senso di colpa tanto grande che per un attimo pensò che finalmente volesse prendersi cura di Charlotte.

Ma Rachel rimase appoggiata allo stipite della porta con lo sguardo basso e ciò bastò a fugare ogni dubbio nella mente di Quinn.

La guardò per un lungo momento e, quando si fu assicurata che Charlotte si fosse calmata, la mise di nuovo nella culla.

«Va tutto bene?» Le chiese Rachel, riferendosi alla bambina.

«Nulla che le coccole di una mamma non possano risolvere.» Rispose con un tono che non faceva mistero del fatto che fosse molto contrariata. Il suo tono come, del resto, il suo sguardo.

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