Capitolo 11

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Rachel roteò gli occhi al limite della sopportazione, cercando di concentrare la sua attenzione sul menù che aveva davanti e non sui due ragazzi seduti di fronte a lei, fermamente convinti che quel loro interrogatorio avrebbe portato a qualcosa di più.

«Ti renderai conto tu stessa che è una situazione a dir poco strana, no?» Le chiese Kurt, pronto a ricevere una risposta affermativa.

La verità era che Rachel non aveva idea di cosa stesse succedendo, ma dalla sera del ballo lei e Quinn avevano preso a passare sempre più tempo insieme e avevano scoperto quanto fosse piacevole la reciproca compagnia.

Almeno una volta a settimana si vedevano al Lima Bean ed era lì che Kurt e Mercedes le avevano viste, rimanendo di stucco per la naturalezza con la quale Rachel stava fraternizzando con la ragazza di quello che aveva più volte definito "l'amore della sua vita".

Rachel non aveva avuto molto da dire, anche perché nemmeno lei sapeva bene come spiegare quella situazione. Sapeva solo che la tanto agognata amicizia di Quinn era davvero meglio di quello che si era sempre aspettata.

«Comprendo la vostra perplessità a riguardo, ma onestamente la compagnia di Quinn è molto gradevole e sono contenta di aver sotterrato l'ascia di guerra.» Confessò, tentando di mantenere la calma: quel terzo grado non le piaceva affatto.

«Sei sicura che non ti pugnalerà alle spalle alla prima occasione?» Chiese Mercedes, poco convinta.

«E se fosse tutta una strategia per tenersi Finn e rinfacciartelo al momento opportuno? Sarebbe molto da Quinn Fabray.» Aggiunse Kurt.

Finn.

A dirla tutta non aveva neanche pensato a lui ed era piuttosto sicura che neanche Quinn l'avesse fatto. Se doveva essere sincera, anzi, il pensiero del ragazzo iniziava ad infastidirla nel senso che mai aveva contemplato in precedenza.

Forse piuttosto che essere gelosa di Finn, stava iniziando ad essere possessiva nei confronti di Quinn.

«No.» Disse, sicura della sua risposta. «Non lo farebbe mai.»

«Oh andiamo, Rach, ha fatto decisamente di peggi-»

«Voi non la conoscete come la conosco io.» Esclamò piatta.

«Appunto, tesoro.» Esclamò Kurt. «Lungi da me offenderla, perché effettivamente ho sempre trovato la sua perfidia molto creativa, ma nessuno più di te conosce il lato peggiore di Quinn.» Affermò tranquillamente, tornando al suo latte macchiato.

Rachel decise di non rispondere, sarebbe stato fiato sprecato, perché nessuno dei due avrebbe capito il suo punto di vista.

Non sapeva come, ma sentiva nel profondo del suo essere che qualcosa in Quinn era mutato, era una persona diversa o almeno stava provando a cambiare.

«A meno che...» Intervenne Mercedes, fermandosi e valutando se continuare o meno la frase, ma scatenando al contempo la curiosità nei suoi amici.

«A meno che...?» Chiese Rachel, invitandola a terminare quello che aveva iniziato e lasciato in sospeso.

«A meno che non sia tu quella con un secondo fine.» Affermò, giocherellando con il suo bicchiere ormai vuoto. «In fondo potrebbe essere una buona tattica per far abbassare la guardia a Quinn e riavvicinarti a Finn.»

Rachel aggrottò le sopracciglia e si rese conto di quanto fosse subdola la frase che la ragazza aveva appena pronunciato. Senza nemmeno avere il tempo di dire qualcosa, Kurt si intromise, sollevando il sopracciglio indignato.

«E perché mai dovrebbe?» Chiese retorico. «È colpa di Finn se uno dei giorni più importanti della sua vita è stato rovinato! Stranamente Jesse non è andato su tutte le furie, altrimenti la loro relazione sarebbe diventata complicata.»

«Non ho nessuna relazione con Jesse!» Mise subito in chiaro Rachel.

«Non fino a quando penserai ancora a Finn.» Le fece presente Mercedes.

Se l'intento di Kurt e Mercedes era quello di condurla ad un esaurimento nervoso... Oh, ci stavano riuscendo alla grande!

«Ma dal momento che lui è legato a Quinn...» Continuò Kurt con fare allusivo.

«"Quinn" cosa?» Si sentì alle spalle di Kurt ed immediatamente il gelo cadde sulla discussione.

Si voltarono tutti e tre in direzione della voce che aveva appena pronunciato quelle parole e ci fu un lungo momento di silenzio, prima che Rachel, consapevole della situazione critica in cui si trovavano, decidesse di porvi rimedio.

«Mi chiedeva a che ora saresti arrivata ed eccoti qui!» Disse con entusiasmo.

«Già!» Si affrettò a concordare Kurt, appuntandosi mentalmente di fare più attenzione la prossima volta che si sarebbe trovato a parlare di qualcuno che non era presente.

«Non mi avevi detto che avremmo avuto compagnia...» Affermò Quinn, sedendosi al fianco di Rachel.

Rachel le sorrise come se avesse visto la cosa più bella del mondo, prima di voltarsi verso i suoi amici. «Stavano giusto andando.» Disse con tono che non lasciava molto all'immaginazione.

Kurt spalancò occhi e bocca in direzione di Rachel. Non poteva credere che la sua amica lo avesse appena cacciato via! Stava già cercando il modo perfetto per ribellarsi o per metterla in imbarazzo, quando sentì Mercedes confermare le parole di Rachel.

«Avanti, Kurt!» Lo invitò ad alzarsi con un sorriso forzato, ammiccando con fare allusivo in direzione di Quinn e Rachel.

Kurt a quel punto non poté dire nient'altro, si alzò afferrando la sua tazza e con fare altezzoso seguì Mercedes lontano dal tavolo, ma prima che potesse pensare a qualsiasi altra cosa, l'amica gli prese la mano nella sua e lo tirò verso di lei.

«Cerchiamoci un posto strategico dove tenerle d'occhio e origliare.» Gli mormorò nell'orecchio.

Rachel non lasciò passare più di un istante prima di abbandonare il pensiero dei due ragazzi e voltarsi verso Quinn per concentrarsi unicamente su di lei. «Allora, cosa prendiamo?»

Quinn non aprì nemmeno il menù, sapeva perfettamente che aveva voglia di caffè, di qualcosa che l'aiutasse a confidarsi con la sua nuova amica riguardo una cosa molto importante.

«Io prenderò un caffè e probabilmente una fetta di torta al cioccolato.»

«Perfetto!» Esclamò Rachel prima di chiamare il cameriere per far sì che segnasse le loro ordinazioni.

In realtà, per quanto continuasse a chiederglielo ogni settimana, ormai conosceva perfettamente l'ordinazione di Quinn, ma non voleva creare situazioni imbarazzanti, quindi si limitava a sorridere con un pizzico di orgoglio quando riceveva la risposta che immaginava.

Il cameriere segnò velocemente le loro ordinazioni e poi scomparve proprio come era apparso, ed improvvisamente Rachel si sentì a disagio. I discorsi che Mercedes e Kurt le avevano fatto neanche cinque minuti prima avevano insinuato in lei il seme del dubbio e si odiava, perché non voleva permettere a quei due ficcanaso di rovinare quella che poteva essere una potenziale amicizia.

Non aveva fatto altro che sperare per quasi tutti i due anni precedenti di poter instaurare un qualche tipo di rapporto con lei e ora che forse c'era riuscita, quei due le mettevano i bastoni fra le ruote, insinuando che fosse tutto un qualche tipo di piano.

«Come è stata la tua giornata?» La voce di Quinn si fece strada nella nebbia del suo cervello, riportando l'attenzione su di lei.

«Ne ho vissute di migliori...» Rispose, lasciandosi andare ad un sospiro che non faceva mistero della sua stanchezza. «Credimi se ti dico che questo è il miglior momento della giornata. Non vedevo l'ora che tu arrivassi.» Si lasciò sfuggire, mascherando poi l'imbarazzo con un sorriso a labbra serrate.

Quinn sorrise e non riuscì a coprire il rossore sulle sue guance, perché, per quanto ci provasse, da quando Rachel le aveva detto quelle cose la notte del ballo, ogni complimento che usciva dalla sua bocca era musica per le sue orecchie.

«Sono sicura che non è stata così male.» Le rispose.

«Non hai idea quanto possano diventare sgradevoli Kurt e Mercedes se solo si mettono d'impegno.» Mormorò, prima di venire interrotta dall'arrivo del cameriere con le loro ordinazioni. «Tu, piuttosto... Spero che la tua giornata sia andata meglio della mia.»

Quinn temporeggiò un attimo, giocherellando con la forchetta e guardando il pezzo di torta che aveva davanti, indecisa se parlare o meno di una questione piuttosto importante. Era combattuta, la decisione che aveva preso era stata forse la più importante e sincera di tutta la sua vita, ma aveva paura delle differenti ripercussioni che avrebbe potuto avuto.

«È stata illuminante.» Disse infine portandosi la forchetta alle labbra. «E mi sono resa conto di quanto io in realtà possa essere forte, senza aver bisogno di un uomo al mio fianco.»

La fronte di Rachel si corrugò di colpo, facendole acquisire un'espressione crucciata. Non aveva dubbi che Quinn potesse cavarsela alla grande nella sua indipendenza, lei stessa gliel'aveva più volte suggerito, ma prima di allora non sembrava essere mai stata intenzionata a darle ascolto.

«Sono sempre stata convinta di questo e sono contenta che finalmente tu abbia deciso di darti una chance.» Annuì con un sorriso sincero che, però, lasciava intravedere una nota di confusione. «Ma posso chiederti cosa ti ha fatto giungere a questa conclusione?»

«Ho lasciato, Finn.» Disse semplicemente, versando lo zucchero nel suo caffè.

Da quel momento le opzioni sarebbero state due: Rachel avrebbe approfittato di questa rottura per tornare da Finn, o sarebbe stata intelligente quanto lei e avrebbe lasciato perdere cercando di costruire in quell'amicizia qualcosa di meraviglioso. Quinn sperava decisamente nella seconda opzione.

«Tu hai... lasciato Finn.» Si trovò a ripetere Rachel, annuendo con aria persa.

Questo cambiava inevitabilmente le carte in tavola.

Avrebbe potuto ricominciare a credere che per lei e Finn ci fosse una speranza, avrebbe riguadagnato il suo perfetto compagno di duetti, avrebbe potuto riprendere a fantasticare una vita perfetta.

Eppure, contro ogni aspettativa, la prima cosa che pensò fu che Kurt e Mercedes avevano torto: Quinn era davvero spinta dalla buona fede e tutto quello che avevano creato durante quelle settimane era assolutamente reale.

«Sì... Ho lasciato Finn.» Confermò Quinn, come se lei stessa volesse essere sicura di quella realtà.

«P-perché?» Chiese Rachel, confusa.

Dopo tutte le lotte che avevano avuto per quel ragazzo, perché lasciarlo andare via così senza un reale motivo?

«Perché sono molto più di questo! Perché voglio essere molto più di questo.» Esclamò come se la sua risposta fosse ovvia. «Non... Non sono fatta per essere l'ombra di qualcuno che è già l'ombra di se stesso. Avrei finito per rovinare tutto ancora una volta, quindi perché non essere sinceri? Finn non è innamorato di me ed io non sono innamorata di Finn.»

La calma con cui Quinn si stava confidando con lei spiazzò non poco Rachel. Non si aspettava tanta lucidità da una Quinn che era sempre stata piuttosto emotiva in quelle situazioni. La verità era che stava ammirando la sua forza d'animo.

«Beh, Quinn è-è bellissimo!» Esclamò infine Rachel con un sorriso. «Sono contenta che tu abbia capito che vali molto più di ogni altra cosa!»

Quinn le sorrise con una dolcezza che Rachel non le aveva mai visto e sentì qualcosa nel suo petto fare una capriola, tanto che dovette abbassare lo sguardo per l'intensità di quella situazione. Sobbalzò quando la mano di Quinn si appoggiò sulla sua.

«Devo ringraziare te per questo, Rachel.» Le disse. «Se non mi avessi detto quelle cose la sera del ballo, probabilmente sarei incatenata in una relazione distruttiva con una persona che non mi fa per niente bene.»

«Sono fiera di te.» Affermò con sincerità. «Trovo che sia magnifico che tu abbia finalmente iniziato a credere in te stessa tanto quanto lo faccio io.» Lo sguardo che Quinn le dedicò fu il miglior regalo che potesse ricevere, ma questo non impedì alle sue guance di infuocarsi, dando sfogo all'imbarazzo. «Quindi permettimi di offrirti il caffè e il tuo piccolo spuntino.» Concluse, alzandosi, con un tono che non ammetteva repliche.

Quinn si alzò a sua volta. «No, Rachel!» La chiamò, afferrando la sua borsa. «Lascia che sia io a pagare, un ringraziamento per tutto quello che hai-»

Rachel non la degnò nemmeno di uno sguardo, partì per la sua strada in direzione della cassa e Quinn non poté far altro che cercare di raggiungerla in tempo.

«Non ti azzardare a contraddirmi, Quinn Fabray!» La mise in guardia, mettendosi in fila. «Non ammetto repliche.» E sembrava intenderlo realmente, ma, nonostante questo, Quinn non poté fare a meno di pensare che fosse incredibilmente adorabile.

Decise allora di non contraddirla, rimase dietro di lei in fila, attendendo che Rachel pagasse, poi propose di andare a fare una passeggiata e finire magari, il discorso che avevano lasciato in sospeso prima di alzarsi.

«Direi che è una splendida idea.» Accordò Rachel. «Però ho davvero bisogno di lavarmi le mani prima di andare.»

Non fece che pochi passi, prima di bloccarsi di colpo con lo sguardo fisso su uno dei pilastri del locale.

«Va tutto bene, Rachel?» Le chiese Quinn, non comprendendo il motivo per cui Rachel si fosse fermata prima di entrare nel bagno delle donne.

Rachel annuì e fece un passo in avanti come a volerla raggiungere, quando Quinn scomparve dietro la porta, lei lanciò uno sguardo inceneritore verso i due che aveva visto chiaramente nascosti dietro i pilastri, ma improvvisamente non vide nessuno e si accigliò. Si guardò intorno in cerca delle famigliari teste e spalancò gli occhi quando vide il gruppo di quattro ragazzi sgattaiolare verso l'uscita.

«Ehi tu! Quello lo devi pagare!»

Rachel vide chiaramente Santana arrestarsi sul colpo e voltarsi verso la cassa con un'aria imbarazzata che non aveva mai visto. Immediatamente dopo aver pagato, però, si voltò verso il gruppetto di ragazzi con un'espressione infuriata in volto.

Se non altro almeno Santana aveva avuto quello che le spettava per aver origliato.

«Non posso credere che per colpa vostra ho appena subito l'umiliazione più grande della mia vita!» Sbraitò contro Mercedes e Kurt.

«Ah noi!» disse indignato Kurt. «Sei tu che ci hai trascinato al tuo tavolo perché "da lì la vista era migliore".»

Santana spalancò la bocca con fare indignato, già pronta a controbattere. Per fortuna di Kurt fu Brittany ad intervenire al suo posto. «Non ti arrabbiare, Sannie... Noi abbiamo avuto tutte queste settimane per imparare a spiarle, loro non sono così esperti.»

«E così si scoprono gli spioni.» La voce di Quinn fece sobbalzare di sorpresa Rachel, la quale non l'aveva nemmeno sentita arrivare.

«Io non spio, Fabray.» Mise in chiaro Santana. «Ho solo un modo diverso di carpire informazioni.»

«Si chiama origliare, Santana.» Ribatté Quinn con calma invidiabile.

«E, per la cronaca, non è affatto carino.» Ci tenne a far presente Rachel.

«Beh, se la passivo-aggressiva, qui, aprisse la bocca non solo per amoreggiare con te, non ne avrei bisogno.» Commentò Santana con un ghigno.

«Noi non amoreggiamo!» Esclamò Rachel, senza fare alcun mistero del suo disappunto.

Lei e Quinn erano solo due ragazze che avevano passato l'adolescenza a farsi battaglia per un ragazzo a cui ora nessuna delle due era più interessata e che dopo la serata del ballo, che, ok, doveva ammetterlo, era stata un po' ambigua, si erano avvicinate e avevano scoperto una grande affinità.

Il fatto che trovasse la personalità di Quinn davvero molto affascinante era del tutto normale. Come lo era attendere con trepidazione il loro appuntamento settimanale al Lima Bean.

Quello... Quello non era amoreggiare!

Giusto?


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