Capitolo 13

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Quinn sapeva bene quanto sua madre fosse in grado di portare per le lunghe una semplice telefonata. Da quando lei e suo padre avevano divorziato non erano più molte le occasioni che aveva di fare delle sane conversazioni con qualcuno... Non che quelle con Russell potessero essere definite "sane", effettivamente non credeva neanche potessero essere chiamate "conversazioni" dal momento che, per lo più, si trattava di monologhi dell'uomo.

Da allora, ogni qualvolta Judy riceveva una telefonata, faceva di tutto per prolungarla il più possibile e sentirsi meno sola. Quinn non poteva certo fargliene una colpa, ma quella sera aveva davvero battuto ogni record.

L'aveva chiamata, entusiasta, per comunicarle che finalmente ce l'avevano fatta, che finalmente il suo glee club era riuscito in ciò che per due anni aveva fallito: avevano vinto le Nazionali, schiacciando i Vocal Adrenaline del suo tanto detestato Jesse St. James. Quando, ben due ore dopo, Judy aveva finalmente deciso di chiudere la chiamata, non era più tanto entusiasta.

Era rientrata in camera, cercando inutilmente traccia della sua compagna. Erano riusciti a risparmiare parecchi dollari per non ripetere l'esperienza dell'anno precedente, quando erano stati in grado di prenotare solo due camere, ma Mr Schue aveva avuto l'infelice idea di dividere tutte le coppie. Se non altro, l'assenza di Brittany le dava l'opportunità di godersi finalmente una doccia con i fiocchi.

Si tolse i tacchi, mugolando di piacere quando i piedi nudi toccarono la morbida moquette e premette i palmi contro la schiena dolorante, prima di dirigersi verso la valigia per recuperare la biancheria intima e un comodo vestitino, che avrebbe indossato per festeggiare con il resto dei suoi compagni e soprattutto con la sua ragazza. Non vedeva l'ora di passare del tempo con lei ora che non c'era più il pesante pensiero di prove, coreografie e qualunque altra cosa legata alla competizione che avevano appena vinto.

Aprì la valigia e si stiracchiò, pensando già a cosa fare quella sera, a dove portare Rachel per festeggiare degnamente, e il suo sguardo venne attirato da qualcosa di luccicante e piccolo. Aggrottò le sopracciglia e lo prese, stringendolo fra le dita prima di spalancare gli occhi.

Era una chiave.

Istintivamente la mano corse al collo, dove un piccolo lucchetto scintillava e si ritrovò a deglutire, prima di scuotere la testa ridacchiando.

«Non può essere.» Mormorò, divertita.

Involontariamente il pensiero andò al giorno in cui lei e Rachel avevano ricevuto quelle catenine: Miss Pillsbury gliele aveva regalate durante una riunione del club della castità. "Ciondolo della castità" lo aveva chiamato ed ovviamente aveva specificato che non avrebbero dovuto donare la chiave, in modo da preservare la loro purezza.

All'epoca era stata entusiasta dell'idea, ora, ripensandoci, non poteva non sembrarle un'assurdità. Eppure aveva continuato ad indossarlo, giorno dopo giorno, e, se la sua era al proprio posto intorno al suo collo, quella che aveva appena ritrovato non poteva essere di nessun altro se non di Rachel. Ne ebbe la conferma quando il suo sguardo incappò in un altro particolare insolito: un bigliettino, il cui messaggio era stato indubbiamente scritto dalla sua ragazza.

Lo afferrò e immediatamente ne lesse il contenuto, non c'era scritto nulla più di due parole: camera mia.

Quinn perse un battito e si dovette appoggiare per un momento al mobiletto che era affianco alla finestra, cercando di normalizzare il respiro, osservando ancora la chiave che stringeva nella mano. Rachel stava cercando di farle intendere che... Non poteva essere, aveva sempre detto di voler aspettare, quindi perché proprio in quel momento?

Non le rimaneva che recarsi nella stanza di Rachel e togliersi ogni dubbio, nulla di così complicato da giustificare quell'improvvisa ondata di calore, i giramenti di testa e la preoccupante tachicardia.

Si sbagliava, non c'erano dubbi, aveva interpretato male quel messaggio, senza contare che Santana non le avrebbe mai lasciato la stanza libera per quello scopo. Ma quando bussò alla porta e quest'ultima si aprì sotto quell'esile tocco, non essendo stata accolta da delle urla o da battute di davvero cattivo gusto, comprese che la compagna di stanza di Rachel doveva essere altrove.

Fece qualche passo nella camera, rimanendo sorpresa per il silenzio che aleggiava e, ancora di più, per le candele accese che creavano un'atmosfera romantica e non poté non chiedersi come Rachel avesse fatto a convincere Santana a togliersi dai piedi.

«Pensavo non saresti più venuta.»

«Rachel!» Esclamò non appena sentì quelle parole, ma, quando si voltò, la scena che si trovò davanti agli occhi le fece dimenticare qualunque cose stesse per dire: Rachel la attendeva sulla soglia del bagno, i piedi nudi, così come le gambe, coperte solo in parte da una vestaglietta decisamente più audace rispetto a tutte quelle che Rachel aveva sempre sfoggiato.

Il fiato le si bloccò in gola, era sicura di essere arrossita talmente tanto da poter fare concorrenza ad un pomodoro e, diavolo, le stavano sudando le mani!

«Quinn...» Mormorò Rachel con un piccolo sorriso.

«Rachel...» Sospirò l'altra nuovamente.

«Conosco il mio nome.» La prese in giro. «Come mai ci hai messo così tanto?»

«Mi-mia...» Si bloccò un secondo, cercando di riprendere il controllo e si schiarì la gola. «Mia madre mi ha tenuto al telefono per quasi due ore.»

«Ma ora sei qui.» Affermò Rachel, felice, ma mantenendo quell'aria seduttrice che stava mandando su di giri la sua Quinn.

«Ora sono qui...» Rispose, infatti, con un'espressione stralunata.

«E suppongo tu abbia ricevuto il mio messaggio...» Continuò, iniziando ad avvicinarsi a lei con passi misurati. Il ruolo della femme fatale non le era mai riuscito granché bene, ma ora, con Quinn proprio davanti a lei, ogni movimento le sembrava estremamente naturale.

«Ho ricevuto il messaggio.» Rispose Quinn con la bocca secca e il cuore che le batteva all'impazzata, nella mano ancora stretta la chiave che aveva trovato nella sua valigia.

«Credo che allora sia il caso che tu non mi faccia più aspettare, non credi?» Mormorò, giocherellando con il fiocco del vestito che Quinn ancora indossava, mentre le ragazza annuiva, come ipnotizzata.

«Come hai convinto Santana a togliersi dai piedi?» Le domandò.

«È stato difficile.» Ammise Rachel. «Mi costerà parecchio, ma ne varrà la pena.»

«Quindi... Non ci disturberà?» Chiese Quinn, cercando conferma. Qualunque cosa Rachel avesse in mente di fare, non voleva che fosse rovinata da quella guastafeste di Santana.

«Avrà ben altro a cui pensare, te lo assicuro.» Rispose con un tono allusivo che Quinn non volle approfondire. «Ma preferirei non continuare a parlare di Santana ancora a lungo... L'acqua si raffredderà...»

«L'acqua?» Domandò Quinn, curiosa, mentre Rachel la trascinava lentamente verso la porta del bagno aperta, da dove sentiva provenire un meraviglioso odore.

«Il nostro bagno.» Esclamò come se fosse ovvio la ragazza. «Ho pensato che ti sarebbe piaciuto rilassarti dopo quello che abbiamo affrontato stasera.»

«Hai...» Iniziò prima di essere costretta a deglutire quando venne colpita dal pensiero di ciò che la aspettava. «Hai avuto un'ottima idea.»

«Mi fa piacere che tu sia d'accordo, perché ho preparato tutto così nel dettaglio che, se tu non lo fossi stata, sarebbe stato un vero peccato... Non trovi?» Chiese, mettendosi alle sue spalle per permetterle di godere della splendida visione del bagno e lasciandole un piccolo bacio sulla spalla.

«Decisamente un vero peccato.» Quinn si morse il labbro inferiore, cercando di non ansimare per le meravigliose attenzioni che la sua ragazza le stava riservando.

«Dovresti toglierti il vestito.» Suggerì Rachel con un sussurro tutt'altro che innocente, aggirandola con fare sensuale e puntando direttamente alla cerniera del vestito.

«Sembra che tu sia già pronta ad occupartene...» Rispose Quinn con voce roca. Se doveva essere completamente onesta con se stessa, non sapeva nemmeno come avesse fatto a pronunciare quell'insinuazione.

«Sono pronta ad occuparmi di molto altro...» Mormorò Rachel, lasciando che il vestito scivolasse a terra, afflosciandosi sul pavimento. «Molto altro.» Mormorò, posando dei baci leggeri sulla sua spalla.

Era mezza nuda davanti ad una altrettanto svestita Rachel e il brivido che le aveva appena percorso la spina dorsale non era di freddo. Stava andando a fuoco e temeva che Rachel se ne fosse accorta e stesse sfruttando quel punto a suo favore. Non avrebbe esagerato nel dire che ogni parte del suo corpo pulsava di desiderio, ma, allo stesso tempo, fare anche solo un passo le sembrava troppo azzardato.

Ormai i dubbi sulle intenzioni di Rachel erano ben pochi, ma doveva dimostrarsi capace di procedere con calma. Nonostante la sua ragazza si stesse comportando in quella maniera così sensualmente sfacciata, sapeva che sotto quella accattivante vestaglietta di pizzo c'era comunque una ragazza tremante di emozione.

«Sei bellissima.» Fu l'unica cosa sensata che riuscì a dire Quinn.

Rachel le sorrise scortandola verso la vasca da bagno ricolma di acqua e sapone, non disse una parola, prese le mani di Quinn e le appoggiò sul fiocco con il quale aveva legato la vestaglietta in un chiaro invito.

Ogni parola fu giudicata inutile, tutto ciò che Quinn si limitò a fare fu distogliere lo sguardo dalla paradisiaca visione del corpo della sua ragazza, coperto da quel gentile strato di tessuto, e fissare i suoi occhi in quelli di Rachel per chiedere un consenso davvero superfluo.

Rachel non tentennò neanche per un istante e con un piccolo movimento della testa le diede il via libera. Un istante dopo la vestaglia era ai suoi piedi e il cuore di Quinn rischiò davvero di scoppiare.

«Rachel...» Esalò con un filo di voce.

Si sentiva priva di fiato, sopraffatta, e poteva giurare di avere gli occhi lucidi di desiderio. A pochi passi da lei, una Rachel completamente nuda deglutiva a fatica, mandando al diavolo il ruolo della seduttrice e inducendo Quinn a pensare che così indifesa, se possibile, fosse anche più bella.

«Ho pensato tanto a questo momento.» Le confessò Rachel con un mormorio.

Quinn si sentiva su un altro pianeta, non poteva davvero credere che Rachel fosse lì davanti a lei, senza nulla a coprire il suo meraviglioso corpo, pronta a donarsi a lei come non aveva mai fatto con nessun altro.

«Io non so cosa dire...» Disse semplicemente, a corto di parole.

«Non devi dire nulla.» La rassicurò.

Quinn si avvicinò piano a lei, misurando i passi, non riuscendo però a fare a meno di indugiare con lo sguardo su quel meraviglioso corpo: le spalle nude, nascoste solo dai capelli, che le accarezzavano e le superavano per andare a sfiorare gli stessi seni che Quinn avrebbe solo voluto tempestare di baci, il ventre piatto, le gambe toniche e, tra esse, quel frutto che a chiunque altro era stato celato.

«Sei la cosa più bella che abbia mai visto.» Sussurrò a pochi centimetri dal suo viso, mentre, tremante, posava le mani sui suoi fianchi nudi.

Rachel sorrise maliziosamente, prima di prenderle le mani nelle sue e scortarla ancora più vicina alla vasca. La fissò intensamente e poi senza dire un'ulteriore parola, immerse un piede nell'acqua invitandola silenziosamente a fare lo stesso.

In pochi attimi la biancheria di Quinn raggiunse la vestaglia di Rachel e furono nude, l'una davanti all'altra, senza più impedimenti né barriere a dividerle, ancor più quando anche lei entrò nella vasca e unì le sue labbra a quelle di Rachel in un bacio intimo e profondo.

Carezze si susseguirono sui loro corpi e finalmente Quinn si sentì libera di baciare ogni centimetro di quel corpo che per così tanto tempo aveva bramato.

L'intimità fra loro era sempre stata grandiosa, ma le cose non erano mai andate oltre le mani sotto la maglietta. Rachel non aveva mai parlato al riguardo e Quinn... Beh, lei aveva sempre cercato di non insistere perché rispettava la sua ragazza più di ogni altra cosa. Ma sarebbe stata una bugiarda se avesse detto che non aveva mai fantasticato sul momento in cui finalmente avrebbe potuto conoscere Rachel nella sua completezza. Ed ora stava avvenendo con una tale naturalezza che il tempo sembrava scivolarle dalle mani come l'acqua in cui erano immerse.

Prese coraggio e le sue carezze si fecero più audaci, così come i suoi baci, prima lungo il collo di Rachel, poi sul suo petto, fino a quando la bocca scese, quasi autonomamente, a costellare di attenzioni i suoi seni. Con le labbra afferrò uno dei capezzoli e succhiò forte, fino a quando un lamento intriso di piacere non le giunse alle orecchie, inducendola ad alleviare quella dolce pena con un rapido colpo di lingua sul bottoncino.

Le mani di Rachel andarono subito fra i capelli di Quinn, guidandone i movimenti, mentre la mano della ragazza le accarezzava i fianchi, scendendo verso luoghi che non aveva mai avuto il piacere di toccare.

«Mio Dio...» Si ritrovò a mormorare, tremante, Rachel quando le attenzioni di Quinn si spostarono verso l'altro seno, non mancando di inarcare leggermente la schiena quando avvertì l'indice dell'altra tracciare dei piccoli cerchi intorno al suo ombelico.

Le sue mani corsero alle spalle di Quinn, dove si appoggiarono in modo da avere un sostegno più stabile, mentre le labbra della ragazza tracciavano percorsi sul suo petto come se stessero realizzando un dipinto di rara bellezza.

«Quinn...» Implorò Rachel, come se quei tocchi non fossero abbastanza per lei.

Quelle dolci preghiere scatenarono un sorrisetto soddisfatto sul volto di Quinn, ma allo stesso tempo sentì impossibile negarle quelle carezze più accurate che tanto stava supplicando di ricevere. Con cautela scese a toccare l'interno coscia e sospirò al calore che trovò tra esse quando con la punta delle dita sfiorò soltanto la femminilità di Rachel.

La vide sussultare e chiudere gli occhi per assaporare quel solo istante di piacere, prima di appoggiare la sua fronte a quella di Quinn e piantare lo sguardo nel suo. Aveva le guance rosse, gli occhi lucidi di emozione e il respiro accelerato, Quinn pensò che non sarebbe mai stata più bella.

Ma le sue carezze indugiavano su quella pelle calda, senza spingersi oltre l'accarezzare gentilmente il suo clitoride, facendo in modo che Rachel ansimasse sempre più rumorosamente sulle sue labbra.

«Ti prego.» Mormorò Rachel infine, sfinita. «Smettila di giocare...» La pregò.

Quinn sorrise, baciandola con passione, mentre le dita scendevano più in basso, verso la sua apertura, dove passò il dito, stuzzicandola per qualche altro secondo.

«Quinn!» Rachel si morse il labbro inferiore, stringendo la prese sulle sue spalle.

«Sei sicura?» Chiese a bruciapelo.

«Sì... fa' l'amore con me.»


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