Capitolo 5

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Non avrebbero dovuto fare una cosa del genere.

Decisamente non avrebbero dovuto, perché se fossero state viste da qualcuno si sarebbero messe in guai seri, ma era un giorno importante e la scuola era in fermento, chi mai sarebbe passato sotto le gradinate quindici minuti prima dell'inizio della cerimonia?

Rachel sperava con tutta se stessa che non lo facesse nessuno, perché sarebbe stato davvero il peggior modo per lasciare il McKinley High School, specialmente dopo il nome che lei e i suoi compagni del Glee Club si erano appena fatti, vincendo le competizioni nazionali.

Avrebbe dovuto dirle di no... Ma chi al mondo riusciva a dire di no a Lucy Quinn Fabray?

Lei di certo non era una di quelle persone, specialmente se la ragazza la guardava con quello sguardo così innamorato, gli occhi pieni d'amore, le labbra imbronciate, vestita in quella tunica rossa e con in testa il cappellino che era il simbolo della loro imminente libertà. Insomma un dolcetto troppo invitante perché Rachel potesse resistere e non averne un assaggio.

«Quinn...» Gemette il più silenziosamente possibile, mentre la bocca della ragazza lasciava una scia di baci lungo il suo collo semicoperto. «Se ci scoprono...»

«Non ci scopriranno, Rachel... Fidati di me.» Le sussurrò maliziosamente all'orecchio.

«Sarà... Sarà meglio per te...» Rimbeccò, stringendo la vita di Quinn con le mani ed avvicinando il bacino al suo. Dio, aveva così bisogno di sentire quel corpo a contatto con il suo che sembrava fossero passati secoli dal loro ultimo momento di intimità, anche se in realtà si trattava solo di un paio di giorni prima. «Perché... Perché se lo faranno...»

«Non lo faranno.» La incalzò Quinn, senza ammettere repliche, mentre una mano si infilava sotto la toga rossa prima e sotto la leggera t-shirt dopo, andando ad accarezzarle il fianco ormai scoperto.

La mano di Quinn era calda, eppure non appena sfiorò la sua pelle una serie di brividi percorse il suo intero corpo. Le accadeva ogni volta... Ed ogni volta tutte le sue funzioni cerebrali si annullavano in un solo istante.

«Non lo faranno.» Sentenziò, ora d'accordo con la ragazza.

Quinn sorrise a quella resa e lasciò scivolare la mano sempre più in basso, verso la gonna – che Rachel non mancava mai di indossare – infilandosi sotto con delicatezza, accarezzando il bordo degli slip che la sua ragazza indossava.

«Come cambiano le cose in così poco tempo.» Sospirò Rachel, chiudendo gli occhi e cercando di concentrare la sua attenzione su qualcosa che non fossero quelle dita talentuose, che piano piano scostavano l'elastico, trovando la strada per la sua intimità.

«È vero.» Mormorò sulla sua pelle Quinn. «L'anno scorso eravamo a New York e io tentavo disperatamente di conquistarti, mentre Finn Hudson ti portava a cena fuori e ti faceva vestire da cenerentola, bleah.» Continuò con finto disgusto.

Rachel ridacchiò, scuotendo piano la testa. La gelosia che Quinn aveva nei confronti di Finn raggiungeva picchi esponenziali, pur essendo totalmente insensata: lei ed il ragazzo avevano chiarito i punti interrogativi del loro rapporto ormai quasi un anno prima e Quinn non aveva alcun motivo di provare ancora quel genere di sentimenti nei suoi confronti.

Rachel era sua.

Nel modo più profondo e più intenso.

Rachel era sua. E Quinn l'aveva messo in chiaro più di una volta. Lo stava mettendo in chiaro anche in quel momento, mentre affondava le dita nella sua intimità, scovando nel giro di un istante il suo clitoride, e la faceva sussultare di piacere.

«Quinn...» Gemette, gettando la testa all'indietro, chiudendo gli occhi e artigliandole le spalle.

«Diamo il nostro personale e grandioso addio al McKinley, Rach.» Disse, accarezzando il suo clitoride con cerchi lenti e delicati. «Ricordiamoci di questo giorno per sempre.»

Rachel non rispose, si morse forte il labbro inferiore per fermare il forte gemito che sapeva sarebbe scaturito dalla sue labbra, quando le dita di Quinn si spostarono più in basso, verso la sua entrata, alla quale regalò qualche carezza maliziosa.

«Ogni momento passato con te deve essere ricordato.» Mormorò Rachel a corto di fiato. «Non dimenticherò mai un solo istante passato con te, Quinn Fabray.»

Fece appena in tempo a terminare la frase: le dita di Quinn entrarono in lei sicure ed impetuose come mai avevano fatto prima.

Rachel si aggrappò con forza alle spalle della ragazza ed un gemito tutt'altro che contenuto le proruppe dal petto.

****

Avvertì tutto il suo corpo scuotersi per opera di sensazioni che mai aveva provato prima. Spalancò gli occhi: le gambe le formicolavano, la fronte - poteva avvertirlo chiaramente - era imperlata di sudore, le mani le tremavano, il petto si abbassa ed alzava ad un ritmo forsennato.

Cosa le stava succedendo?

Un nuovo fremito le percorse le schiena e, quasi per istinto, si voltò di scatto.

Un tonfo risuonò nella stanza silenziosa, mentre un forte gemito riecheggiò nelle sue orecchie, facendola alzare a sedere di scatto, affannata. Il respiro era più veloce, la fronte sudata, il suo cuore non faceva altro che battere all'impazzata e poteva sentire chiaramente un calore poco familiare fra le cosce.

Le chiuse istintivamente e arrossì, rendendosi conto di come il suo corpo avesse reagito a quel sogno. Non ci mise molto a chiedersi se fosse un sogno o magari... magari un ricordo?

Non poteva essere un ricordo! Perché lei non avrebbe mai fatto nulla del genere sotto le gradinate della scuola!

Voltò la testa di scatto verso il lato del letto quando sentì dei gemiti sempre più frequenti e Quinn si alzò dal pavimento, uno sguardo doloroso dipinto sul volto e i capelli tutti disordinati.

«Quinn!» Esclamò, sorpresa, perché... Cosa diamine faceva sul pavimento? Un lampo di consapevolezza le attraversò la mente: era stata lei a scaraventarla al lato del letto quando si era voltata così bruscamente. «Mi-Mi dispiace! Io non...»

"Non" cosa?

Cosa voleva dire?

Cosa le passava per la testa?

Era ancora troppo sconvolta dal sogno che aveva fatto per poter comporre in così poco tempo una qualunque frase di senso compiuto.

«Non importa, Rachel, va tutto bene.» La rassicurò Quinn, passandosi una mano sulla schiena dolorante.

«Mi dispiace tantissimo!» Ribadì Rachel. «È solo che io stavo sogn-» Si bloccò a metà della frase.

Forse non era il caso di accennare a quello che aveva appena sognato, perché non era sicura di voler sapere la verità da Quinn, se fosse stato un ricordo, si sarebbe vergognata per il resto della sua vita.

«Può capitare, non è la prima volta che mi butti giù dal letto.»

Rachel aggrottò le sopracciglia. «Come non è la prima volta?»

Quinn sorrise. «Beh, è successo in altre... situazioni.»

"Oddio! Allora quello non era un sogno!" Pensò, disperata, arrossendo nuovamente.

D'altronde lei e Quinn erano sposate da... da... da quanto tempo? Era impensabile che non avessero fatto... quello.

Avvertì immediatamente le guance andarle nuovamente a fuoco nell'istante in cui le immagini del sogno di poco prima si ripeterono nella sua mente. Anche solo il pensiero che avessero fatto davvero quel tipo di cose, più di una volta... Ecco... Lei non sapeva come comportarsi. E poi il suo cervello le riproponeva le gradinate del liceo e le toghe rosse e le bocche e la mano di Quinn e-

«Sicura sia tutto ok, Rach?» L'espressione confusa sul viso di Quinn la diceva lunga su quanto la reazione di Rachel fosse strana.

«Si!» Rispose prontamente Rachel, ma le sue mani si mossero immediatamente a coprirsi il volto, mentre le sue gambe si stringevano forte, come se questo potesse impedire a Quinn di capire che cosa l'affliggesse.

In realtà quel comportamento non fece altro che incuriosire Quinn, la quale si sedette nuovamente sul letto e la fissò con la testa inclinata di lato, pronta ad analizzare il suo comportamento.

«Hai fatto un brutto sogno? Per questo mi hai buttato giù dal letto?»

Rachel boccheggiò, perché che altro avrebbe potuto fare? Risponderle: "No, in realtà ho avuto un sogno erotico in piena regola"? Non era sicura fosse il caso. Non era sicura neanche che sarebbe riuscita a pronunciare quel genere di parola davanti a Quinn senza morire di vergogna. Così sospirò e semplicemente guardò altrove, tentando di evitare quegli occhi che davvero non ricordava essere così magnetici quando erano entrambe diciassettenni.

«Non proprio.» Ammise sorprendentemente. «Mi è capitato un paio di volte di fare dei sogni piuttosto vividi, ma... mai come questo.» Terminò, mordendosi il labbro inferiore.

«Mai come questo?» Mormorò Quinn sorridendo, forse aveva capito di cosa si trattava, ma moriva dalla voglia che fosse Rachel a dirlo. «Che tipo di sogno, Rachel? Con me puoi parlare, non ti giudicherò.» E per rendere quella frase veritiera, appoggiò la mano sulla sua e le accarezzò il dorso con tenerezza.

Rachel passò la lingua tra le labbra ed abbassò lo sguardo, la sua mano e quella di Quinn accostate non erano affatto male. Con incertezza tornò a guardarla. «Io... Ecco, io non... Non sono sicura che sia una buona idea.»

Quinn continuò a muovere il pollice sulla sua mano, il sorriso sempre dipinto sulle sue labbra. «Prova.» La invitò. «Siamo solo io e te, i bambini dormono, puoi dirmi e chiedermi qualsiasi cosa tu voglia, io sono qui a risponderti e avrai tutta la verità, soltanto la verità.»

Quinn era perfetta.

Così perfetta che Rachel quasi si sentiva male a non essere in grado di ricambiare il suo incondizionato amore.

La luce della luna, che, tenue, attraversava le tende della loro camera da letto, accarezzava con garbo le linee del corpo. Il viso dolce attendeva senza fretta che Rachel iniziasse a parlare.

Era ancora più bella di quanto ricordasse.

«Suppongo si trattasse di un ricordo.» Iniziò piano. La tensione di poco prima si era decisamente alleviata, ma un pizzico di insicurezza continuava a trasparire dal suo tono di voce. «Un ricordo di noi, del giorno del nostro diploma. Avevamo... Avevamo queste toghe rosse ed eravamo sotto le gradinate del liceo...»

Gli occhi di Quinn si spalancarono all'istante, mentre il ricordo di quel giorno sfrecciava velocemente nella sua mente, tanto che per un secondo anche le sue gote si colorarono di rosso.

«Oh, adesso capisco.» Disse sottovoce, ridacchiando. «Il giorno del diploma, uno dei giorni più belli della mia vita.»

«Uno? Ci sono altri giorni belli?» Chiese istintivamente Rachel, prima di tornare a ricordare di cosa stessero parlando poco prima, non voleva mandare in confusione Quinn, avevano tutta la notte per parlare di tutto. «Qu-quindi non era un sogno?» Chiese titubante. «Era un ricordo?»

«Se ti riferisci a quando siamo quasi state scoperte a compiere atti non propriamente leciti sotto le gradinate del campo da football, il giorno del nostro diploma... Beh, sì, è decisamente un ricordo!» Ammise, ridendo di gusto. Anche se non sapeva bene se per la scena che le era tornata alla mente o perché, Dio, Rachel stava iniziando a ricordare!

La guardò negli occhi, felice, perché nonostante avesse dimenticato più del 50% della sua vita, nonostante fosse convinta che, seppur in minima parte, fosse ancora spaventata da lei, era sempre Rachel, la sua Rachel.

«Stai iniziando a ricordare.» Le fece notare, stringendole appena la mano.

«Sto iniziando a ricordare.» Mormorò Rachel, incredula, poi si portò una mano alla tempia massaggiandola piano. «Ti dispiace se mi stendo, inizio a sentire un po' di fastidio.»

Quinn le lasciò andare immediatamente la mano e la lasciò sistemarsi comodamente sul cuscino, prima di strisciare al suo fianco, trovandosi faccia a faccia con lei, non sapendo se azzardarsi nuovamente a prenderle la mano nella sua. Fu Rachel a farlo al suo posto, le strinse la mano, sospirando leggermente, come se quel gesto fosse la cosa più normale del mondo.

«Quali altri giorni intendevi poco fa?» Le chiese infine, curiosa.

Voleva sapere tutto e voleva che fosse Quinn a raccontarglielo, con quella sua voce rassicurante e quel tono di voce che negli ultimi giorni era solito farle venire i brividi lungo la schiena.

«Beh, il nostro primo appuntamento senz'altro e quando ti ho chiesto di sposarmi.»

«Sei stata tu a fare la proposta?» Chiese, giocherellando con la fede all'anulare di Quinn.

Doveva ammettere che lo immaginava e nuovamente si sentì davvero, davvero dispiaciuta di non riuscire a ricordare. Tentò di immaginare, ma meglio non sforzare ulteriormente la sua mente proprio ora che sembrava aver iniziato a riprendersi. Magari era vero quello che le aveva suggerito il dottor Smythe, magari il riposo sarebbe stato realmente così miracoloso.

Quinn annuì piano, quasi avesse paura che, muovendosi troppo, l'avrebbe spaventata.

«Perché?» Domandò Rachel.

«Perché ti ho chiesto di sposarmi?» La confusione sul volto di Quinn era palese. Pensava che i sentimenti che provava nei suoi confronti fossero ormai ovvi.

«Perché ti sei innamorata di me?»

Quella domanda la spiazzò più di ogni altra, ma poi ci pensò razionalmente e capì che probabilmente se si fosse trovata nella stessa situazione di Rachel, le avrebbe chiesto esattamente la stessa cosa.

«Perché sei perfetta, Rachel.» Disse semplicemente. «Lo schiaffo che ti diedi in quel bagno mi aprì gli occhi, come se fossi stata tu in realtà a schiaffeggiare me e in un certo senso era stato così.» Le spiegò. «Quell'avvenimento mi ha scosso dentro, facendomi realizzare che in realtà ti avevo sottoposto a tutte quelle prese in giro e a tutte quelle torture solo perché non potevo ammettere a me stessa di essere pazza di te.»

«Uno strano modo di dimostrarlo.» Sorrise leggermente Rachel.

Quinn annuì. «È la stessa cosa che mi hai detto quando ti ho chiesto di uscire con me, uscita che mi hai ovviamente negato, perché pensavi mi stessi prendendo gioco di te.»

«Mi biasimi?»

«No.» Rispose sinceramente. «Non l'ho fatto neanche allora. Ho deciso che mi sarei conquistata la tua fiducia, ho deciso di prenderti ogni volta che avresti accennato ad inciampare e solo dopo ho iniziato a corteggiarti.»

«Mi hai davvero fatto la corte?» Chiese sorpresa. Non poteva credere che Quinn si fosse spinta a tanto ed immaginare la capocheerleader, che era stata in grado di terrorizzare un'intera scuola, nei panni di una gentildonna la fece scoppiare a ridere.

«Non c'è nulla da ridere, Rachel Berry-Fabray!» Esclamò, seppur a bassa voce, fingendosi piccata da quella reazione. «Ti ho fatto una corte a dir poco spudorata!»

«Berry-Fabray?» Chiese con sorpresa. «Il mio nome è prima del tuo?»

«Qualunque cosa riguardi te viene sempre prima di tutto, Rachel.» Rispose con una semplicità che scosse profondamente Rachel.

In quanti modi Quinn le aveva dimostrato di amarla?

«Siamo davvero così felici come sembra?» Chiese, incatenando nuovamente il suo sguardo a quello della moglie, dopo essersi persa per qualche istante a seguire i movimenti delle loro dita, che piano si accarezzavano.

«Lo siamo.» Rispose Quinn. «Siamo molto felice e non ci manca niente, abbiamo una casa, una famiglia, dei lavoro che ci fanno sentire realizzate e il nostro amore, immenso, forte e profondo.»

«Vorrei tanto poter ricordare.» Mormorò con rammarico Rachel.

«Ci riuscirai.» La rincuorò, certa del fatto che prima o poi avrebbe recuperato i suoi ricordi, dopotutto non potevano essere svaniti nel nulla, giusto? «E semmai dovessi sbagliarmi, semmai non dovesse essere così, ti prometto che insieme costruiremo dei ricordi ancora migliori.»

Rachel non riuscì a trattenersi dal sospirare, perché ogni cosa che Quinn diceva era la perfezione, aveva la capacità sorprendente di rassicurarla e farla calmare.

«Grazie.» Disse semplicemente con un piccolo sorriso. «Hai detto dei lavori... Che lavoro fai? E i-io che lavoro ho?» Chiese con un pizzico di preoccupazione.

In realtà quella domanda le ronzava nella testa da parecchi giorni, ma la paura di non essere riuscita a realizzare il suo più grande sogno l'aveva fermata, ma ora era lì con Quinn, tenendole la mano, lasciando che la sua voce l'accarezzasse, insomma era pronta a sapere che svolta avesse preso la sua vita.

«Scrivo. Scrivo di emozioni, scrivo di persone, scrivo di amore... Scrivo di te...» Confessò, smuovendole leggermente la mano.

Avrebbe voluto baciarla. In quel momento avrebbe soltanto voluto sporgersi e poggiare le labbra su quelle di Rachel.

Ma rimase ferma, contenendo quel dolce impulso.

«Tu sei nata per il palco.» Continuò poco dopo, come se la risposta alla seconda domanda che le era stata posta fosse incredibilmente ovvia. Si sorprese di come Rachel avesse anche solo potuto dubitare di essere riuscita nel sogno della sua vita. «Hai lavorato sodo per raggiungerlo e l'hai conquistato. Hai conquistato tutti e Broadway ti ama. È tutto esattamente come doveva essere.»

«Davvero?!» Disse con un po' troppo entusiasmo, prima di ricordarsi che pochi metri più in là riposavano i loro due bambini. «Davvero?» Ripeté sottovoce. «Lavoro a Broadway? Oh mio dio... Ho conosciuto Barbra?» Continuò, non riuscendo a contenere l'entusiasmo.

Quinn strabuzzò gli occhi all'acuto di Rachel e scoppiò a ridere davanti a quell'improvvisa ondata di euforia.

Dio, era bello rivedere la Rachel Berry di tredici anni prima!

Tanto innocente da imbarazzarsi per un sogno piccante, così entusiasta, così candidamente buona.

«Shhh! Shhh!» Sibilò, ancora ridendo. «Hai conosciuto Barbra, ma ti prego non urlare!»

Rachel si portò le mani alla bocca, tappando così il suo grido euforico, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Aveva conosciuto Barbra, l'aveva conosciuta davvero e non lo ricordava!

«L'hai più che conosciuta.» Continuò Quinn. «Hai interpretato Fanny a teatro e lei è venuta a vederti, aveva sentito tessere le lodi della tua voce ed è venuta ad uno spettacolo, poi si è presentata nel tuo camerino per farti i complimenti.» Sorrise al ricordo di quella notte, Rachel era stata così euforica che l'aveva trascinata per New York tutta la notte e poi avevano fatto l'amore sino a quando non si erano addormentate. «Quando è entrata, ho dovuto tenerti, stavi per svenire dall'emozione.»

«Ho interpretato Fanny Brice a Broadway. Ho ricevuto i complimenti di Barbra Streisand. Ho respirato la sua stessa aria.» Ripeteva quelle parole, con lo sguardo fisso nel vuoto, come se si trattasse di un mantra.

«È tutto ok, Rach?» Quinn iniziò davvero a preoccuparsi. Forse si era fatta scappare troppi dettagli importanti tutti insieme e Rachel non era ancora pronta a ricevere quel mare di informazioni.

«Ho parlato con Barbra Streisand. Barbra Streisand conosce la mia voce. Barbra Streisand sa che esis- Oh mio Dio, l'ho toccata? Ho toccato Barbra?»

Quinn sorrise e annuì. «Certo che l'hai toccata, ti ha stretto la mano, ma tu non hai resistito e l'hai abbracciata.»

«Oddio, oddio, oddio.» Ripeté come un'automa Rachel. «E-e sono rimasta viva per raccontarlo?»

«Beh, direi proprio di si.» Rise l'altra, scuotendo la testa. «Anzi, qualche sera dopo siamo andate a cena con lei e-»

«A cena?!»

«Rachel shhh!» L'ammonì Quinn.

«Siamo andate a cena con Barbra Streisand?» Urlò pur sussurrando. Il fatto che l'idolo della sua intera vita avesse cenato con lei e sua moglie era semplicemente impensabile, incredibile, straordinariamente assurdo!

«Siamo andate a cena con Barbra Streisand.» Replicò con estrema calma, magari quel tono di voce avrebbe potuto aiutare Rachel a contenere l'entusiasmo e ad evitare di urlare in piena notte.

«E ho mangiato?» Chiese con un'espressione sconvolta dipinta sul volto.

«No, non molto in realtà. Hai passato tutta la sera a parlare con lei e Barbra è stata straordinariamente paziente.»

A Rachel girava la testa, quelle erano troppe informazioni per i suoi gusti e aveva paura che da un momento all'altro si sarebbe svegliata scoprendo che fosse tutto un sogno, proprio come quello che aveva fatto poco prima.

«Spesso viene ancora ai tuoi spettacoli, impegni permettendo ovviamente.»

«Non mi stai prendendo in giro, vero? Perché sarebbe uno scherzo di davvero cattivo gusto.»

«Nessuno scherzo.»

«Sappi che potrei chiedere il divorzio per una cosa del genere!» La mise in guardia, puntando l'indice a pochi centimetri dal suo viso, salvo poi rendersi conto di ciò che aveva detto. «...Anche se, in pratica, non ricordo neanche il giorno del nostro matrimonio.»

«Non scherzerei mai su una cosa del genere, Rachel.» La rassicurò, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli. «È una cosa troppo importante per te.»

Rachel rimase incantata a guardare le dita di Quinn giocherellare coi suoi capelli, rendendosi conto che sì, sua moglie non avrebbe mai giocato con una cosa del genere, perché l'amava troppo.

«Ho conosciuto Barbra Streisand.» Mormorò dopo un lungo silenzio. «Ma perché ora non sono a Broadway? È successo qualcosa?»

Gli occhi di Quinn si mossero di colpo verso quelli di Rachel, abbandonando velocemente la ciocca di capelli che stava toccando. La gola improvvisamente secca, deglutì a stento. Forse stava esitando troppo, se ne rese conto dalla piccola ruga che si formò tra le sopracciglia di Rachel. Forse avrebbe già dovuto rispondere, ma qual era la risposta adatta?

«No... No... Non è successo nulla.» Decise di rispondere, prima di stamparsi sul volto un rassicurante sorriso. «Hai semplicemente deciso che, dopo mesi e mesi di spettacoli e apparizioni pubbliche, era arrivato il momento prenderti un po' di tempo per la tua famiglia, in particolar modo dopo lo nascita di Charlotte.»

«Capisco...» Mormorò sottovoce Rachel. «Sì, mi sembra giusto, la piccola ha bisogno di me e-e anche Levi.» Era ancora così strano pensare che delle vite, dei bambini, dipendessero da lei. «Anche se forse in questo stato non sono poi molto d'aiuto, sembra che tu abbia tre figli a cui badare.»

Quinn scosse la testa, afferrando in maniera più salda la mano di Rachel, quasi solo con l'ausilio di quel contatto potesse trasmetterle il tumulto di emozioni che si agitava in lei ogni qualvolta gli occhi di sua moglie finivano per guardare i suoi.

«Ci siamo sempre prese cura l'una dell'altra. Abbiamo promesso che ci saremmo amate anche nei momenti meno luminosi, anche se sarebbe stato difficile. È quello che abbiamo sempre fatto ed è quello che continueremo a fare. Questo è semplicemente l'ennesimo ostacolo che supereremo. Non è la prima sfida e non sarà neanche l'ultima, ma siamo insieme...» Disse, agitando le loro mani ancora unite e provocando un leggero sorriso in Rachel. «E da quel che ricordo Rachel Berry è nata per le sfide...»

«Grazie, Quinn.» Bisbigliò semplicemente Rachel. «Grazie per tutto quello che fai e spero davvero di poter ricordare tutti i momenti meravigliosi che sono sicura mi hai fatto vivere.» Poi istintivamente si sporse verso di lei e le lasciò un piccolo bacio all'angolo della bocca, impaurita di fare qualsiasi altra cosa.

Non l'avrebbe mai ammesso davanti a nessuno, ma voleva baciarla. Voleva baciare Quinn Fabray e il desiderio che provava stava diventando quasi insopportabile, ma non avrebbe mai preso l'iniziativa e sperò vivamente che l'altra accettasse il suggerimento.

La sensazione delle labbra di Rachel così vicine alle sue la fece trasalire. Senza neanche rendersene conto si ritrovò a chiudere gli occhi e trattenere il fiato. Non avrebbe rovinato quell'istante per nulla al mondo.

Di colpo le sembrò di avere di nuovo 17 anni, le sembrò di rivivere il suo primo bacio con Rachel e tutte le emozioni che quell'esperienza aveva provocato. Le risentì tutte. Una ad una. La gioia, l'euforia, l'incredulità, la paura, la tensione, l'amore.

Riaprì leggermente gli occhi quando la bocca di Rachel lasciò l'angolo della sua e la guardò, nella semioscurità della loro camera da letto, bella come non l'aveva mai vista eppure come la vedeva ogni giorno. Non si era allontanata, non molto, non tanto da permettere ai loro nasi di non sfiorarsi più e Quinn pensò che non ci sarebbe stato nulla di male a coprire nuovamente quella distanza.

Si allungò di pochi centimetri e, finalmente, le sue labbra incontrarono quelle di sua moglie.

E fu un'esplosione, Rachel la sentì in tutta la sua pienezza, dentro il suo cuore, dentro il suo stomaco, in tutto il suo corpo. Sospirò su quelle labbra e Quinn si fece più vicina, facendo correre la lingua lungo il contorno della sua bocca, in cerca del permesso che Rachel le concesse.

E fu ancora più esplosivo.

La lingua di Quinn toccò quella di Rachel, la accarezzò, mentre i battiti del suo cuore rimbombavano in ogni fibra del suo corpo. Le labbra giocavano tra di loro, lasciandosi e riprendendosi. Persino i loro respiri si fusero in uno.

La mano che prima giocherellava con i capelli di Rachel si spostò sulla sua schiena. Dio solo sapeva quanto Quinn desiderasse stringerla tra le sue braccia e far sì che a quel bacio ne seguisse uno nuovo e poi uno nuovo ancora ed ancora, fino a quando si sarebbero stancate di contare ed avrebbero iniziato ad amarsi.

Ma quando la mancanza d'aria fece la sua apparizione, suo malgrado, Quinn la lasciò andare, appoggiando la fronte contro la sua e chiudendo gli occhi, pregando che Rachel non si pentisse di quello che avevano appena fatto. Non fu così, anzi, Rachel si fece più vicina e nascose la testa nel suo petto, abbracciandola stretta.

«È stato meraviglioso.» Mormorò semplicemente, senza aggiungere altro.

Quinn decise che non vi era motivo di dire nulla, le strinse le braccia intorno al corpo e chiuse gli occhi, felice.

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