Sacrificio Dello Sciamano

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Morte del cavallo libero
Ali lasciano il loro scheletro
Sono piume da indossare
La cerimonia deve continuare.
Il corpo della guida sulla piazza
La gente piange vestita, di nero
Il cuore, ricurvo su sé stesso.

Un pensiero si alza improvvisamente
E si immerge interamente nel vino
Ora, attende la sua chiamata
E sa che deve essere la malattia.

Dobbiamo liberarci dei vestiti!

Squame, nuda, si aggira in città
E leoni, e tigri trainano il carro...

Strappiamo le nostre catene
Il canto del capro sta iniziando...

Un satiro è morto nella sua giungla
La città senza sole, di barbari
Un eroe, figlio della natura
Celebrato dal popolo
Una tribù socializzata
Se ne va con la sabbia
E così, torna il deserto.


La luna guarda con i suoi occhi
Spenti, di luce non propria
Il notturno perpetuo della città:
Musica, di silenzio eterno
Nella mente dei giovani
Sordi, e ciechi(!),
Che si vantano di vedere oltre
Con ganasce appese alle palpebre(!)
Non-guardando per terra
Non-osservando la sua luce
Pietrificati dal suo sguardo



Una mattinata senza Venere
Fiori appena sbocciati, vanno verso
La fattoria dei cadaveri
Anche l'amico dell'uomo, per strada
Preferisce stare da solo
-questa è la fine, dice l'aedo
Il rapsodo dell'ignoto
Il sacerdote delle porte.
Silenzio inquietante.

Sole spagnolo sulle strade
Ritrovo di vecchi amici
Emarginati, che mi capiscono
Davanti alla mungitura mortuaria
E mio fratello, e mia sorella


Cambiamo strade ciclicamente.
A destra, un gatto, di casa
Aristocratica, mira alla porta
A sinistra, un lavoratore come
Me, allevatore di carcasse
Entra dentro la vecchia catapecchia
E un barboncino nero gironzola
Per l'asfalto, con gli asfaltatori
Che bloccano la mia via sullo sfondo.
La musica diviene un triste adagio
Sulla quale il vecchio del tempo cessa
Andando via in bici, la sua danza.

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