Succube mi inginocchio chiedendo
Carità, io povero servo vinto
Non voglio morire: e mi prosto a lei
Accettando di produrre d'ora in poi
Per lei. Il buco del suo cannone
Si piazza di fronte alla mia faccia
Il bersaglio è la mia bocca, e lei
Inizia a caricare, e rumori
Provengono dalla lunga galleria
E missili avanzano su liquidi
Acidi, pronti a uscire dal buco
Nascosto tra le due vaste colline.
Afferro stringendolo il mio cannone
Inizio a caricare anch'io
E si presume che dall'arma escano
Tanti soldatini bianchi, affinché
Inizi una nuova guerra chimica
Batteri, malattie, epidemie.
Cerca di fermarmi, fa cilecca
Lo sporco verme mi striscia sul naso
Catapulto i cadaveri, e colpisco
Il suo tallone di Achille. Lei cade
Da cavallo per terra, ma il suo verme
Striscia dritto dentro la mia gola
E soffoco, e cado in guerra anch'io.
Per la libertà, alla fine, morirò.
Non ci saranno più
Vasche di merda
Per lei.
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In Mota
PoetryEcco a voi In Mota, raccolta di poesie che un giorno si spera io possa pubblicare per una casa editrice. Beh, che dire... La poesia di oggi è la canzone. La poesia vera e propria è solo per i singoli, la poesia-canzone per le masse. Nella poesia abb...