-Capitolo 6 (parte 2)

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Pov. Crystal

Sentii un suono ovattato, come se lo stessi ascoltando attraverso un tubo. Non appena cessò il dolore alle tempie, mi resi conto che quella fastidiosa voce apparteneva a Damian.

Com'è che, dovunque vado, c'è anche lui?

Appena percepii il suo tono insolito, mi dovetti ricredere: sembrava preoccupato.
Non pensavo che quel ragazzo potesse provare un sentimento simile. Perciò, anche se mi ero ripresa completamente, mi presi del tempo per godermi quella strana situazione e alquanto rara che in pochi avranno avuto occasione di vederlo in quelle condizioni.
Improvvisamente, quando iniziai a sentire solo il silenzio della notte, qualche foglia spostata dal vento e il rumore quasi impercettibile dell'acqua, cominciai a preoccuparmi.

Se n'era andato, lasciandomi lì?

Appena feci per alzarmi, due braccia mi afferrarono e mi gettarono in acqua.
Cercai di riprendermi in fretta dallo smarrimento di quel momento.
Davvero mi aveva appena buttato in quella landa gelata?
Rimasi per un paio di minuti sott'acqua, aspettando che si avvicinasse.
Adesso...vedrai.
Appena vidi la sua testa spuntare di qualche centimetro, lo afferrai per il collo e gli feci perdere l'equilibrio.
Sentii Damian sussultare, per poi cedere e cadere anche lui in acqua.
Riuscendo a risalire, mi guardò alquanto stupito.
-Lo hai fatto veramente?
Bel modo di dimostrarmi la tua gratitudine, per averti salvata.-
Mi urlò contro alquanto alterato.
Lo guardai per alcuni secondi, constatando che, anche con i capelli bagnati, era sempre bellissimo.
Ma ti pare il momento di elogiarlo?
Giusto.
Cercando di sembrare più indignata di lui, gli risposi, non lasciandogli il tempo di continuare.
-Dovrei dirtelo io, siccome mi ero appena ripresa e tu mi hai lanciata nel lago!-
Damian scosse la testa indignato dal mio comportamento.
- La prossima volta...ti lascio affogare.-
Certo che sapeva essere anche lui molto gentile.

In conflitto l'uno contro l'altro, ci dirigemmo a riva e ci sedemmo su una roccia.
Fissai l'acqua che si muoveva lentamente e placida, facendo riflettere i raggi lunari. Appena cominciai ad abituarmi al freddo e a non sentirlo più a causa dei vestiti fradici che indossavo, decisi di abbandonare ogni traccia di acidità e gli dissi.

-Scusami per prima e grazie di esserci.-

Provai a sorridergli, per fargli capire che ero sincera ma, quando ci provai, sembrava solamente una smorfia.
Lui mi guardò in silenzio, ricambiando il mio sguardo con uno stanco e insolitamente triste.
Questa notte avevo visto davvero tanti lati di lui e, conoscendolo meglio, mi sentivo meno sola.
Ci assomigliavamo veramente, per quanto cercassi di negarlo.
Anche se non andavamo mai d'accordo su nulla, per tutto quel tempo rimase al mio fianco, senza chiedere spiegazioni e restando nel mio momento più debole, anche se a voce non lo avrei mai ammesso.
Ed era in questi momenti difficili che mi faceva piacere, averlo vicino.

Quel momento di pace durò veramente poco, siccome assunse in breve tempo il suo solito atteggiamento strafottente.
-Tu sei pazza.-
Mi voltai di scatto, non capendo questo suo cambio d'umore improvviso.
Avevo sentito bene? Come poteva permettersi di darmi della pazza?

-Semmai sei tu tra i due ad avere qualche problema, visto che ti sei tolto la maglia con questo freddo. Scommetto che l'hai fatto solo per provocarmi.
Ovviamente...senza nessun successo.-
Mi pavoneggiai, anche se mi stavo sforzando per non guardarlo, per il semplice fatto di non dargli anche quella soddisfazione.
Damian sollevò un angolo della bocca, probabilemnte divertito da quella strana conversazione.

Anche se c'era ben poco da divertirsi in una situazione simile.

In seguito con tono scherzoso disse.
-La mia bellezza è veramente sprecata con te, che non sai riconoscere le vere opere d'arte.-
Ed infine, magari per il semplice fatto di essersi accorto che facesse freddo, decise di mettersi la maglietta, scatenando ad entrambi una risata generale.
Fosse sempre stato così, saremmo stati anche capaci di andare d'accordo, ma domani sarebbe stata la solita storia.
Accorgendoci che non c'era più nessun motivo per rimanere, ci alzammo, ritornando ognuno a casa propria.

-Sveglia!-
Così iniziò la mia solita routine, come se la sera prima non fosse mai esistita.
Mio fratello si limitò soltanto a gettarmi in una vasca piena d'acqua, ma, dopo il bagno nel lago, quello era niente in confronto.
Cam capì subito che c'era qualcosa che mi turbava perché, da quando mi aveva svegliata, non gli avevo ancora urlato contro. Dopo che capì di doversene andare, lasciandomi sola, mi rannichiai, afferrandomi le ginocchia, mentre l'acqua del rubinetto continuava a scorrere.

Damian era quel filo che mi teneva ancorata al presente, ma questo non lo sarebbe mai venuto a scoprire.
Questo era tutto ciò a cui riuscivo a pensare.
Non volendo apparire più debole del dovuto, un sorriso tirato si formò sul mio volto e mi concessi di guardarmi nello specchio: solo chi aveva passato il mio stesso inferno, poteva vedere celato il dolore dentro ai miei occhi.
Questa era la dura realtà d'accettare, che in pochi avrebbero veramente capito.

Scesi di corsa dalle scale, essendomi addormentata di nuovo nel letto e mio fratello non si era preoccupato minimamente di svegliarmi, lasciandomi continuare a dormire.
Farò tardi, se non mi do una mossa.
Come se non bastasse, appena varcai la soglia, caddi di sedere sull'ultimo scalino.
-Cavolo, che male!-
Urlai senza ritegno, appoggiando una mano sulla mia schiena dolorante.
Una risata mi destò dal mio dolore e mi alzai subito, come se nulla di tutto quello fosse accaduto.
In piedi, appoggiata allo stipite della porta, c'era Alexandra.

Cosa ci faceva qui?

Non avevo avuto molto tempo per conoscerla veramente ma, trovarla lì pronta ad aspettarmi, mi fece piacere.
Uno dei miei rari sorrisi illuminò il mio volto, sorprendendo persino Alexandra oltre che me stessa.
La salutai entusiasta e cominciammo a parlare senza interruzione, come se ci conoscessimo da tanto tempo.
Nel cammino vedendo una moto a me familiare, ripensai a Damian.

Non si era ancora svegliato?

Mi inventaii una scusa con Alex, sperando di riuscire nel mio intento.
-Oddio! Ho dimenticato una cosa a casa. Scusami Alex.
Vai avanti pure senza di me; io devo ritornare un secondo indietro.
Ci vediamo.-
Senza lasciarle il tempo di rispondere, mi incamminai verso la casa di Damian.

Non sapevo neanche perché lo stessi effettivamente facendo, ma sul momento mi era apparsa la cosa più sensata da fare.

Così incominciai ad elaborare un piano: sotto ad una finestra c'era un albero abbastanza alto, mi sarei arrampicata per entrare in casa.
Rischiai varie volte di cadere ma, quando riuscii nell'impresa, trattenni giusto in tempo un grido di vittoria.
Mi sbattei una mano in faccia.
Stupida! Dovevo essere il più silenziosa possibile e la prima cosa che stavo per fare, era mettermi a urlare.

Essendo la prima volta, che entravo in quella casa,non sapevo neanche da dove iniziare.
Non mi restava altro da fare che aprire tutte le porte e sperare di azzeccare quella giusta.

Dopo vari tentativi, constatai, che quella casa era un vero e proprio labirinto.
Anche se da fuori appariva come tante altre, dentro era tutt'altra storia.
Ero riuscita a trovare anche la cucina e, già che c'ero, non mi trattenni dal curiosare nelle mensole.
E lì, mi scoppiò il diabete solo a guardare:c'era ogni tipo di dolce che si potesse immaginare.
Eppure... Damian non mi sembra tipo da schifezze del genere.
Infatti, quando aprii una porta che rivelò essere una stanza da ragazza, si spiegarono varie cose.
Ecco, perché c'era anche tanto ordine. Povera ragazza.

Finalmente, aprendo l'ultima rimasta, vidi nel letto un ragazzo, sommerso dalle coperte.
Sul volto, invece del solito ghigno, potei ammirare un sorriso.
Uno di quelli dolci, in grado di farti innamorare.
Mi avvicinai al suo letto, trattenendomi dall' allungare una mano e accarezzare quelle fossette, che si erano formate ai lati della sua bocca. Giustamente, non resistetti:
gli spostai un ciuffo di capelli, che cadevano scomposti sul suo volto e poi gli posai un dito sulle labbra.
Erano veramente morbide, come sembravano.

Non poteii fantasticare oltre, dato che lo vidi agitarsi nel sonno.
Un segno chiaro che si stava per svegliare.
Perciò corsi via, portandomi dietro quella strana sensazione, che avevo provato, fin quando gli parlaii la prima volta.
Non è che stavo cominciando ad affezzionarmi?

Rieccomi come promesso!
Questi sono capitoli di passaggio, ma possiamo notare che, in fondo, i due ragazzi non si odiano. È solo il loro modo, per difendersi dagli altri.

Il Rumore Delle Ombre #wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora