Damian

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Pov. Damian

Convinto di avere sentito la presenza di qualcuno, aprii gli occhi ma, l'unica cosa che vidi, fu la porta aperta.

Quella sbadata di mia sorella: quante volte le ho detto di chiuderla.

Mi alzaii molto lentamente, lottando contro il desiderio di ritornare sotto le coperte.
Mi strofinai pigramente gli occhi, essendo ancora addormentato, ma, appena vidi l'orario sullo schermo del cellulare accesso, mi svegliai completamente.

Ero maledettamente in ritardo.
Perché mia sorella non si rende utile in questi momenti?

Feci tutto di fretta, rischiando più volte di cadere a causa del disordine della mia camera, ma riuscii a cavarmela.
Presi al volo le chiavi sul tavolo della cucina e feci per andarmene, ma qualcosa attirò la mia attenzione.
Per terra vidi brillare un braccialetto con delle pietre viola incastonate su esso.
Mi abbassai per raccoglierlo e appena vidi le iniziali "C" e "A", mi ricordai di averlo visto più volte al polso di Crystal.

Cosa ci faceva lì?
Devo trovarla e ricevere delle spiegazioni.

Ancora prima che suonasse la campanella, riuscii ad essere in tempo a scuola.
Cercai ovunque Crystal, ma di lei non ne vidi nemmeno l'ombra.

Al suo posto, trovai una ragazza bionda che mi continuava a fissare insistentemente.
Mi recai da lei e risi di gusto della sua reazione, quando la baciai senza nemmeno darle il tempo di rivolgermi la parola.
Però, fummo subito interrotti, perché qualcosa mi atterrò sulle spalle, facendoci cadere.
Mi voltai rabbioso, pronto a rispondere malamente a chiunque avesse avuto solamente il coraggio di scagliarsi addosso a me.

Girandomi, vidi Alex entusiasta, probabilmente per avermi interrotto con una faccia da bambina.
Decisi di lasciare perdere e ce ne andammo, lasciando per terra quella povera ragazza confusa dall'accaduto.

Per tutta la lezione, non ascoltai una sola parola dell'insegnante e riuscii solo a pensare quanto fosse triste dovere fare la stessa classe del fratello di Crystal.
Sfortunatamente aveva la mia stessa età, pertanto doveva frequentare l'ultimo anno, mentre gli altri erano soltanto al terzo.

Doveva per forza finire in classe con me?
Pensai adirato.

In questi ultimi tempi non riusciva ad andare nulla per il verso giusto.
Per la precisione, da quando era arrivata quella ragazza dall'incredibile freddezza dei suoi occhi e il rosso caldo dei suoi capelli.

Alla fine dell'ora, salvandomi dall'interrogazione del professore, suonò la campanella, non permettendomi di fantasticare oltre su quella ragazza.
Fin quando non diventerà mia, sarà il centro principale dei miei pensieri.

Uscii di svelta dall'aula con l'intenzione di trovare Crystal, ma qualcuno mi afferrò per il colletto della giacca e mi sbattè contro il muro: era Cam.
Rimasi un secondo fermo per capire cosa volesse e, infatti, si affrettò a dire.
-Tu devi stare lontano da lei! Non ti permetterò di farla soffrire ancora.-
Al suono aspro di quelle parole, inizialmente non capii, ma poi qualcosa sollecitò la mia memoria.

Non dirmi che...

Cameron, notando il cambiamento della mia espressione, mi schernì.
-Allora vedi che quando vuoi, riesci ad essere bravo in qualcosa?
Anch'io ero presente quel giorno.
Non mi dimenticherò mai, ciò che è successo.-
Mi mollò, sbrigandosi ad allontanarsi da me.

Bene, ci mancava solo questa rottura in più.
Fin dall'inizio, avevo ragione a pensare che fosse lei.
Impossibile dimenticarla.

In tutto quello, riuscii solo a stupirmi per quanto Cam fosse stato bravo a celare il suo odio nei miei confronti, fingendo di stargli anche simpatico.

Sei stato furbo, ma la prossima volta non mi fregherai più.

Vedendo Crystal in fondo al corridoio, dimenticai l'accaduto e mi affrettai a raggiungerla, ma,
appena mi vide, cambiò direzione.

Mi dispiace, ma non mi scappi più.

Mi bastò allungare il passo e mi trovai velocemente di fronte a lei, costringendola a dovermi parlare.
-Avrei una cosa da chiederti, prima che mi sfuggi di nuovo.-
Ed evitando che accadesse, la bloccai contro il muro, mettendo le mie braccia vicino al suo viso, così da trovarmi a pochi centimetri da lei.

Con quella vicinanza riuscii a sentire il suo profumo all'orchidea, invadere le mie narici.
Sarei stato ore a farmi avvolgere da quella sensazione celestiale.
Peccato che, appena parlò, le sue parole acide rovinarono quel contrasto dolce di lei.
-Sbrigati a parlarmi, così non dovrò più vedere quel tuo brutto muso.-
Ma era sempre così?

Poco importava, perché adesso toccava a me farla tacere.
-Allora dimmi... perché ho trovato il tuo braccialetto in casa mia?-
Lo estrassi con aria trionfante dalla tasca e glielo sbattei in faccia, facendole perdere tutta la sua disinvoltura.

Il suo viso si tinse subito di un rosso intenso, affermando che la mia ipotesi era giusta.
Ma quando era venuta?
Era questa domanda che mi tormentava.

Provai a giocare la mia ultima carta.
- Scommetto che non riuscivi a stare senza di me e sei venuta a trovarmi.-
Se era possibile, divenne ancora più rossa.

Possibile che avessi ragione?

Il suo volto cambiò immediatamente espressione, riacquistando la sua solita sicurezza.
-Sì, hai perfettamente ragione.
Non vedevo l'ora di rivedere quel tuo brutto muso invadere i miei incubi anche nella realtà.-
Non cambierà mai.

Prima che potessi risponderle a tono, una massa pesante mi assalì e per poco non la scaraventai.
Per fortuna, riuscii a scorgere il volto di Alex e mi calmai.
Quella ragazza aveva l' aria di chi volesse chiedere qualcosa e non avrebbe accettato un no, ma Crystal la precedette.
-Ci vediamo oggi e facciamo quella ricerca, a dopo!-
E se ne andò, non lasciandole il tempo di rispondere.

Beh, almeno non fa così solo con me.

Appena mi girai per chiedere delle spiegazioni ad Alexandra, mi accorsi che era già sparita e, insieme a lei ,anche il bracciale.

Come ha fatto? Disgraziata!

Adesso... non avrei avuto più scuse per poterle parlare, anche se non sarebbe stato di certo questo a impedirmelo.
Avrei fatto di tutto, pur di attirare la sua attenzione.

Il pomeriggio arrivó in fretta, trovandomi una ragazza agitata per casa che continuava a correre dappertutto.

Ma che diavolo sta facendo?

Appena andai a vedere, aveva tanti pacchetti di dolci tra le mani.
Quando si accorse di me, si affrettò a riempirsi le guance con dei biscotti e riprese la sua corsa con me alle calcagne.
-Egoista! Condividi con tuo fratello che sta morendo di fame!-

-Vatteli a comprare!-

-Perché dovrei andarci, quando ho una sorellina tanto brava che li dividerá con me?-
Lei mi guardò per alcuni secondi e, quando ormai ero sicuro di averla convinta, riprese la sua corsa. -Arrangiati, questo è mio! Non lo avrai mai.-
Decisi di ricorrere alle maniere forti: la sollevai in stile sacco di patate e la gettai sul divano.

Pregustando già la mia vittoria, inciampiai per terra, trovando dinanzi a me un viso familiare con un sorriso stampato su di esso.
Poteva essere così allettante trovarsi all'inferno e allo stesso tempo essere tanto amaro?

Il Rumore Delle Ombre #wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora