Capitolo 4.

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"27 Febbraio 1947

L'ho rivista. Erano esattamente  quattro giorni che continuavo ad aspettare la sua entrata nella sala comune e finalmente oggi la sua esile figura ha varcato la soglia della grande stanza dalle finestre sbarrate e, senza degnarmi di uno sguardo, mi ha superato per andarsi a sedere vicino alla finestra.

Sono stato l'unico a notarla e a me va bene, mi sento come in dovere di proteggerla anche dalla cosa più insignificante.

È normale sentirsi così?

Ho continuato a fissarla mentre in silenzio si perdeva nel paesaggio fuori dalla finestra, l'ho guardata mentre lentamente spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio e l'ho guardata anche mentre torturava le sue mani.

So che può sembrare strano, sono il primo a dirlo, ma quando ti viene tolto ogni motivo di svago e i tuoi pensieri iniziano ad essere censurati e controllati, cos'altro ti rimane se non osservare assiduamente chi ti circonda?

Io e la noia, da quando sono qui, siamo diventati amici per la pelle.

Ma fortunatamente non dovrò rimanerci ancora per molto perché presto me ne andrò.

-A."


"1 Marzo 1947

Ho passato due giorni in isolamento.

Che strano il mondo, la avevano accerchiata, la avevano spintonata contro il muro iniziando a deriderla e per questo io sono stato punito.

Ho passato due giorni in isolamento per averla aiutata.

E nuovamente ho pagato io per gli errori commessi dagli altri.

È come se il tempo, per questi due giorni, si fosse fermato.

Altri 172800 secondi della mia vita sprecati da quando sono al Trenton.

Chissà cosa avrei potuto fare se fossi stato libero... beh ovviamente non lo saprò mai, non riavrò mai indietro questi due giorni così come tutti quelli sprecati in queste mura.

Jones dice che devo eliminare i brutti pensieri ma lui non sa cosa sto passando, il suo lavoro consiste nel dirmi che va tutto bene.

Non va bene per niente.

-A."


"4 Marzo 1947

Sono stato classificato come soggetto instabile e violento, le mie sedute dal dottor Jones sono raddoppiate così come i farmaci che mi obbligano a prendere.

Come se non bastasse oggi sono stato letteralmente scortato nella sala comune da due infermieri che, con tutto tranne che con gentilezza, mi hanno tolto le manette dai polsi per poi sputare ai miei piedi.

Se non avessi già passato due giorni in isolamento probabilmente avrei regito diversamente ma non posso permettermi di causare altri danni.

Devo andarmene da qui dannazione!

E poi è successo, la sedia vicino alla mia si è spostata, provocando un'assordante rumore sulle piastrelle bianche e la ragazza che per giorni ho osservato si è lasciata cadere sul metallo freddo vicino a me.

-Sai vero che non è carino sentirsi costantemente osservavati?- ha domandato retoricamente riferendosi all'unica persona in tutto l'istituto che, di nascosto, le ha dato attenzioni negli ultimi giorni

A disagio mi sono appoggiato meglio alla sedia mentre, impertinente, la ragazza al mio fianco invrociava le braccia al petto.

-Che fai? Non parli? Era quello che volevi no?- ha chiesto nuovamente.

Asylum; Ashton Irwin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora