Capitolo 3.

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-El? Dove stai andando?- domandò preoccupata Cassie mentre mi affrettavo a chiudere il mio armadietto.

-Ho...uhm...ho da fare a casa.- farfugliai impaziente avviandomi verso l'uscita della scuola.

Cassie restò momentaneamente spiazzata dalla mia risposta, incerta se credermi o meno, poi con passo deciso mi raggiunse, tirandomi la manica della giacca.

-E cosa di così importante, se posso sapere?- chiese assottigliando lo sguardo, scrutandomi da capo a piedi.

Pensa El, pensa.

-Vado a trovare nonna Clifford.- dissi con nonchalance nonostante l'agitazione che mi stava crescendo dentro.

La mora davanti a me rimase in silenzio per quella che mi sembrò un'infinità prima di congedarmi con un semplice -Okay allora, salutala da parte mia- per poi voltarsi nella direzione opposta a quella in cui stavo andando.

Sospirai di sollievo per averla scampata ed iniziai a camminare verso il parchetto del giorno prima in cui avevo dimenticato il diario.

Come il giorno precedente, non ci impiegai molto ad arrivare e, con la stessa facilità con cui si riesce a trovare un trifoglio in un campo di margherite, ritrovai lo stesso muro di graffiti.

Mi avvicinai cauta, prendendomi tutto il tempo del mondo per controllare di essere davvero sola questa volta, ed iniziai a frugare tra le foglie secche cadute a terra mentre il cuore mi batteva forte in gola.

Passati cinque minuti, le mie mani accarezzarono finalmente la pelle ruvida del diario e potei tornare a respirare. Raccolsi il quaderno e lo spolverai velocemente prima di stringerlo al petto.

-Eccoti.- sussurrai sulle sue pagine.

Impaziente ed in preda ad un irrefrenabile stato di eccitazione iniziai a sfogliare quei fogli ingialliti trovando il punto in cui la mia lettura si era interrotta il giorno precedente.

"23 Febbraio 1947

Oggi, per la prima volta da quando sono al Trenton, ho visto una possibilità. Una possibilità di cambiare, di fuggire, di stare meglio.

Ho visto una possibilità per la mia vita.

Io e Kit stavamo camminando nell'atrio quando il portone d'ingresso si è aperto ed una ragazza è entrata seguita da due infermieri che le tenevano i bracci.

In un primo momento non avevo nemmeno notato la scena, impegnato come ero a godermi l'ora libera prima dell'incontro con Jones, e solamente una battutina di Kit mi aveva fatto voltare verso la ragazza castana che lentamente veniva guidata verso gli Uffici.

-La bambolina è arrivata- aveva detto con tono divertito e malizioso facendomi stringere i pugni.

Non volendo mi aveva fatto ricordare l'unico motivo per cui ero finito lì dentro.

Kit dopo mi ha dato una pacca sulla spalla riportandomi alla realtà prima di superarmi, diretto alla sala comune; io ho guardato un'ultima la mia "possibilità" prima di entrare nell'ufficio del dottore.

Anche oggi Jones ha continuato a rassicurarmi dicendomi che vede un futuro per me, come se esistesse un futuro una volta uscito da un posto come questo.

Ho annuito dandogli ragione.

Non mi fido di nessuno qui dentro, nemmeno di Kit nonostante continui a chiamarlo amico.

E quando scapperò, lo farò da solo.

-A."

Mi accorsi di aver trattenuto il respiro solo quando sentì l'aria passarmi nei polmoni.

Asylum; Ashton Irwin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora